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Storia della Letteratura Italiana
Il Seicento
Bernardo Morsolin
Francesco Vallecchi Milano, 1880, pagine 170

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a cura di Federico Adamoli

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   LA COMMEDIA.
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   eenzia senz altro lo sposo, elie promette di ritornar per la eena. Lia Pietro avea fatto il eonto senza l'oste. Contrariato da'parenti, che lo fanno catturare e mettere fin anco in prigione, è costretto a desistere da quelle per accomodarsi ad altre nozze più convenienti alla sua condizione. Sciolta la Tancia da ogni obbligo, la cosa muta interamente d'aspetto; e Ceeeo e Ciampino dopo una serie di sinistre vicende, in cui vanno incontro a paure, a bastonate, c per poco anche alla morte, finiscono col dar la mano, il primo alla Tancia e l'altro alla Cosa. La u Taneia » è divisa in einquc atti, inframmezzati da eori c preceduta dal prologo. Imitazione delle rappresentazioni rusticali del quattroeento non ha però certo intreccio, nò si raeeomanda gran fatto per il contrasto dei caratteri e la vivezza dc'sali. 1 personaggi sono tutti contadini all'infuori di Pietro e d'un parente eli costui, chc vi prende una parte affatto secondaria; ed hanno istinti e passioni quasi conformi. 11 riso, che talvolta vi si desta, non ha nulla di comico. Più che dalla natura intrinseca de'motti arguti e frizzanti, deriva da una serie d'equivoci, risultanti dal frantenderc, chc si fa da' contadini, delle voci cittadincsehe. 11 pregio principale sta tutto nella p ttura, ehe il poeta sa porgere de' contadini del Fiorentino. Nella u Tancia » vi sono ritratti a maraviglia l'idioma, gli usi, le abitudini, i costumi c tutta, a dir breve, la vita. Il metro stesso, eli' è l'ottava, non si diseonvienc a quella maniera di dialogo, eli'c semplice, piana e per lo più narrativa.
   Opera di maggior lena è la u Fiera ». Partita in cinque giornate può dirsi non ima, ma cinque commedie, divise alla lor volta in einque atti, preceduti da introduzioni e inframmezzati da eori molteplici e vari. L'autore si propose di rappresentare in essa gli aeeidenti, chc possono occorrere in una gran fiera. Nell'azione figurano personaggi d'ogni qualità, d'ogni età, e d'ogni professione; negozianti, bottegai, artigiani, mercatanti, cerretani, saltimbanchi, sensali, viaggiatori, agenti di possessioni, maestri, seolari, soldati, capitani, trombettieri, mendicanti, veeehi, giovani riechi, poveri, popolani, gentiluomini ed altri. E di eonserva a questi agiscono, l'arto, le fatiehe, la mercatura, il commercio, il negozio, le faecende, il sonno, l'ozio, il riposo, il guadagno, il godimento, la povertà, l'industria, la parsimonia, la bugia, il cambio, la senseria, il pegno, l'interesse, l'inganno, la frode, la rapaeità, l'ipocrisia, la virtù, la giustizia, le leggi, e non so quali altri personaggi allegorici, voluti dal mal gusto letterario del tempo. La soverchia lunghezza e prolissità del eomponimento, ehe, comunque partito in cinque giornate o commedie, costituisce un tutto indivisibile, darebbe senz'altro a conoscere, ehe la u Fiera » non è per il teatro. E ove ciò non fosse, non fatieherebbesi a dedurlo dalla natura stessa della rappresentazione. Non che la u Fiera » difetti di buone scene; ve ne sono, eome avverte il Fanfani, di u belle veramente e da reggere a qualsiasi martello » ; ma non per questo si può dire, ehe v'abbia azione drammatica. La favola manea d'intreeeio e di catastrofe. Il metro stesso, variato e difforme, non s'avvantaggia neppure della spontanea naturalezza dell'ottava della u Taneia ». Più che alla rappresentazione comiea direb-besi aeeoncio, anche per molti de' cori vispi spesse volte ed allegri, al fare apparentemente sbrigliato del ditirambo. Il poeta nella licenza al popolo ebbe a dire, ehe le einque giornate della Fiera erano lunghe assai
   E tediose e noiose infino a sera;
   ne ,o saprei qualificarle altrimenti. Tanto è prolisso, uniforme e monotono l'insieme dell'intreccio e del dettato.
   L'Emiliani non sa darsi paee, che la u Taneia » e la u Fiera » fossero seritte eol-rintendimento di fare sfoggio di fiorentinismi a beneficio del Vocabolario, che si stava compilando dagli Accademici della Crusea. Questa, eli'c pure un'asserzione del Salvini, si qualifica da lui per u una temerità, chc oltraggia il buon senso del Buonarroti, pereliè priva di u fondamento storieo ». Ma si fatta ragione, ch'egli adduee in prova al suo dire, c troppo puerile, perehè meriti d'esser rilevata. La