capitolo sesto
SCIENZE POSITIVE.
Galileo Galilei— Benedetto Castelli —Bonaventura Cavalieri — Giambattista Riccioli — Evangelista Torricelli — Giaxfrancesco Boiieli.i
— Francesco Grimaldi — Francesco Redi --- Vincenzo Viviani — Giandomenico Cassini — Marcello Malpigiii — Francesco Lana —
— Alessandro Marchetti — Gemignano Montanari — Lorenzo Magalotti — Lorenzo Bellini — Giuseppe Del Papa — Gemmaria Lancisi — Domenico Guglielmi — Luigi Marsigli — Antonio Valli-snieri — Pierantonio Micheli — Bernardo Zendrini — Giulio Pon-tedera — Antonio Cocchi.
Il Bonghi, discorrendo delle cause che tolsero alla letteratura d'esser pupo-lare in Italia, ha distinto due scuole diverse nella storia della prosa, u L'uno, die'egli, è tutta naturalezza e semplicità; 1' altra tutta ampollosità e artifizio. Il Boccaccio sarebbe padre della seconda; la prima sarebbe la scuola comune degl' altri trecentisti. I prosatori successivi si sono addetti ehi all'uno e chi all'altra ;>. E nell'età di cui parliamo si manifesta ugualmente la doppia scuola. A differenza però del cinquecento, dove il vezzo dell'imitazione trae di preferenza al compassato e all'artificiale, prevale la prima delle due. E questa si palesa in modo principale e quasi eselusivo negli scrittori della scienza, segnatamente positiva, dove l'Italia, serva in tutto il resto, sa serbarsi maestra ancora di civiltà alle nazioni d'Europa. Quello che vi dà l'impulso vigoroso, è lo spirito stesso della riforma, che, inteso a svincolare la ragione dalla soggezione all'autorità, non si limita unicamente agli argomenti religiosi, ma si estende con pari ardore alle discipline teosofiche. I devoti all' antico, per quanto siensi brigati di mantenere il prestigio delle dottrine di Aristotile e di Platone, non ispescro che inutilmente i loro sforz'. La gara artificiosa di vestire di belle parole le idee de' Greci e de'Latini, dovette cedere il campo alla ragione, che, sazia del vecchio, detto e ripetuto in mille foggio, ripigliava baldanzosa i suoi antichi diritti. I novatori della scienza, rotte le pastoie, presero non a rabbuiare, come in antecedenza, il concetto entro una nuvola eli parole, ma ad esprimerlo quale si affacciava alla mente. Non che nel passaggio dalla schiavitù alla libertà siasi evitata sempre la licenza, e che parecchi de novatori, pur pensando da se, abbiano saputo mantenersi immuni da certe stranezze ; ma non è per questo men vero che la prosa, se perdette della proprietà de' vocaboli e della grazia nelle frasi dell'età precedente, non lasciasse di guadagnare, a differenza della poesia, quel pregio che la rende a un tempo esatta, chiara, semplice, scientificamente efficace. Il pensiero vi traspare limpido e netto come a traverso un ^ristailo.