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Storia della Letteratura Italiana
Il Seicento
Bernardo Morsolin
Francesco Vallecchi Milano, 1880, pagine 170

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a cura di Federico Adamoli

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   CAPITOLO SESTO.
   esperienze sui corpi galleggianti, osservò che i pesci si sollevavano a diverse altezze in virtù della vescica natatoria; rischiarò maggiormente la dottrina de'pesi specifici; negò eon valide ragioni, che le acque più profonde sostenessero pesi maggiori. Con lo studio sul moto delle macchie misurò quasi contemporaneam lite la rivoluzione del sole intorno al proprio asse; impugnò il sistema eli Tolomeo, difendendo quello di Copernico; pose mano a bandire le nuove dottrine sul moto della terra intorno al sole con maggiore franchezza, che non avesse fatto per lo avanti, anche con gli scritti.
   Ho detto clic le prime scoperte, fatte in Pisa, mediante l'esperienza, aveano suscitato contro il Galilei le ire de' devoti all'antico, e segnatamente de'Peripatetici. Aggiungo ora, clic l'abborrimcnto alle innovazioni, delle quali si ringiovaniva la scienza, crebbe a dismisura in Padova. Tra'più accaniti avversari del Galilei fu Cesare Creinonino, il filosofo, clic, pur di non parere in disaccordo con le dottrine d'Aristotele, rinunciava spontaneo alla credenza della immortalità dell'anima umana. Si legge di lui ehe, pauroso di commettere un sacrilegio contro il maestro, sulla cui parola giurava come su quella d'un Dio, non abbia mai voluto accostare l'occhio al telescopio. Le accuse e le recriminazioni contro il Galilei non si contennero unicamente entro il campo de'veri, che si discutono dalla ragione. Scopo della prima andata a Roma non fu quello soltanto di farvi conoscere le maraviglie delle sue scoperte. Il Galilei, non ignaro delle accuse che gli si lanciavano contro anche da teologi, avea voluto indagar da vicino i pensieri della corte romana. Le acco-giicnzc e le congratulazioni eh'egli s'ebbe da molti, furono veramente lusinghiere e, per quanto giova credere, anche cordialmente sincere. Ciò non tolse però ehe da alcuni fosse guardato con occhio sospettoso. Domenico Berti ha mostrato che 1 principi de'proeessi, a'quali fu poi fatto segno, risalgono alla prima andata in Roma. Ma la bufera non iscoppiò su di lui, se non allora che, rincorato dalle ac-eoghenze avute da' cardinali e da' papi, si pose a promulgare e a difendere a viso aperto le nuove scoperte. Osteggiato da' Peripatetici, finche si circoscrisse a impugnare co suoi trovati i prineipì d'una fisica in contrasto coli'esperienza, non tardò a incorrere nello sdegno de' teologi non appena si fece propugnatore del sistema Copernicano. La scintilla che, non suscitò, ma dilatò, a meglio dire, l'incendio, fu una lettera a benedetto Castelli, dove il dotto uomo « diseorre, scrive il Berti, con efficacia di stile, ampiezza e precisione di concetti, meglio assai che prima non fosse stato tatto da Kcp ero, poi dal Foscarini c dal Campanella, intorno al portare le Sacre Scritture in dispute di scienze naturali, sostenendo, eon ragioni, alle quali nulla si potrebbe oggi aggiungere, non solo la convenienza, ma la necessità di separare la scienza dalla religione ». Accusato di contrastare co'suoi insegnamenti intorno al moto della terra alle verità della Bibbia, mosse nel 1516 spontaneamente alla volta di Roma, Le salde ragioni ch'egli addusse in difesa delle sue opinioni e il largo patrocinio d' uomini autorevoli nella curia romana non valsero a mitigare verso di lui il rigore del Sant'Offizio. Salvo dall'abiura, non andò immune dalla ammonizione di non difendere ulteriormente la dottrina di Copernico, che il tribunale condannava in quell'occasione come assurda ed eretica.
   Ma nel Galilei l'amore della verità prevaleva di vieti di inai più farne parola. Ritornato agli esercizi suoi prediletti, non potè contenersi dal ripigliar le difese delle dottrine ch'egli vedeva combattute impunemente da'teologi c da'peripatetiei. \ c lo incoraggi sopra tutto il silenzio in cui dopo l'ammonizione del Sant'Offizio parvero mantenersi gli avversari di Roma. L' incendio non era però spento, ma sopito. L approvazione ecclesiastica, con la quale uscirono in Firenze i nuovi scritti sul sistema di Copernico, non valse a contenere le ire mal represse degli emuli. Nel gennaio del 1633, vecchio di quasi settantanni e molto male andatola salute, il Galilei dovette partire per Roma, presentarsi al Sant'Offizio, assoggettarsi alla carcere e sostenere un nuovo processo. I costituti, pubblicati da 1 Hpinois, dal
   er e dal Berti, testimoniano che i dolori di corpo c di spirito, soffertivi dal