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Storia della Letteratura Italiana
Il Seicento
Bernardo Morsolin
Francesco Vallecchi Milano, 1880, pagine 170

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a cura di Federico Adamoli

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   LA COMMEDIA.
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   3 nello accademie di Firenze, va ricordato per una ventina in circa di commedie, scampate più volte c recitate non senza plauso in parecchi teatri d'Italia.
   La nota particolare, chc le eontradistingue tra le rappresentazioni del tempo, non ; la novità dell'intreecio, non la varietà de'contrasti, o la natura comica de'ca-•atteri. Considerate sotto questo aspetto quelle rappresentazioni non vanno immuni èa diletti. Il pregio maggiore sta invece nella dizione. La forma delle commedie lei Fagiuoli è sempre facile, gaia e briosa. Si può dire, chc ritragga sempre il inguaggio quanto semplice, altrettanto etth'.ace così del contado come della città di Firenze. Nulla incontrasi in esse di quel fantastico, attinto al teatro spagnuolo, del ìale riboccano le commedie e i drammi di Jacopo e d'Andrea Cicognini, applauditi lai Goldoni ancora fanciullo. Tutto vi procede inveec conia maggior naturalezza del nondo e con una singoiar verità per ciò, chc si riferisce alle consuetudini, alle costu-nanze ed agli usi. La dizione prediletta del Fagiuoli e la prosa. Quattro soltanto delle v^enti commedie sono in versi, u Amore e Fortuna, Amore non vuole avarizia, l'Avaro L'unito, e un v<.ro Amore non vnole interesse ». L'insieme non è però nuovo. L'autore lo ha tratto, com'egli stesso dichiara, da altrettante commedie in prosa. Le lue ultime non ne scambiano nemmeno il titolo. Il poeta rinnovò in esse la prova .'atta dall'Ariosto nella u Cassaria » e ne' u Suppositi ». Dopo d'averle scritte in prosa le [riffece anche in verso con l'ommissione, se vuoisi, di qualche personaggio, ma senz'alterazione d'intreccio e d'azione. Più chc eommedie voglionsi però chiamar drammi per musica, quali gli ebbe a qualificare l'autore medesimo. Il verso è seni re facile, spontaneo, elegante; ma l'insieme de'componinienti non ha nulla li particolare, chc gli ponga al di sopra degli innumerevoli drammi del tempo.
   Luigi Riccobom, nato in Modena nel 1674, conobbe le condizioni sinistre del teatro, e ne rivolse l'animo alla riforma. Attore nelle compagnie eomichc, stipendiate f icsso in Germania, credette in sulle prime di riuscir nell'intento con la rappresentazione delle commedie antiehe e speeialmente del cinquecento. Deluso nelle speranze si fece egli stesso commediografo: ma rimpasti di rappresentazione in parte antiehe, in parte francesi, le sue commedie non si ebbero per lo più, che fischiate. Nò miglior sorte toccò alla sua u Storia del Teatro italiano », alle « Osservazioni sul Molière » e alla u Riforma del Teatro». L'esame poco esatto delle composizioni principali, la critica intemperante degli spettacoli in relazione alla morale e l'esclusione del ballo e degl'intrighi amorosi da'drammi, il voto infine d'abolire i teatri, perchè perniciosi al buon costume, ic fecero considerare siccome parti d'un ingegno malato. Morto nel 1753 in età di quasi ottant'anni lasciò fama d'attore molto applaudito, specialmente sulle scenc della Francia. Delle molte commedie, ch'egli lavorò per la maggior parte a musaico, si ricordano^ancora la u Moglie Gelosa » e la u Sorpresa d'Amore » , due componimenti, che in onta a'difetti, comuni alle rappresentazioni de'contemporanei, hanno il pregio d'una certa naturalezza nella condotta e di qnalche bella scena.
   Xon migliore di quella della commedia fu la prova della tragedia. Degli attori di professione non mancarono taluni, che trattassero improvviso anche argomenti di natura tutt'altro ehe ridicola. I canovacci del « Teatro delle favole rappresentative » dello Scala sono non solo di commedie, ma anche di tragedie. 1 soggetti furono spesso sacri, consigliati, non v'ha dubbio, dall'indole del secolo, inclinato a studiata ostentazione in materia di credenze religiose. Gli storici della letteratura ricordano tra'primi Giambattista Andreini, nato in Venezia nel lo78 e vissuto fin quasi a mezzo il secolo XVII. Attore e commediografo di professione, ammaestrato forse dalla madre Isabella, poetessa non ignobile e attrice assai applaudita sulle scene d'Italia c di Francia, lasciò parecchi drammi, riboccanti di tutte le ampollosità e le antitesi lambiccate del tempo. L'unico, clic ancor si ricordi c 1' « Adamo », meraviglioso non tanto per 1' intreccio e la forma, strani come di consneto c involuti, quanto per le figure gigantesche, che
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