LA COMMEDIA.
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rando lo eontese sostenute onoratamente dal Tolomei, dal Borghesi e dal Citta-lini. Campo a' suoi frizzi fu il u Vocabolario Cateriniano », messo all'Indice in Roma, arso per mano del boia a Firenze e causa a lui di bando e d'amarczz.) senza fine. Primo a introdurre il frizzo nelle quistioni filologiche, il Gigli eoi previsto d'ordinare e illustrare le voci c le maniere di dire, tratte dalle lettere di vinta Caterina da Siena, deride in esso l'Accademia della Crusea, la pronunzia ì la eittadinanza de' Fiorentini. Il genio conlieo, manifesto nel Vocabolario, traluce incor maggiormente da' caratteri del u Gazzettino », pubblicato la prima volta lai Fanfani nel 1S61, e si compendia in tutta la sua interezza nel u Don Pilone » 2 nella « Sorellina di Don Pilone », le due commedie per le quali il Gigli vuol essere annoverato tra quc'pochi, ma valenti, che hanno spianata la strada alla riforma del teatro italiano.
Buonafede è un vecchio, ammogliatosi in seeonde nozze eon una giovane e virtuosa donna. Uomo eredulo e faeilc a lasciarsi abbagliare dalle apparenze, accoglie in sua easa Don Pilone, un ipocrita e furfante di tre eotte. Mite e ragio-ìevolc eo' suoi e specialmente con due figli, un maschio e una femmina, avuti ' illa prima moglie, diviene duro e testereeeio non appena si fa ad usare familiarmente eoi nuovo ospite. Lo seeonda in tutto e per tutto la madre, una vecchia bacchettona, la quale non sa vedere altrimenti, che per gli ocehi del figlio. Poa ' Ione, impadronitosi con arti ingannevoli degli animi, riesee in breve a stornar le ìozze della figlia, a far eaeciare di casa, siceome un caparbio c uno scredente, il ìgliuolo e a strappare una earta di donazione di tutte le sostanze di Buonafede. K quasi ciò non bastasse abusa della ospitalità del buon uomo tanto da insiliamo all'onestà della moglie, finehè smascherato dopo una serie di frodi le più sozze, e riconosciuto per un furfante, già reo d'altri delitti, eade in mano alla giustizia e dà campo allo scioglimento dell'azione con la eclebrazionc delle nozze.
Col u Don Pilone » la eommedia si svincola dalle pastoie, che le avevano tolto di ìqriiìc ne' secoli precedenti. Nulla v'ha in essa, ehe aeeenni, eomc nel cinquecento, ili imitazione degli antiehi; nulla, che s'aeeosti a quella bizzarria fantastica d'intreccio e di forma, ehe eostituisee la nota caratteristica dell'arte nel secolo decimo settimo. La favola è sempliee, senza complicazione e arruffamento di avvenimenti molteplici e strani. L'azione si svolge naturale e spontanea, senzacnè /appaia non dirò lo stento, ma lo studio dell'arte. Il u Don Pilone » ritrae a meraviglia l'ipoerita del tempo, che s'insinua con la falsa pietà nelle famiglie, vi s'im-adronisec degli animi e termina col dar fondo alle sostanze altrui per arricchire se stesso e per isfogare ignoniiniosamente le proprie passioni. E chc l'autore desse nel segno, lo fece conoscere la rara fortuna, con cui la nuova commedia fu aceolta sulle seene. Rappresentata più volte a Pienza e nelle sale de' grandi in Siena ed ti Roma s'ebbe da per tutto gli applausi universali. Tra gli uomini più eminenti lolla Chiesa vi fu ehi la qualificò una vera missione contro gl'ipoeriti d'Italia. Stampata poi a istanza de' molti ammiratori, venne, si può dire, prima venduta, lite tolta da' torchi. Le eopie della prima edizione furono smaltite il giorno stesso, ia eui apparvero in pubblico.
L'invenzione non è però tutta del Gigli. Il u Don Pilone » rieorda, non v'ha dubbio, e assai da vieino il Tartuffo del Molière. Qualcuno senza forse aver letto nò uno, ne l'altro ha detto, che la commedia italiana e una versione della francese. Nulla di men vero. Clic il tipo del Gigli siasi esemplato su quello di Molière, lo confessa l'autore stesso. Ma il soggetto s'è così modificato, per non dire mutato, nel passaggio fatto da un idioma all'altro, che il « Don Pilone » riesce tutt'altra cosa dal Tartuffo. « Il dialogismo, scrive il Gigli, è tutto variato, l'idiotismo, la sentenza, il sale. Molte seene si sono aggiunte del tutto, molti episodi e tutti gl'intermedi, i quali sono una continuata satira contro la falsa pietà, espressi per via d'azione muta, all'uso de' Mimi antielii. Insomma leggi il Tartuffo o nel teatro di (olière, o nella traduzione italiana sotto l'istesso nome, e leggi il u Don Pilone ehe