capitolo settimo
LE SCIENZE MORALI.
Tommaso Campanella - Giulio Cesare Vanini - Orazio Rucellai -Tommvso Cornelio — MiciJlangelo fardella — Giovanni Boterò — Alberico Gentili — Alessandro Turamini — Giambattista De Luca — Francesco D'Andrea — Gianvincenzo Gravina — Giambattista \ ico.
Di fronte alla scuola del Galilei stavano i devoti all'antico, insofferenti che o-li innovatori delle scienze positive osassero far contro all'autorità di Platone di Aristotele e delle sette filosofiche vecchie. Ciechi dinanzi alle nuove scoperte dcl a scienza, negavano, se così si può dire, la luce per l'unico gusto di brancolar nelle tenebre Alla voce de'barbassori della Università tenevano bordone le scuole degli ordini monastici. Contro il Castelli, il Sarpi, il Riccioli il Grimaldi, il Lana e parecchi altri, che procedevano sicuri sulle orme del Galilei, stava imperturbata una schiera d'ostinati, che giuravano, come per lo passato, sulla parola del maestro. V specchiarsi nella luce de'nuovi trovati facea velo 1 opera della Scolastica, che avea proclamato e sosteneva l'accordo della filosofia, specialmente d Aristotele, con discipline teologiche. Tra' campioni più famigerati teneva il principato quel Cesare Cremonino di Cento, che per timore di mostrarsi irriverente al maestro ric usava in Padova d'accostar l'occhio al telescopio del Galilei. Da volumi di lui, morto di peste nel 1631, come degli altri della scuola medesima, ben poco si può ca cogliere chc non si fosse detto in precedenza; poco, anzi nulla, che accenni a un qi a.che progresso nella stessa critica de' libri aristotelici, inaugurata dal Pomponazzi, quando alle° barbare versioni del medio evo sostituiva per primo i testi origina i. Gli stessi scritti di Fortunio Liceti, nato a Rapallo di Genova nel 1577 e morto in Padova nella inoltrata età d'ottantott'anni, non contengono nu la, che adombri pur di lontano la fama di sommo filosofo, godutasi in vita. Non che la scuola del Galilei facesse sentire men vivo il bisogno d' una filosofia che non fosse quella della osservazione e dell'esperienza: ritraevano piuttosto dallo speculari il .rigorj d( ' metodo, che ne combatteva l'oggetto trascendentale, e le Accademie de Lincei e lei Cimento, che allettavano di preferenza allo studio delle nuove discipline g 'ingegni più forti. Del resto i seguaci di Platone e di Aristotele parvero sconoscere
'li audaci tentativi del Telesio e del Bruno. , . . , m
Chi si scosta dal comune e si fa terzo nel numero de due ultimi e lommaso, Campanella, nato in Stilo di Calabria nel settembre del 1568. Domenicano, come il Bruno, le^ge, giovane ancora, quanti libri gli capitano alla mano e vi la tesoro d'o -ni maniera di scibile. Ma la scienza, a cui pone l'animo con una compiacenza particolare, è la filosofia. Malcontento delle lezioni de' maestri, che non sanno acquietare in lui le incertezze e i dubbi, prende a esaminare da per se stesso i testi de filosofi antichi e a « paragonarli, com'egli dice, col codice primario del mondo ». La guida ;ri se