CAPITOLO QUIN I O.
sionatissimo ». Altri pregi e non piccoli delle tragedie del Conti furono già rilevati dal Cesarotti. Parlando specialmente del u Cesare » il dotto uomo ha notato, elio l'autore avea saputo infondere ne'suoi personaggi una grandezza veramente romana, e clic nella u saggia particolarizzazione di quelle eose, che individuano l'azione, vale a diro tempi, luoghi, costumi, caratteri » non gli poteano stare a petto neppure i Francesi.
Il Conti non dettò le sue tragedie per puro esercizio letterario. Dalle prefazioni, clic egli prepose a ciascuna d'esse e nelle quali ragiona con dotlnna veramente squisita dell'arte, risulta evidente, che non gli inaneava l'intento di conseguirvi l'effetto teatrale. Se venne meno alla meta, non è eerto a imputarne il difetto dell'ingegno e degli studi, ehe furono in lui profondi e molteplici. Il Conti, morto in Padova nel 1749, l'anno stesso, in cui nasceva l'Alfieri, non poso mano alle sue tragedie avanti i cinquantanni. La stagione de'facili entusiasmi l'avea spesa tutta negli studi del calcolo; l'età clic gli rimaneva, precipitava, so cosi si può dire, alla vecchiaia. 0 si risolvesse troppo tardi al eulto della drammatica, o alla facoltà del concepire non si agguagliasse in lui la potenza dell'attuare, è un fatto, ehe a quelle tragedie fa difetto assai spesso l'ispirazione. Si direbbe, ehe in lui la profondità della dottrina prevalesse di gran lunga al senso dell'arte. La semplicità dello stile, avvertita dal Cesarotti, non s'aeeompagua sempre alla maschia locuzione, ehe più si conviene alla natura della tragedia, alla nervosa brevità del dialogo e a que'movimenti drammatici, da'quali dipende sopra tutto l'effetto teatrale. V'ha nell'insieme della dizione qualche cosa di monotono, di prolisso, di dilavato. E non per questo mancò alle quattro tragedie del Conti l'ammirazione degl'italiani e degli stranieri. Il u Cesare », a non dire delle altre, s'ebbe le lodi cuna versione in francese dello stesso Voltaire. Fra gl'intendimenti del Conti fu quello di ci eccitare i poeti italiani a superare le altre nazioni nella drammatica ». E i critici, senza sconfessarne i difetti, riconoscono non senza compiacenza, elio la tragedia italiana deve al u Cesare», al a Griunio Bruto », al u Druso » e al u Marco Bruto » quell'impulso quanto all'idea morale, ehe le venne dalla « Merope » quanto alla forma artistica.
Al momento della morte del Tasso nessuna specie di componimenti drammatici era cosi coltivata, come la tragedia pastorale. Il grido dell' « A minta » e del « Pa-storfìdo » non s'era circoscritto alla sola Italia, Sì l'uno, ehe l'altro aveano trovato traduttori in tutte le lingue colte, e il u Pastorlìdo » fin'anco in persiano e in indiano, d'imitatori de'due grandi campioni, il Tasso e il Guarini, si moltiplicarono, com'era naturale, in modo maraviglioso. Il Quadrio annovera oltre duecento drammi pastorali, tutti, salvo poche eccezioni, del secolo XVII ne il catalogo, come vuoisi credere, è senza ommissioui. Degli autori alcuni sono noti nella storia delle lettere per opero d'altra natura. Di Francesco Bracciolini, di Cesare Creinonino e d'Isabella Andrcini, la madre dell'autor dell' a Adamo », sono l'« Amoroso Sdegno », le «Pompe Funebri » e la u Mirtilla », Rappresentazioni povere d'invenzione e d'intreccio, se pur non voglionsi qualificare per copie sbiadite dell'« Aminta » e del u Pastorlido », non si raccomandano nè per l'incantesimo della forma, ammanierata spesso e ampollosa, nò per il ritratto della vita, ehe non è reale, ma artifiziata, I critici ricordano, quasi l'unico dramma pastorale del seicento, che non sia privo affitto di pregi, la u Filli in Seiro » di Gruidobaldo Bonarelli, nato in Ancona nel 1563 e morto, inoltrato alquanto negli anni, nel secolo XVLI. Ingegno inventivo e talvolta, se vuoisi, anche originale,, fa sentire meno che i contemporanei, non dirò il plagio, ma l'imitazione. Nella ii Filli in Sciro n la tela è condotta con sottile artifizio ; nè manca di bellezza drammatica, I protagonisti sono due giovani amanti, che tribolati liti dalla giovinezza e in un modo da essere esposti alcuna volta ai pericolo d'una morte crudele, riescono lilialmente per la combinazione di casi inaspettati al colmo della lelicitl e della gloria. La pietà, ehe vi si desta, ò sostenuta non senza un eerto magistero