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Storia della Letteratura Italiana
Il Seicento
Bernardo Morsolin
Francesco Vallecchi Milano, 1880, pagine 170

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a cura di Federico Adamoli

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   LA DRAMMATICA.
   Bella faina si acquistarono Angelo Lotti, Giovanni Paglietti, Galeazzo Savorini, Francesco Matterazzi, Turi, Gansaclii, Luzzi e Benozzi, clic rappresentavano con ludo il Dottor Baloardo in Italia, a Parigi ed a Vienna. La maschera di Pantalone ebbe una serie d'interpreti valorosi in Luigi Benotti di Vicenza, nell'Arrighi, nel Collalto, nel Berlucei, nell'Alborghetti e nello Sticotti. A Parigi si procacciò [ausi ed onori l'empirico Mondor, che rappresentò per lungo tempo il Capitano S/iventa, e rese celebre nella sua compagnia la maschera di Tabarrino. A Nicolò Barbieri, detto il Beltrame di Verona, è dovuta la maschera del Tartaglia. Il Bian-eoletti, che riformò la maschera d'Arlecchino, era stato preceduto da Pier Maria Cecchini, protetto da Luigi XIII, e annoverato tra' nobili dall'imperator Mattia d'Austria. Il Cei'lone, setaiuolo napoletano, s'illustrò, non sai più se nel far da Pulcinella, o da dottor Fastidio. Al Fiorilli, ehe rappresentò sino all'età d'ottanta tre anni la maschera di Scaramuccia, si dà il vanto d'aver suscitato nel Molière l'amore alla commedia. Vuoisi anzi, che il francese attingesse dall'italiano la festiva arguzia de'sali e de'motti, de'quali seppe condire l'opere sue. I frizzi del Fiorilli, raccolti sotto il titolo di u Scaramucciane » è fama facessero le spese a parecchi commediografi. Degni interpreti ebbero in pari tempo le maschere del Notaio, di Meo-Patacca, e di Scapino.
   Darebbe in fallo ehi pensasse, che alla fama degli attori contribuissero le opere drammatiche del tempo. La smania della novità introdusse anche in questo lo stranezze, comuni agli altri generi della letteratura. Al dramma regolare, modellato sugli antichi, subentrò il dramma fantastico, ribelle ad ogni freno dell'arte. Alle commedie seritte si preposero volentieri le improvvisate, o a soggetto, già introdotte a Venezia da Francesco Cherrea, un avventuriere scampato al sacco di Roma. Di queste scrivevasi non più che il soggetto e una breve tessera, ove aecen-navasi alla favola e alla division delle scene. Il dialogo si lasciava per intero agli attori. Gli argomenti erano sempre di natura festivamente ridicola, dove le maschere tenevano il campo e avevano modo di sbizzarrirsi a loro talento. Quello che mancava, era il ritratto de'eostumi del tempo. Scomparsa per le miserevoli condizioni degli Italiani la famiglia, all'autore di tessere non restava che il lavoro della sola immaginazione. Propostosi di eccitare il riso, non badava s'esso fosse ragionevole, emanasse cioè da'oontrasti de'sentimenti e de'caratteri, o dall'ammasso delle seede, delle buffonerie e degli equivoci, a scapito anche della buona morale. La commedia, in una parola, si segregava dalla vita reale della nazione: nè il popolo, escluso da'teatri riserbati a'signori ed adotti, vi potea trarre profitto alcuno. ì compositori delle tessere, dette comunemente i canovacci, erano a un tempo anche attori e spesso i conduttori delle compagnie. Il difetto d'ogni pregio letterario ha fatto sì, ehe que'lavori cadessero dimenticati. Chi si facesse per altro a rovistare in vecchi scaffali, non faticherebbe a trarne fuori zibaldoni e repertori copiosi. Vuoisi ricordare sopra tutti il u Teatro delle favole rappresentative » di Flaminio Scala, una cinquantina di canovacci di commedie, opere eroiche, opere miste, opere reali, tragedie e pastorali, per le quali l'autore, vissuto al servizio dei Duchi di Mantova, tenne il campo in mezzo a'suoi contemporanei. Ricercato c letto con particolare avidità fu nel secolo decimo settimo il a Giardino, raccolta, tesoro, segreti, giochi, facezie, scherzi, passatempi », ch'era un zibaldone di quanto avevano improvvisato Mondor e Tabarrino. E un zibaldone e non più è la commedia dei « Tre Gemelli Veneziani », rapppresentata nel 1741 in modo inarrivabile da tutti gli attori, e specialmente dal Collalto, che ne fu l'autore, dalla Pacelli e dal Marignano. Lasciati in disparte, perchè poveri d'invenzione e d'intreccio e identici per lo più ne'earatteri delle maschere, chc ricomparivano quasi costantemente sulle seene, i canovacci corsero per le mani degli attori fino a'tempi per lo meno, in eui si prese a riformar la commedia. Chi si facesse ora a rileggerne gli seartafacei, non potrebbe di eerto acquietarsi a quel ridicolo grossolano, ehe solletica non l'intelletto, ma i sensi, a quc'lazzi c a quella scurrilità, chc muovono a nausea;