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Storia della Letteratura Italiana
Il Seicento
Bernardo Morsolin
Francesco Vallecchi Milano, 1880, pagine 170

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a cura di Federico Adamoli

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   capitolo quarto
   LA SATIRA.
   Traiano Boccalini Jacopo Soldani — Antonio Malatesti — Salvatore Rosa — Francesco Lazzarelli — Lodovico Adimari — Benedetto Menzini — Lodovico Sergardi — I Favolisti.
   Intendimento principale dell'epopea eroicomica nel seicento fu, come s'è veduto, la satira or dell'arte politica, ora della letteraria, e ora de' costumi. Il Tassoni, il Bracciolini, il Lippi, il Forteguerri non si guardarono dal gettar il ridicolo quale su' principi, quale su' cortigiani, e quale su' poeti del secolo. Ma la satira, che si manifesta nella a Secchia Rapita », nello « Scherno degli Dei », nel u Malmantile Racquistato^» e nel « Ricciardetto, » non è, che un ingrediente nella manifattura de' poemi. È l'ingrediente stesso, che traspare, benché in modo più accessorio, dal u Morgante Maggiore » del Pulci, dall' u Orlando Innamorato » del Berni e dal u Furioso » dell'Ariosto. Il primo a trattare esclusivamente la satira nel seicento fu Traiano Boccalini, nato in Loreto il 1556. Nulla è a credere gli giovasse a rilevare i difetti del tempo, fatti segno a'suoi frizzi, quanto la vita, ch'egli osservatore attento ed acuto ebbe a menare in mezzo ad uomini, diversi d'indole, di grado, di aspirazioni e d'ufficio. Agli studi non dette opera che alquanto tardi, distoltovi negli anni primi dalle condizioni poco prospere della famiglia, bisognosa del frutto de' suoi lavori. A Bologna, a Padova, a Roma, ove attese alla giurisprudenza, non lasciò di coltivare le lettere, alle quali si sentiva particolarmente inclinato. Necessitato a guadagnarsi il pane col sudore de' propri studi fermò stanza in Roma, ammirato e protetto per la svegliatezza dell'ingegno e per la moltiplicità del sapere da parecchi tra' cardinali e tra gli uomini insigni per dottrina c per grado. Precettore privato il Boccalini ebbe tra'discepoli quel Guido Bentivoglio, che fu poi cardinale, diplomatico e scrittore eminente; amministratore della Santa Sede resse il governo di Benevento, d'Argenta, di Matelica, c di Sassoferrato ; giudice in Campidoglio rese giustizia a' cittadini e tenne u maneggio di cose pubbliche in Roma ». E da Roma servì in ugual tempo la Signoria di Venezia; coadiuvò il Sarpi, di cui fu amicissimo, nella difesa della Repubblica dagli attacchi di Paolo V; tenne d'occhio i raggiri del governo di Spagna. Sospetto al Tribunale del Sant'Offizio, inviso alla polizia papale, in odio alla spagnuola, riparò poc'oltrc i cinquanta cinqu'anni in Venezia, ove morì nel novembre del 1613.
   11 Bocealini fece segno a' suoi studi due capi principali, la letteratura cioè e la politica. I suoi concetti intorno a quest'ultima si raccolgono nelle u Lettere politiche » e ne' u Commentari » sugli Annali di Tacito, due opere, che edite insieme, corrono sotto il titolo di ii Bilancia politica ».T1 fine, che vi si manifesta, è tutto pratico. « Il Boccalini, scrive il Mestica, prendendo occasione dalle sentenze più notabili dello scrittore latino, viene passando a rassegna le azioni de' principi
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