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Storia della Letteratura Italiana
Il Seicento
Bernardo Morsolin
Francesco Vallecchi Milano, 1880, pagine 170

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a cura di Federico Adamoli

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   LE SCIENZE MORALI. 139
   [•insieme irto di sillogismi e di citazioni, ma pur compensato da quello stile clic , d'Ancona chiama « serrato, sintetico, direi quasi, a gruppi, ove 1 idee 1 una sul-,'altra si accavalcano, l'ima nell'altra si racchiudono ». Non clic il Campanella mancasse del vero concetto dell'artista, ch'egli qualifica
   Sagace amante del ben vero e bello,
   o non avesse il senso dell'arte, ch'egli voleva indirizzata alla propagazione delle cose più leggiadre e all' ammaestramento dell'umanità. Poeta, 1 ha co poeti del suo tempo, ehe cantavano
   Finti eroi, infami ardor, bugie e sciocchezze;
   Non la virtù, gli arcani e le grandezze
   di Dio- esi-e ehe la nobile arte non si diparta mai dal far segno a'suoi carmi umanità, la famiglia, la patria- vuole, a dir breve, ch'essa eospu-i a quel rinno-LLento eh'era la meta del'e sue speculaz.on, scientifiche. « Nelle poesie il Cam-,Ola sembra aver riunito, come scrive la Colet, la sua filosofia, la sua politici, la sua morale. Giammai il suo spirito non si levò più alto; giammai il suo sguardo non si portò più innanzi. In qualche sonetto e sopra tutto nelle sue ammirabili canzoni egli fa un tetro e patetico quadro delle sciagure de suoi tempi e del suo proprio martirio. Parla a vicenda ai popoli e ai re il linguaggio che deve illuminarli ; presente le rivoluzioni e le provoca nella sua giusta e santa collera, e cerca guidarle eon la sua saviezza ». Ma ne'versi del Campanella tu cercheresti indarno quella perfezione della forma, ehe è pur uno de' requisiti principali della poesia. Più che alla fluida vivacità della espressione, 1 autore attende alla profonda eoleision dell'idea; prepone agli abbigliamenti sfarzosi la severa nudità delle forme; mira piuttosto a scolpire che a colorire. Nei sonetti, ne. '^rigali e tei canzoni di lui tu senti il fare dantesco, ispirato di preferenza alla Bibbia Se v'ha differenza, sta questa nel parlare piuttosto alla mente, clic al cuore De 1 telo è a dolere, che la natura degli studi rendesse il Campanella men so lecito cella forma. Ove questa si fosse pareggiata all'altezza del concetto io eredo che le'poeti del seicento gli si potrebbero agguagliare ben pochi, per non d.re nessuno.
   Nativo di Taurosano di Puglia fu Giulio Cesare o pai comunemente Lucilio Vanini. Gli studi a'quali attese in giovinezza, ora nell' Università di Napoli, ora In Roma e da ultimo in Padova, furono la filosofia, la medicina, 1 astronomia, la durispondenza e la teologia. Informato a'concetti del Po.npouazzi, del Cardano, E'Iverroè, e d'Aristotele, ch'egli qualificava « dio de'hlosoh, dittatore dell umana sapienza, sommo pontefice de'sapienti », eorse, laureato appena, 1 Alemagna e Fiandre, la Francia, la Svizzera e l'Inghilterra. Stando alla parola di lui, che )ur rende conto delle sue peregrinazioni, si dovrebbe credere, che scopo a suoi via-i fosse una specie di apostolato in mezzo agi. atei e ai dissidenti da la Chiesa cattolica, contro a'quali avrebbe disputato trionfalmente più volte e sosto-nutL perfino la carcere. Non così la pensavano quanti aveano posto 1 animo alle tendenze degli insegnamenti di lui. In generale gli si muove accusa di doppiezza specialmente negli attacchi al cristianesimo, dove finge inorridir delle critiche ch'egli stesso avea messo in bocca al terzo ed al quarto. Caduto in sospetto di novatore a Genova, ove dopo le peregrinazioni si era raccolto a insegnar filosofia riparò in Francia, disseminando le sue dottrine ora a Parigi, ora a Lione, oia a Ginevra e da ultimo a Tolosa. A Lione e a Parigi pubblico le due opere, nelb olali raccolse, se così si può dire, la quintessenza di quanto aveva n^e .ndTJ Y Arlphitheatrum cioè aeternae ProviJentiae e i sessanta Dialoghi sugli A cani \\lla Natura. Neil' Amphitheatrum, sotto colore di difenderle impugna da filosofo £ ne li Arcani da fisico le verità del cattolicesimo, puzzando a vicenda quando