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Storia della Letteratura Italiana
Il Seicento
Bernardo Morsolin
Francesco Vallecchi Milano, 1880, pagine 170

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a cura di Federico Adamoli

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   1 IO CAPITOLO SESTO.
   da Frontino, fu croata, si può dire, interamente da lui. Con lo studio costantemente profondo della geometria e della esperienza, il Castelli riuscì a fondare la teori? del movimento delle aeque e a calcolarne la diminuzione del volume per la velocità. Le leggi dell'idraulica stanno tutte raceoltc- nel trattato u Della misura del' aeque » e nella u Dimostrazione geometrica della misura delle aeque correnti , . i due elassici scritti, che nell'argomento del moto delle acque resero il Castel! non emulo, ma superiore al Galilei. E nuova gloria gli procacciarono le operette, pubblicate, non sono molti anni, intorno alla Laguna di Venezia, sul Fiume morto, sull , bonificazione delle Paludi Pontine e delle Romagne, dalle quali attinse nuova luco l'idraulica. E eome il maestro, eosì il Castelli, è gloria non solo scientifica, ma letteraria. La novità della materia non tolse a lui di riuscir chiaro ed elegante nella forma. Il Colombo avvertiva giustamente, che i termini più propri gli cadono dalla penna senza studio e senza fatica; ne avea torto il Carrer, quando, più che i trattati, ne encomiava, quali modelli di dettato seientifieo, le brevi scritture c le lettere.
   Lettore eli teologia tra'Gesuati, Bonaventura Cavalieri, nato in Milano nel 1598, levò di sé bella fama per la perspicuità delle idee e per la forza del raziocinio. Eeeitato dal Castelli, eli'egli eonobbe giovane ancora in Firenze, e per il quale ebbe aeeesso al Galilei, studiò di preferenza la geometria. Lanciatosi o'tre i eonfini segnati dal Keplero, si fece a considerare la linea eome composta d'infiniti punti, la superficie d'infinite linee, e il solido d'infinite superficie. Gli bastò la ragione di questi estremi per avere la misura d'un solido e per determinare poi eoi rapporto di due eorpi quello degli elementi, che si chiamano indivisibili Lo^ seritto, nel quale spiegò le sue dottrine, è la u Geometria degli indivisibili v un'opera in buon latino, ehe si diffuse rapidamente tra'dotti, fissò il punto del grande progresso della geometria infinitesimale, additò la sorgente del calcolo differenziale e avviò alle maravigliose seoperte del Newton e del Leibnitz. Allo studio delle linee e de' triangoli aeeompagnò il Cavalieri quello dell'ottica. Devesi a lui l'invenzione de' nuovi specchi ustori e la definizione del foeo ne' vetri disugualmente eonvessi. Dove non raggiunse pari grido fu nell'astronomia. La « Ruota Planetaria, n eli'egli dettò professore nell'università di Bologna, ove chiuse i suoi giorni nel 1G47, non va immune da' pregiudizi del secolo, in ciò specialmente ehe si riferisce alle predizioni astrologiche.
   Comune al Cavalieri ebbe l'anno della nascita il ferrarese Giambattista Rie-eioli, morto in Bologna nel 1671. Dagli esercizi della rettorica, ch'egli insegnò buona pezza ne' eollegi de' Gesuiti, e della quale rimane una prova nella u Prosodia Bolognese » ripubblicata molte volte, si rivolse non aneo provetto negli anni alle speeulazioni astronomiche. Bel frutto de' suoi studi fu la difesa del Calendario Gre goriano eontro le obbiezioni del Montuela. E lavoro colossale è 1' « Almagesto n, un'opera latina, dove il brav'uomo espose per primo un quadro eompiuto di tutte le cognizioni astronomiche. Senza contraddire al Gassendi e al Montuela, elic qualificano il libro sieeome un vero tesoro d'erudizione c di sapere astronomico, è pur giusto notarvi un non so ehe d'inordinato e d'indigesto, dove talvolta l'errore frammischiasi al vero. E al Riccioli, che pur dimostrò con nuove ragioni la solidità della meecaniea del Galilei, fa non piecolo torto l'essersi sbracciato a combattere per motivi, ehe ognuno può indovinare, il sistema di Copernico.
   De'propugnatori più illustri delle dottrine del Galilei fu Evangelista Tomeclli, nato in Faenza nel 1608. Allievo ancora del Castelli, presso il quale ebbe a conoscere i Dialoghi delle u Seienze Nuove » usciti appena alla luce, dettò un trattato sul moto. Il Galilei, vedutone lo scritto, ehiamò a sé il giovane faentino e prese ad amarlo d'affetto paterno. Privo del maestro, eolpito dalla morte poeo oltre i tre mesi dalla sua venuta ad Areetri, il Torricelli fu ereato matematico e filosofo del Granduca. Cinque anni soltanto durò nel nuovo ufficio, quanti eioè sopravvisse al Galilei; ma le scoperte dei soli cinque anni gli hanno assegnato uno