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Storia della Letteratura Italiana
Il Seicento
Bernardo Morsolin
Francesco Vallecchi Milano, 1880, pagine 170

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a cura di Federico Adamoli

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   CAPITOLO TERZO.
   Amante del viaggiare, come l'Algarotti, visitò l'Italia, la Francia e la Germania, e vi conobbe il Voltaire e gli altri ingegni più celebrati del tempo. Critico, usurpò in letteratura una lama ehe non lo beguì oltre la tomba. Il suo scritto sull' « Entusiasmo » i u Dialoghi sull'amore, » il u Saggio d'Eloquenza » il « Discorso sulla tragedia italiana e sulle tragedie dell'Alfieri », il « Risorgimento in Italia negli studi, nelle arti c ne' costumi dopo il mille », le u Tragedie » e in modo particolare le u Lettere Virgiliane », ove svillaneggiò, dicendo talvolta anche il vero, il nome e le opere di Dante, gli guadagnarono con' la riprovazione universale una soverchia e forse ingiusta dimenticanza.
   Come Arcadi, l'Algarotti c il Bettinelli si dilettarono sopra tutto di quella maniera di versi sciolti di cui aveva dato l'esempio il Frugoni e s'era acceso più volte d'indignazione il Barctti. Il libretto de' u Tre eccellenti autori » o delle epistole in verso sciolto del Frugoni, dell' Algarotti e del Bettinelli, proposto e mantenuto quale modello di bello scrivere per quasi cent'anni, ò un saggio di quanto potesse ne' tre poeti un'ambizione smodata, accoppiata ad un gusto estremamente corrotto. All'opera guasta de'trex si può applicare per altro l'adagio: a tutto il male non viene per nuocere ». E a credere derivasse particolarmente per essa l'opposizione al reo gusto, che s'incominciò contemporaneamente dal Varano e dal Gozzi, e si compiè successivamente dal Parini, dall'Alfieri, dal Monti e dal Foscolo.