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Storia della Letteratura Italiana
Il Seicento
Bernardo Morsolin
Francesco Vallecchi Milano, 1880, pagine 170

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a cura di Federico Adamoli

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   ]2() CAPITOLO SETTIMO.
   pulso esterno. Ma poiché prendeva come unica sostanza l'Ente infinito, del qu-ile gli altri non erano che manifestazioni, come sottrarsi al panteismo? »
   L'alito nuovo delle scienze filosofiche parve comunicarsi, se non interamente, almeno sotto qualche rispetto, anche alla politiea e alla ragione di stato. Nella u Seienza politica in Italia » di Ferdinando Cavalli, sono rdevate eon diligenza le dottrine di circa una cinquantina di scrittori. Tra'nomi, che vi primeggiano, non voglionsi pretermettere quelli dello Sforza Pallavicino, del Montecucculi, del Mazzarino, del (¦annone e perfino del Muratori e del Maffei. I più degli scritti politici non vanno immuni da'difetti letterari del tempo. I titoli stessi, quali il u Tesoro politico », il u Principe Regnante », la u Chiave del Gabinetto », u l'Ambasciatore » sentono dello strano concepir del seicento. La politiea e la scienza di governare lo stato non è più quella del Machiavelli. Vi si adopera anzi ostentazione di studio nello svelarne il lato immorale e nel confutarne le perniciose teoriche. Ma quando si tratta di sostituire nuove dottrine a quelle del Segretario Fiorentino, è forza confessare che non vi si osservano sempre i principi della morale. Gli scrittori di politiea del secolo decimosettimo u no.i rifiutano, scrive il Cantù, il tradimento e la perfidia, quando si tratti di miscredenti, di traditori, di ribelli; nella confusione del passato non veggono alcun filo, ina vi trovano esempi per sostenere le più opposte teoriche; insegnano a adulare senza pararlo, a disubbidire pur protestali dosi sommessi; librano i diritti e i doveri secondo la media proporzionale d'Aristotele; e sempre parlano a principi e a ministri, i quali non li leggevano, professando di non iscrivere per il popolo; e danno migliaia di precetti, tutti metallo sonante, e eoine il suono inutili, o li infiancano con autorità classiche o ecclesiastiche, e li dispongono in categorie irriprovevoli, o cercano esempi in Tiberio, in Pilato, in Bruto, per giustificare o almeno spiegare la notte di San Bartolommeo, il Duea d'Alba, Maria la Sanguinaria, e fondano la potenza degli imperi e la felicità de'popoli sulle tesi e sulle antitesi della più miope dottrina e delle più mediocri combinazioni ».
   Chi seppe sollevarsi al di sopra de' eontemporanei fu Giovanni Botero, nat in Bena di Piemonte nel 1540. Vissuto la massima parte degli anni in mezzo agli uomini, non lasciò mai l'affezione all'ordine de'Gesuiti, dal quale lo aveano costretto ad uscire certe necessità di famiglia. Una rara dottrina, accoppiata ad altrettanta pietà, lo resero caro a San Carlo e a Federico Borromeo, a'quaL servì parecelii anni in qualità di segretario. Il solo desiderio della seienza lo trasse ad abbandonar quell'ufficio per prender conoscenza, viaggiando, delle condizioni degli Stati e de'popoli. Frutto delle sue peregrinazioni furono il u Cardinale » e le u Relazioni » J e he, quantnnque non scevre di pregiudizi, rivelano nell'autore un osservatore diligente ed acuto. L'informazione sul progredire dell'eresia e sulle maniere di frenarla; le proposte intorno a'mezzi di ritornare all'ortodossia i Luterani e i ( al-vinisti; i eonsigli sulle vie di riguadagnare con le predieazioni, cor. \e legazioni e diciamo anche con le cospirazioni, i popoli sottratti alla Chiesa di Roma, se paiono perder della primitiva importanza, non mancano però di senno politico. Ma l'opera, per la quale il Botero sopravvive a molti altri è la u Ragione di Stato ».
   Nato, quando prevalevano nella politica le teorie del Machiavelli, il^ Bot :ro pose l'animo, come tutti i eontemporanei, allo studio degli antiehi. Indagò in Livio, in Tacito e negli altri, quale fosse la vera scienza di Stato e ne feee accurato tesoro. Ma l'andazzo del secolo non fn su lui così prepotente da impastoiarne l'indegno. Alle investigazioni sugli antichi contemperò di continuo l'osservazione degli Stati e de' popoli contemporanei, col mezzo specialmente de' viaggi in ogni angolo d'Europa. Pure l'opera sua, che in fatto di legislazione economica costituisce una teorica ragionata e eompleta di quanto eoncerne uno Stato, non si t'onda su nessuno degli antichi, ne de'modcrni. 11 codice, al quale s'inspira, è il Vangelo. Un dominio ferino su'popoli è la definizione, clic vi si dà dello stato. Apparisce da ciò, che il Botero intende d'accomodare di preferenza al governo monarehieo