Stai consultando: 'Storia della Letteratura Italiana Il Seicento', Bernardo Morsolin

   

Pagina (80/179)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (80/179)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Storia della Letteratura Italiana
Il Seicento
Bernardo Morsolin
Francesco Vallecchi Milano, 1880, pagine 170

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Progetto OCR]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   la satika.
   7 J
   ;on le scampagnate e co'passateuipi d'ogni maniera. Ebbe amici c ammiratori in ^ni ceto, dal patrizio all'artigiano, dal dotto all'idiota. Gli si mantenne tra' più iidi il Lippi, elie s'ebbe da lui il « Cunto de li Cunti » una fantastica narrazione a; Moletana, da cui fu tratta per buona parte la tessitura del u Malmantile ». Le iccoglienze de'Toscani non valsero però a cacciargli di niente la memoria di Roma, ll'egli visitò assai di frequente c rielesse a stabile dimora nell'ultimo deeennio della sua vita.
   11 Rosa coltivò, come se detto, tre arti ad un tempo, la musica, la poesia e la : ttura ; e i vizi, de' quali si contaminavano da'mestieranti dell'età queste tre divine sorelle, gli porsero argomento ad altrettanti componimenti satirici. Nella u Musica » a avventa implacabile eontro la soeietà specialmente di Roma, che tollerava, allettata da'eautori, i più detestabili abusi. A'suoi versi infnoeati son fatti segno •a corte, il teatro, la chiesa, insudiciati da' musiei, e il vezzo inumano della evirazione, eontro eui tuonava cent'anni più tardi il Parini. Nella u Poesia » inveisce contro l'effeminatezza dello stile, l'abuso delle iperboli, i traslati, i paralleli,
   Le parole ampollose e i detti oscuri.
   Lo muove a sdegno lo sciame de' poeti, adulatori ed empi, che eontrove-nendo alle inelinazioni naturali scombieeherano c pubblicano versi insulsi sovra i più melensi argomenti. Gli destano la nausea quegli sciamannati, ehe per parere tiìosotì e sapienti
   Se ne van per le strade unti e bisunti, Stracciati, sciatti, sìicidi e barbuti, Con chiome rabbuffate ed occhi smunti, Con scarpe tacconate e collar storto, Ricamati di zacccire e trapunti.
   E de'suoi frizzi punge non solo i poeti de'tempi suoi, quali l'Acliillini e il Marini, ma quelli ancora dell'età precedenti, ehe o spesero l'ingegno in frivoli soggetti, quali
   Il Berni, il Mauro, il Lasca ed il Burchiello,
   o adularono, ne'loro poemi, qualehe potente famiglia, tessendone le più fantastiche genealogie. Il Rosa non risparmia i soliti a menar vanto de'titoli aecadcmiei; irride < li Oziosi,
   Gli Addormentati, i Rozzi, gli Umoristi, Gl'Insensati, i Fantastici e gli Ombrosi;
   morde eoi Tassoni gl'imitatori servili, i plagiari pedanti, ehe si fan belli della roba altrui, i ristoratori delle forme viete e antiquate, i critici appassionati e in particolar modo i cruscanti,
   Che con censura sciocca ed arrogante Al poema immortai del gran Torquato Di contrapporre ardiscono il Morgante.
   E l'ira s'infiamma ancor più, quando pensa, che i poeti de'tempi suoi dimenticavano quell'apostolato di civiltà, a cui avrebbero somministrato larga materia la miscredenza de'popoli, la tirannia de'principi, le ingiustizie de'tribunali e le malversazioni de'governi. La u Pittura » è una invettiva ugualmente virulenta eontro lo sterminato numero di quelli, che trattavano più per mestiere, ehe per naturale inclinazione il pennello. Il Rosa se la prende eo'pittori del suo tempo, ehe igno-