Stai consultando: 'Storia della Letteratura Italiana Il Seicento', Bernardo Morsolin

   

Pagina (72/179)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (72/179)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Storia della Letteratura Italiana
Il Seicento
Bernardo Morsolin
Francesco Vallecchi Milano, 1880, pagine 170

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Progetto OCR]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   LiKlCA.
   63
   Metastasio c del Rolli. V' ha qualche cosa chc ondeggia, come ebbe a notare il Carducci, tra il fare idilliaco del Marini e 1' arcadico del Menzini. Al naturalismo toscano, derivato al poeta dall'educazione, sembra accoppiarsi in esse la galanteria de' Francesi. La morte prematura del Crudeli, arso vivo per sentenza del Sant Ofhzio, lo scusa in qualche modo dal desiderio, ch'esse lasciano, d'una forma più elegante. Pubblicate non dall'autore, ma dagli amici, che le tenevano a mente, non ebbero, come si crede, l'ultima mano. Il Crudeli tentò d'infondere all'ode movimenti più liberi che non i contemporanei; e anche di ciò gli si vuol saper grado.
   Uno de più fecondi tra gli Arcadi è senza dubbio Innocenzo Frugoni di Genova, prima claustrale, poi prete di vita sregolata. I critici additano in lui il poeta che tentò di ringagliardire il languido scrivere della scuola con argomenti, con istile e con immagini, che uscissero alcun poco dell'ordinario. E la sua fu detta per ciò la terza maniera d'Arcadia. Vissuto lungamente a Parma, ove morì nel 1768 in età di sessantasei anni, verseggiò sopra argomenti, talvolta futili, ma d'ogni genere, com'era il vezzo de' tempi. I nove volumi di poesie, ch'egli stampò splendidamente co' tipi del Bodoni, riboccano di sonetti eroici, sacri, lirici, amorosi, bcrnieschi, gonfi di forma, ma poveri di pensiero. Pregevoli per una certa vivacità di fantasia sono le canzonette, e quelle specialmente in ottonari, che il poeta sa maneggiare con facile c disinvolta maestria. Languida imitazione de' Francesi, difettano per altro della fine delicatezza del Metastasio e del Rolli. Più che l'affetto interno, è ritratta in esse la vita esteriore, o a dir meglio quel sensualismo snervato de' cavalieri e delle dame, che fu ripreso così acremente dal Parini. E vanto particolare del Frugoni l'aver introdotto tra gli Arcadi l'uso del verso sciolto, così biasimato dal Baretti. Ma il suo non è un verso sciolto, dove d concetto si contemperi all' armonia; è un verso, che si piace più che altro degli epiteti, vuoti d'idee, ma reboanti di suono. Trascurato nella versificazione, cascante nello stile, semibarbaro nella lingua, il Frugoni fu lodato, quanto forse
   pochi altri, da' contemporanei. Il Monti non dubitò di salutare in lui il poeta, che
   *
   Trattando la maggior lira di Tebe, Emulò quella di Venosa; e fece Parer men dolci i savonesi accenti; Padre incorrotto di corrotti figli, Che prodighi d'ampolle e di parole Tutto contaminar d'Apollo il regno.
   E il Monti, e l'Alfieri e qualche altro, così innanzi nel sentimento del bello, tiou seppero smettere, anche innanzi con gli anni, ogni reminiscenza del far frugoniano.
   Sulle orme del Frugoni camminò il ferrarese Onofrio Minzoni, che costituì da principio 1' ammirazione del Monti, e fu poi noto nelle scuole sino a mezzo il secolo deeimonono per un sonetto sulla morte di Cristo, che meritò un commento,
   0 lezione del Foscolo. Ma i due campioni che lo assistettero maggiormente nel compito funesto, furono Francesco Algarotti e Saverio Bettinelli. L'Algarotti, nato i*i Venezia nel 1712 e morto in Pisa nel 1764, salì in fama sopra tutto per cert scritti, briosi, se vuoisi, per una certa forma abbagliante, ma leggieri di pensiero e dimenticati, se così si può dire, con lo scomparir dell'autore. La sua conoscenza, anche superficiale, delle scienze, delle lingue, delle arti belle, il suo « Newtonianismo » per le dame, tradotto ne' più colti idiomi d'Europa, i « Saggi »,
   1 u Discorsi militari » e i « Viaggi » lo resero caro a Benedetto XIV, al Re di Sassonia, al Re di Prussia, che gli eresse il monumento nel Campo santo di Pisa, al Voltaire, agli uomini insigni e al bel sesso d'Europa, percorsa da lui e visitata più volte. Il Bettinelli, mantovano, morto a novant'anni nel 1808, ebbe grido ugualmente di scrittore vario, multiforme, vivace, erudito, ma scorretto c ineguale.