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Storia della Letteratura Italiana
Il Seicento
Bernardo Morsolin
Francesco Vallecchi Milano, 1880, pagine 170

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a cura di Federico Adamoli

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   TjA tragedia.
   eeeitare e sostenere da eapo a fondo e con un'efficacia tutta sua propria gli affetti più forti, derivanti dal perieolo, a cui una madre espone il proprio figliuolo nella persuasione di vendicarlo. La commozione veramente singolare, che si desta in aleunc delle seene, è dovuta eselusivamente al contrasto tra il furore di Merope e la rassegnazione d'Egisto, il cui cuore presente la madre. Da eosì fatto segreto derivarono, non v'ha dubbio, gli splendidi trionfi della «Merope» sui teatri d'Italia e d'Europa
   Il Maffei «tragici antichi avea studiato i grandi modelli francesi, il Corneillc eioè e il Raeine, de'quali parve seguire sotto qualche rispetto le traccie. Altra via tenne Antonio Conti, nato in Padova nel 1077. Giovane s'era dedicato alle scienze, e di preferenza alle matematiche e alla fisica. Il desiderio di allargare le cognizioni lo feee viaggiare la massima parte degli anni della giovinezza e della Ivi ili il tà. A Parigi e a Londra, ove s'intrattenne lunga pezza, ebbe occasione di conoscere assai da vicino i più insigni tra'cultori delle scienze. Della riputazione, eh'egli si guadagnò tra'dotti, è testimonianza il eonipito, affidatogli di comune consenso dal Newton e dal Leibnitz, di giudicare e deeidcrc la lite intorno al calcolo infinitesimale. A Parigi assistè con frequenza alle dispute letterarie, agitate tra il De la Motte e la Dacier intorno alla poesia d'Omero. Dotto nelle letterature antiche e nella italiana tolse di là eccitamento ad addentrarsi anco nella franeese. Tramutatosi in Inghilterra fece altrettanto della inglese. Tra'iavori poetici, condotti negli ozii di Hinsington, ove si ritirò lungo tratto per ragioni di salute, vanno ricordati i versi sulla filosofia di Newton e alcune traduzioni dall'inglese, lodate dal Muratori e dall'Orsi. La conoscenza di due tragedie, il « Cesare » e il « Bruto », del Duca di Bukingan, una copia divisa in due del « Cesare » del Shakespeare, lo trasse a leggere il teatro e ad ammirare il fare originale di quel sommo tra i tragici. Reduce a Parigi, innamorato della drammatica e in particolar modo della tragedia, assistè di nuovo alle dispute letterarie, accalorate più che mai, durante la sua lontananza. A Parigi compiè con lo studio di Svetonio, di Dione e di Plutareo la tela d'una tragedia su Cesare, inspiratagli in Londra dalla lettura del teatro del Shakespeare, e ne vestì di versi le scene.
   Nel «Cesare », eome nel « Druso », nel «Giunio Bruto » e nel « Mareo Bruto », ehe si seguirono a non molta distanza, il Conti fu il primo a delineare la vera tragedia politica, meravigliosa sopra tutti nel sommo tragico inglese. L'ammirazione e lo studio, che egli pose a'drammi di costui, non valse però a fargli violare la triplice unità aristotelica, divenuta un canone infallibile dopo i progressi del teatro francese. Le norme, alle quali s'attenne religiosamente, sono le stesse che il Gravina aveva raccolte nel suo trattato di critiea. Educato alle idee, comuni allora in Franeia e in Italia, era persuaso, ehe nessun altro indirizzo s'aeeordasse « con la esperienza e con la filosofia ». I temi stessi sono desunti, com'è manifesto, dalla storia romana sceondo i eonsigli del dotto eritico, ehe invitava i drammaturgi italiani a non dipartirsi nella ricerca de'soggetti da'fasti del più gran popolo dell'antichità. Ma i preeetti, senza de'quali non diede, si può dir, nessun passo, non lo legarono in una camicia di Nesso. Al Conti si deve sopra tutto, se l'azione, impacciata generalmente negli esempi dell'età precedente, divenne più semplice, senza dar menomamente nell'arido. Nelle sue tragedie è mirabile la gradazione de'pcrsonaggi eosì disposti da ereseere effetto, senza ehe lo spcttator se ne avveda, al carattere del I antagonista. E degna di nota è segnatamente l'idea della moralità, la quale risulta sempre e dovunque piena ed evidente per l'armonico coordinamento delle parti eoi tutto. Nè vi sono bandite per questo le scene affettuose. Il Conti, scrive l'Emiliani, « inventò incidenti amorosi, non come episodi di solo abbellimento, ma come tinte artifieiosamente adoperate a dare staeco alla figura principale. Tale è nel u Giunio Bruto » l'amore, ehe il poeta-immaginò di Tito, figliuolo dell'istitutore della libertà, per Tarquinia, figlia del tiranno ; episodio felicissimo, eh' esee fuori dalle viseere stesso del soggetto, aceresce verisimiglianza all'azione, e fa naseere situazioni pas-