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Storia della Letteratura Italiana
Il Seicento
Bernardo Morsolin
Francesco Vallecchi Milano, 1880, pagine 170

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a cura di Federico Adamoli

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   IL MELODRAMMA. 97
   rimano qualche desiderio è ne' particolari. Lo studio eh'egli pose nel bandire dal melodramma gli incidenti stranissimi, non bastò a torre del tutto quell'intrigo nel-l -nsieme della composizione, ehe costituì uno de' difetti principali degli scrittori di drammi del secolo XVII. La naturalezza nella tessitura non va sempre scompagnata da un eerto che di affaticato e di lento: le seene stesse non trrono immuni alcuna volta da quella prolissità, che ingenera tedio e stanchezza. ->ehivo, quanto nessun altro, dalle forme gonfio e lambiccate, il Zeno non corre sempre faeile e spedito. Alla semplicità della lingua fa difetto l'eleganza dello stile e quella fluida morbidezza del verso, ehe sa confondersi eon le note armoniose del canto. Vissuto in un tempo, nel quale le lettere italiane si modellavano alla cieea sulle francesi, non sa guardarsi interamente dall'andazzo^ comune. Se non eopia a man salva, eome tanti altri, si giova, benché non senza discernimento, dell'opera altrui. Aleuno de' suoi melodrammi e il portato, come confessa il Zeno Gelso, della fusione di due o più composizioni de'drammaturgi più riputati : nella tela dell' « Ifigenia » si rivela una mistura delle tragedie omonime del Racine e d'Euripide, noli' « Andromaca » s'imita in più luoghi Euripide, Seneca, e il Racine; 1' u Astarto », 1' u Antioco » e il « Sesostri » risentono alla lor volta il fare del uinault, del Corneille e del De la Grange. Nel Zeno insomma si desidera indarno il soffio di quella ispirazione, ch'è l'anima e la vita dell'arte ; si desidera indarno la naturale spontaneità di quella vena che non faccia sentire lo sforzo dell'erudito. Ma questi difetti, alcuni de' quali ad essere avvertiti abbisognano della lente spigolistra del eritico, non tolgono al Zeno un posto onorato nella storia della ••firma del melodramma. Poeta cesareo alla Corte di Vienna, ebbe il merito di additare siceome il più adatto a sostituirlo nell'onorifico uffieio il Metastasio. Ma - iù che per questo gli si vuol saper grado dell'esempio eh'egli avea porto con l'opera al suo successore. Fu, se così si può dire, l'aurora che sgombra le tenebre all'uscita del sole.