ir, melodramma.
101
Oltre un secolo durò in Italia il gusto depravato del melodramma. La poesia non si rialzò ehe eoi miglioramento della musica. Il merito n'e dovuto principalmente a due Veneziani, Benedetto Marcello e Apostolo Zeno. La riforma, introdotta dal primo nell'arte musicale, fu comunicata dal secondo al melodramma. Nato e morto in Venezia nel 1750 in età d' ottantadue anni, il Zeno non dimcntieò n.ai, anelic in mezzo agli studi della erudizione, il compito propostosi prim'aneora chc l'imperatore Carlo sesto lo invitasse in qualità di poeta cesareo alla Corte di Vienna. Quand'egli si pose a compor melodrammi, non maneava l'esempio di ehi, smessi i titoli immaginari e i soggetti fantastiei, attinti dalla mitologia e da'poemi cavallereschi, si fosse rivolto esclusivamente alla storia. Silvio Stampiglia avea già trattati e eondotti con ragionevoli norme temi e argomenti, desunti da'fasti di Roma.E il Zeno più che alla mitologia s'attenne alla storia ora saera e ora profana. I suoi melodrammi, a non tener conto d'una deeina, lavorata in compagnia di Pietro Panati reggiano, poeta aneli'esso della Corte di Vienna, toccano i cinquanta. V'hanno, tra'soggctti profani, il Caio Fabrizio, il Lueio Papirio, il Temistocle, la Semiramide, il Meride, lo Seipione, il Venceslao, il Mitridate, 1' Alessandro Severo, il Pirro; tra'prineipali de'sacri, il Sisara, il Tobia, il Naaman, il Giuseppe, il Davide, il Gionata, il Scdccia, il Battista, l'Ezechia, il Daniello. De'non molti desunti dalla mitologia, voglionsi rieordare l'Ifigenia, l'Andromaca, l'Imeneo e il Narciso.
Nel Zeno tu non trovi più il poeta ehe, sopraffatto da'maestri di musieae di canto e dagli seenograli, serva ciecamente non all'ispirazione e alle regole dell'arte, ma al caprieeio degli impresari. Il suo non e il melodramma, chc in fatto di composizione ^senta di quel grotteseo ehe fu notato dal Daeier ne'lavori del Quinault e d'altri Fra*osi, da' quali si tolsero a modello i più gonfi tra gli italiani del seeolo deeimosettimo. Quella ehe v'è osservata prima di tutto, è la naturalezza dell'intreccio e de'caratteri. Il Zeno levò per primo dall'insieme del dramma gli accidenti stranissimi, dc'quali, a pasto del popolo, solevasi infareire improvvisamente e senz'apparecchio la rappresentazione; foggiò rigorosamente sulla storiala sostanza dell'azione; serbò grandi eostantemente i eostumi de'personaggi, bandi dalla secna quel comieo ed effeminato, che, introdotto dall'abuso dell'arte e sostenuto dalla sco-stuinatezza del secolo, travisava c sfigurava, com'avverte egli stesso, si fattamente i personaggi anehe più eminenti per grado e per fama da destare più presto il riso o il disprezzo ehe la stima o la commiserazione, voluta dalla natura del soggetto. E in tutto quanto s'è detto non v'ha nulla ehe ridondi a scapito del buon costume ; nulla ehe riesca in opposizione alle norme della sana morale. Negli eroi ehe il Zeno trasceglie dalla storia a soggetto de'suoi melodrammi, il poeta non laseia di cogliere quanto fosse degno di osservazione nella lor vita. Gli esempi, chc gli si affacciano, di maturità di eonsiglio nel dubbio, di magnanimità di^ perdono nelle offese, di moderaziome ne'tempi prosperi, di fortezza ne'easi avversi, d'amicizia costante, d'amor coniugale, di man forte a sollievo degl'innocenti, di cuor generoso a ristoro de'miscri, d'animo benefieo, giusto, temperante, informato a qualsiasi virtù, tutto espone e ingrandisce, com'egli confessa, nell'opera sua. E questa riforma, introdotta ne' drammi d'argomento profano, destinati alla rappresentazione, spicca del pari nei saeri. Nel Sisara, nel Giuseppe, nel Battista e negli altri desunti da' fasti della Bibbia, i quali perehè ordinati non al teatro, ma al solo eanto, si riputavano sciolti d'ogni freno dell'arte, fece prova di miglior metodo, che per lo innanzi* non si fosse usato, nella tessitura c nella fattura de'versi: bandi l'abuso degli esseri ideali del saero Testo e delle persone divine, ehe si facevano eantare motti ed ariette sconvenienti non sai più se per il eoneetto o per lamusiea; uniformò l'azione ai preeetti dell'arte, tanto da darne un lavoro, ehe s'adattasse non solo al eanto, ma. ove fosse oceorso, anehe alla rappresentazione; pose infine ogni studio, perchè il linguaggio de'Patriarehi, de'Profeti e degli Apostóli si foggiasse a quello stile vivo c immaginoso, eh'è proprio degli orientali e segnatamente della Bibbia. Talvolta