SCIENZE POSITIVE. 10 1
siate qua e là nel dettato, nè quell'aria di parlar famigliare, che rivela aneho n-'mcno accorti una disinvoltura troppo studiata. Queste mende sono pero compensate dall'insieme de'sali, degli aneddoti, dell'erudizione e delle immagini che ne rendono amena la lettura. Quanto a me, dichiaro francamente, che non darei una delle famigliari per tutte le « Lettere scientifiche », ove si tratta di quistioni di lisie.o nè per tutte le « Novelle» , nelle quali si sente 1' affaticata imitazione del Boccaccio. D' indole quanto buona, altrettanto volubile, il Magalotti non seppe contenersi in quella costante equanimità, che fa gli uomini tutti d' un pezzo. Dalla vita tumultuosa delle corti di Firenze e di Vienna, ove rappresentò qualchetempo fi suo signore, cercò la pace dello spirito nella quiete del chiostro, per ritornar poi di nuovo alle consuetudini primiere. Quella che non gli venne mai meno fu la benevolenza del principe di Firenze, presso il quale chiuse 1 suoi giorni nel 171»
in età di settantacinquc anni. .
Uomo di scienze e di lettere fu ugualmente Lorenzo Bellini, nato in lnrenze nel 1043. Povero di famiglia, ebbe la ventura d'incontrare un largo mecenate nel randuca Ferdinando, che gli dischiuse l'accesso allo Studio di Pisa e lo raccomandò al Borelli e all'Oliva. Scoperti non anco a ventanni i canaletti del c reni, che i dotti chiamarono Belliniani, fu prima professore, che promosso alla laurea. Da quel momento le osservazioni del Bellini si moltiplicarono con una rapidità maravi^liosa. Sono degni di particolare menzione gli studi sulla lingua, nelle cui 1 api le Nervose trovò la sorgente del gusto. Ma la sua gloria maggiore si connette a bbn altri titoli. Al Bellini, conoscitore di tutte le parti del corpo umano non meno che delle scienze matematiche, non isfuggi il concetto originale del Borelli, che fondava 1' arte della salute sui principi geometrici del moto. E tutto suo vanto I aver applicato le leggi infallibili della meccanica, tratte dalla fabbrica del corpo umano, e spiegati con esse i fenomeni dell'uomo sano ed infermo (ali scritti, pe'quali svolse le sue dottrine e per i quali fu salutato da un capo ali altro d Europa il fondatore della medicina meccanica, son tutti in latino, belli per precisione d/lin'>-ua«-gio scientifico e splendidi, come si disse da taluni, di figure e di sentenze °ma non sempre di squisito dettato. Gli stessi ed altri difetti ancora accusano i « Discorsi d'Anatomia » in lingua volgare, che il Bellini ebbe a dettare in età alquanto avanzata. Il desiderio di parere sublime a imitazione di Pl<«°ne lo trasse, disse il Cocchi, ad usare « rarità di proposizioni distinte, sovrabbondante affluenza, interrogtizioni frequentissime e piene di gentile malizia, noncuranza sieratica per le scienze più materiali, spontanea scelta e diffusa esposizione di esempi triviali, della pericolosa ironia, della poetica finzione, dell'affettato mistero c del' insensibile passaggio in soggetti totalmente diversi ». Ne' « Discorsi » il Bellini intese principalmente, secondo il Cocchi medesimo, « ad arricchire la lingua toscana e a rendere intelligibili anche a coloro, che non leggono mai alcun libro d' arte o scienza, certe generali notizie intorno al corpo umano non disamene, e non prive di qualche utilità, senz'entrare nella esatta descrizione delle parti », o com'eo-li stesso diceva, « spiegar tutto senza valersi d'alcuna dottrina». Poeta, i Bellini ha sonetti d' un fare soverchiamente concitato ; ma la « Buchereide » in poema su certi vasi di terra odorosa, molto in uso sulla fine del secolo XVII per le grate esalazioni, delle quali si dilettavano specialmente le dame, si legge amor con piacere e non senza qualche profitto. I Bucheri, che cosi chiamavansi i vasi, non sono che un pretesto al lavoro, il quale vuoisi qualificare col La-merini « una vera fata morgana della fantasia, presentando oggetti, che non si ia'1 {riungono mai, e che pur illudendo divertono ». 11 metro è quello del ditirambo. Nella « Buchereide » il Bellini folleggia alla foggia del Redi nel « Lacco in Toscana »; ma da quel folleggiare fantastico, vario, festivo tralucono, come ben avvertiva il Tiraboschi, i miracoli, che il grande anatomico avrebbe potuto operare in poesia, ove l'avesse coltivata davvero. Buffon ha detto, che lo stile c ['forno. La stranezza nello scrivere non c clic il riflesso del carattere del Lcllim