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Storia della Letteratura Italiana
Il Seicento
Bernardo Morsolin
Francesco Vallecchi Milano, 1880, pagine 170

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a cura di Federico Adamoli

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   IL MELODRAMMA. 97
   spontaneo, mlodioso, elle si modula quasi da per se stesso tra 1(3 labbra di chi 1, pronunzia. I eori stessi, stranieri per lo innanzi al soggetto e gli unici che si cantassero nell'insieme della rappresentazione, s'immedesimano, per eosì dire, nell'azione. Composti di versi brevi, armoniosi, bellamente rimati preludono all'introduzione, dell'ano, the col ricevere nell'età successive più scolpito risalto, diviene, seeondo il Bozzelli^ « il trasunto melodioso d'una passione, la quale, ineapaee più oltre di freno, si esala in fine con impeto a traverso di un'anima oppressata ed ardente n.
   11 Rinueeini fu del corteo che aeeompagnù in Francia Maria de' Mediei e s'intrattenne a Parigi sin quasi all'anno 1621, in eui verme a morte in Firenze, ove s'era restituito di fresco. Ma l'intima famigliarità co'preziosi, soliti a raceo-iiersi nella corte di Luigi XIII e nel famoso palazzo di Rambouillet, non valse a corrompere in lui il gusto dell'arte, bevuto con la vita sull'Arno. Da'suoi melodrammi, come dalle liriche di vario argomento pubblicate nel 1622, non traspira nulla di quell'ammanierato, di quell'ampolloso e di quel eontorto, ehe in Francia, eome in Italia, era divenuto il patrimonio eomunc delle lettere. Del ricercato il Kinuceini abborrì persin l'ombra. Narra il Redi, che, invitato dal Marini a sostituire, perchè più nobile, l'epiteto di misera a quello di povera, dato ad Arianna, non si rifiutasse di riconoscere giusta l'osservazione dell amico, ma rispondesse che non si sentiva d'introdurre il mutamento d'una voce ch'esprimeva, a suo giudizio, un non so che di più toccante e di più patetieo. La finezza del gusto non gli tolse piuttosto di sfoggiare alcuna volta uno stile soverchiamente fiorito. Ma di questo difetto, faeile a riscontrarsi nc'eori, dove al Rinuceini è forza aggirarsi in descrizioni, volute spesso da amplifieazioni di sentenze, non appare neppure un vestigio là dove prorompe spontanea e veemente la passione. Quale scena più mirabile di quell;'-, in eui Arianna piange, desolata, la sùbita e improvvisa partenza di Teseo? Io eredo, che dell'efficace sobrietà dell'ornato ne' versi, eh'escono di boeca alla derelitta, non si vergognerebbe nessuno anche de' più grandi poeti. La eritica insomma, anehe tenendo conto de'difetti, non ha potuto contendere al Ri-nuecini la gloria d'aver offerto agli Italiani il primo esempio del melodramma con forme eosì distinte, che i    Si sa per l'Eritreo, che i melodrammi del Rinueeini e segnatamente l'« Euridice » e l'« Arianna », furono rappresentati con sì splendido sfarzo di decorazioni da renderne stupiti gli spettatori. Nulla di simile s'era veduto per 1' avanti. Le scene s'erano fatte, forse per la prima volta, versatili. Raffiguravano ora il verde delle selve, ora l'ameno de'giardini, ora la vastità del mare, or le caverne del Tartaro, ora le sedi beate degli Elisi. Dalle piante, che aprivano ^ con mirabile artifizio le eorteceie, useiano le Driadi; nuotavano per le acque de'ruscelli, ehe pareano trasparenti e cristalline, le Naiadi ; guizzavano attraverso l'onde del mare le Nereiai; correano per i eampi, per i monti, perle valli e peri prati le Oreadi e le Napee. Lo spettacolo, magnifico in Firenze, rappresentavasi di nuovo, e forse con pompa maggiore, anche in Mantova. Ma l'esempio del Rinueeini, che, in onta all' eeeesso delle decorazioni introdotte dal gusto ormai corrotto dell' età, creava per così dire il melodramma, non valse a gettare il seme d'una seuola ehe desse buoni frutti. I contemporanei non intesero la bellezza di una poesia armoniosa, faeile, molle e a un tempo castigata, dove l'arte parlava eloquentemente allo spirito. Predilessero invece il maraviglioso dello spettacolo, in eui la novità delle decorazioni, anche inordinatamentc Mastellate, abbagliassero i sensi. La regolatrice de'melodrammi non fu più la ragione; nè l'ispirazione si attinse dal sentimento. Alle norme dell'arte subentrò il capriccio di quella fantasia sbrigliata c scorretta, che diede fu Adone » del Marini, e somministrò le metafore ardite all'Achillini ed al Preti. I soggetti furono indistintamente sacri o profani, a seconda delle idee che in campi opposti predominavano nel secolo. Si tolsero per lo più dalla storia sacra, dalla mitologia c da'poemi cavallereschi, ehe aveano porto largo pascolo a'poeti di quasi duecento anni.