LE SCIENZE MORALI. 143
h sua « Ragione di Stato », che egli qualifica la notizia le'mezzi atti a fondarne, conservarne e ampliarne il dominio. La dottrina pertanto del prineipc vuul essere universale. Più che in particolare gli devono esser noti i pregi delle scienze m venerile per poterne promuovere lo studio in ragione de bisogni de sudditi, be r'ha disciplina degna in lui di eulto speciale, è questa la morale. Per nessun altra via può il principe proceder sicuro nella seelta de'ininistn e nella promulgarne delle leggi. Tra'pensieri principali di ehi presiede allo Stato dev essere la pubblica istruzione, ehe forma la mente e il cuore del suddito Nella protezione delle lettere, delle arti, dell'industria e dell'agricoltura non vuoisi perder d ocehio l'amor della patria, della gloria e della fatica, mezzi efficaci a combatter 1 ozio e ncora^iare alla sobrietà ed al risparmio. Ad avere, come un tempo i Greci e i Romani,° ottimi capitani, il Botero esige, che il condottiero d'eserciti coltivi eon l'arte militare anche le altre discipline. A toglier l'ozio c la scioperatezza vuole the i soldati fatichino, anche in tempo di pace, nelle opere pubbliche. Sia studio del principe impedire la soverchia opulenza e la soverchia povertà tra cittadini. N.lla eollazile degli onori si guardi unicamente alla virtù senza ehe v appaia ombra alcuna di predilezione o di favore. Quanto alle maniere di governo ehe il Boterò divide in tre speeie, di uno cioè, di pochi, di tutti, prepone quello che medio si rerge. Esige che il principe studii sopra tutto di mantener 1 equilibrio triTle potenze, e miri meno alle conquiste ehe alla prosperità dell agricoltura, dell'industrie e del commercio. Discorrendo della legislazione eivile, insiste per la sollecita spedizione delle eause, proponendo multe e punizioni per i cavillatori del furo Quanto al eodiee criminale consiglia assai di raro la pena di morte, per non diminuirne eon la frequenza l'orrore ne'sudditi; nè laseia di raeeomandare ogni eautela n ell'aecoppiare la pena corporale a quella d'infamia per non assuefare gli
animi alla ferocia. . , ..
Il Botero s'oppone, eome appare, se non apertamente, certo insegnando U contrario, alla politica dei Machiavelli. Le sue mire a conservar l'antico a scemare ammirazione agli avvenimenti strepitosi, a far preferire il vecehio al nuovo, U calmo al procelloso, contrastano, non v'ha dubbio, alle rivoluzioni e alla istituzione di nuovi e forti Stati, inculcate altamente dal Machiavelli. Scopo principale della t Rao-ione di Stato » è d'assodare l'autorità della Chiesa; di persuadere i principi a non discutere nulla ue'eonsigli di Stato, ehe non siasi prima agitato ne conigli delle coscienze; di conformare, a dir breve, ogni cosa al Cristianesimo, eh c le -e per eeeellenza, e lega non solo le mani, ma i pensieri e gli affetti. Con tutto if buon volere per altro di confutare, almen tacitamente, le dottrine del Machiavelli l'autore non si guarda sempre dalle arti subdole c immorali. E eerto sa di ma-ehi «vellico, quando, resi vani i mezzi dolci e persuasivi, insegna a vincer gli ere-dei eon la privazione di denari, eon la insinuazione de'sospeiti e delle ditiidenze, eon la istituzione di tribunali segreti; e quando predica apertamente, ehe « chi non sa tìngere non sa regnare ». Alla dottrina non è pari nella « Kagione di Stato » la bontà della dizione. Al Botero, piemontese d'origine, manea quella spontaneità nell'uso della lingua, che fu famigliare non solo a'Toscani, ma agli Italiani delle altre provineie. lf molto sapere e la fama, guadagnata ne viaggi, non rimasero occulti al duca Carlo Emanuele di Savoia, che a ricompensare in qualehe modo la gloria, proeaeciata al Piemonte, di cui era nativo, invitò il Botero, già molto itovetto negli anni, alla corte, gli afddò l'edueazionc de'figli, lo rimunero di pensioni e di benefici, e l'onorò inpareeehie altre maniere fino alla morte, ehe lo colse
in Torino nel 1617. . . , .. ,,
Nuova vita s' ebbe dalle seienze filosofiche la giurisprudenza. Alberico dentili nativo di San Genesio nella Marca d'Ancona, fu il primo ehe, uscito da limiti del diritto romano, allargasse le indagini alla giurisdizione naturale. Desideroso d una libertà sconfinata alie sue speculazioni, abbracciò spontaneo la riarma religiosa. Fu gito d'Ascoli, ove esercitava ufficio di giudice, riparò in Inghilterra, vi visse