LIRICA.
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sonetti dello Zappi comparvero per oltre un secolo in tutte le raccolte e in tutto le antologie, proposte a modello di perfetta poesia. Ne si può dire ancora che dopo quasi duecent'anni tornino ingrati, in onta a quella loro maniera concettosa o studiata, i due bei sonetti su Giuditta e sul Mose di Michelangelo.
Arcade, ma immune da' difetti clic contaminarono la scuola, fu Eustachio Manfredi, morto in Bologna, ove nacque, nel 1739 in età di sessantacinque anni. Le cure dell'Istituto bolognese ch'egli stesso fondò, le ripetizioni delle pubbliche lezioni a' propri condiscepoli, e via via la cattedra delle matematiche nella Università della sua patria, e la direzione del collegio di Montalto, e la vita, dedita begli ultimi anni all' astronomia e all' idrostatica, non tolsero a lui d'alternare le meditazioni scientifiche con gli scritti poetici. Le sue rime non si differenziano, quanto agli argomenti, da quelle degli Arcadi; lauree, oratori sacri, monache, battesimi, nozze, morti, sono i temi ch'egli tratta di preferenza. E pure le sue poesie si leggono ancor volentieri. Di lui, paragonato agli Arcadi contemporanei, può affermarsi ciò ehe il Berni soleva dire di Michelangelo messo a confronto de' Petrarchisti del cinquecento. Ne' sonetti e nelle canzoni del Manfredi non v'hanno ¦ arole, ma cose: v'ha pensiero profondo, e, quel che si desidera indarno negji altri affetto vero e sentito. La stessa critica moderna, intesa sopra tutto a disfare ciò che fu edificato dagli antichi, non osa sconoscere la bellezza del sonetto e della canzone per monaca, che si credono scritti per donna amata ardentemente dal poeta: nè sa non ammirare il sonetto u per la nascita del Principe di Piemonte », gravido di pensieri e di sentimenti, nuovi veramente ed insoliti in un'età vana e insensibile a ogni concetto di prosperità nazionale.
Gol Manfredi si chiude la prima generazione degli Arcadi, eh'è quella de' fabbricatori di canzoni e di sonetti. La seconda è rappresentata invece dal Me-tastasio e dal Rolli, i quali, smessa la gara del sonetto, divengono, come ben avverte il Carducci, « i veri corifei della canzonetta: due membri di quel paese cioè, ove più molle e quasi cascante è l'infiession delle voci: concittadino l'uno di san Francesco, che al secolo intonava ballate d'amore per le vie, e in religione l'inno al sole dal letto di morte: concittadino l'altro di Jacopone, che per varietà di versi e di metri fu quasi il Chiabrera del secolo decimoterzo: cresciuti ambidue alla scuola del più disgraziato verseggiatore italiano, il Gravina; am-bidue da principio improvvisatori, laboriosi compositori da ultimo: vissuti ambidue il fior degli anni in paesi di lingua germanica. » A Paolo Rolli nato in Roma nel 1G87, fu padre un borgognone e madre un'Arnaldi, patrizia di Todi. L'arte d'improvvisatore, alla quale si abbandonò negli anni dell'adolescenza^ lo rese caro da prima al Bolingbroke, il peroratore della causa degli Stuardi in Roma, e ' oi allo Stecrs Sembuch, che lo condusse di circa vent'otto anni a Londra. L ufficio di maestro di toscano alla famiglia reale, rimunerato con lo stipendio di quattrocento scudi, ma scarso al vivere sul Tamigi, non impedì a lui d'insegnare in pari tempo alle famiglie nobili. Accompagnò al magistero lo studio della poesia. Invitato dalla reale Accademia di musica, compose parecchi melodrammi. A' dieci, ch'egli pubblicò nel 1744, prepose, emulo del Metastasio, il titolo u di poeta di Sua Maestà Britannica ». Superbo, solea menar vanto dello stile non sentito ancora in Italia, non senza lagnarsi che V abilità sua per tali componimenti notissima nelle regioni transalpine, nella sola Italia fosse ignorata ancora. Queste millanterie non garantirono per altro a' drammi i pregi, che s'arrogava Fautore. Più che dell'ispirazione, sono il portato dell'invidia e del calcolo. Mancanti non dirò d'intreccio drammatico, ma d'ogni spirito poetico, si rivelano invece, anche a' meno esperti, duri, ineleganti, stranamente prosaici. Il Rolli stesso non si guarda dal dichiarare al Frugoni che il movente dell'estro è in lui l'amore al danaro, e il desiderio di vincere, se fosse stato possibile, la fama del Metastasio.
Nuovi guadagni gli procacciarono l'edizioni de' classici italiani. Le u Satire dell'Ariosto », il « Lucrezio del Marchetti », il « Pastor fido del Guarini », le