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Storia della Letteratura Italiana
Il Seicento
Bernardo Morsolin
Francesco Vallecchi Milano, 1880, pagine 170

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a cura di Federico Adamoli

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   5() capitolo tLkzo.
   fino equivoco, e falso. Veecliio, si rivolse alla poesia saera, fidente di conseguire per essa la immortalità della faina.
   Muse, cerchiami su non bugiardo colle Vita immortai, dove la vita esangue Donare altrui la vera vita volle.
   Sacro pregio di spine unqua non langue: Chi poggia sul Calvario al ciel s'estolle: Si lee l'eternità nel divin saligne.
   I versi d'argomento religioso costituiscono un grosso volume, diviso dall autore in due parti. L'una si compone di sonetti, di madrigali e di canzonette sul Rosario: sono cioè meditazioni sui misteri della religione, atfetti e divozioni alla Vergine e al Cristo. L'altra si divide, se così si può dire, in trattati, ciascuno de' quali risulta di nove sonetti, preceduti da un inno. Gli argomenti che vi si trattano, sono u Dio uno, trino, creatore, uomo, figlio di Maria, paziente, trionfante. » Non direbbe il vero ehi al Lemene negasse potenza d'ingegno. Ma questo ingegno è piuttosto d'uno scolastico, assuefatto alle disquisizioni teologiche e pretendente all'esattezza del linguaggio dogmatico, che di un poeta. In que' sonetti è scambiato l'ampolloso per il sublime, l'oscuro per il misterioso, l'artificioso per il peregrino, la simmetria delle immagini e delle parole per la ispirazione poetica. Quanta differenza tra il Lemene che sfiora appena e eon non troppa esattezza scientific i i dogmi della religione, e l'Alighieri ehe affronta e svolge con ispontaneità, con chiarezza , con precisione e eon sentimento vivo e profondo le verità e le qui-stioni più astruse della teologia !
   Meno conosciuto, ma più ispirato del Lemene, è Giambattista Cotta di Cavai morto a sessantacinque anni nel 1733. Arcade, anch'egli cantò Dio, traendo i concetti per lo più dalla Bibbia. I suoi versi saeri, lodevoli per precisione di linguaggio teologico, difettano in generale d'ispirazione poetica. E ispirazione desiderasi ugualmente nelle canzoni sulla luce, sulla rugiada, sul mare, sulle fonti, sulle gemme, sul vento, ov'è pure esatta e corretta la forma scientifica. Inferiore senza fine al grado e alla fama, conseguiti in suo vivente tra gli Arcadi, è Giammaria Crescimbeni, poeta slombato ed insipido, morto in Roma nel 1728. Ricordato ancor più ehe non è, sarebbe eerto Giambattista Zappi d'Imola, se la istituzione ed i tempi non ne avessero traviato l'ingegno. A Roma, ove si recò giovanissimo c preceduto dal grido procacciatogli dalla laurea in giurisprudenza, conseguita in Bologna a soli tredici anni, fu de' primi a suscitare la meraviglia degli Arcadi del Bosco Parrasio. In una sua declamazione in prosa d'argomento futile e insipido, letta nel luglio del 1695, e giudicata u cosa nuova e peregrina », si parve, se così si può dire, 1' aurora di una fama, che dovea aeeompagnarlo ognor più crescendo fino all'anno 1719, in cui venne a morte di soli quarantasett'anni. De' tre metri, usati dagli Arcadi, il Zapni predilesse il sonetto.. Gareggiò in questo genere di componimento eon Faustina Maratti, la bella e virtuosa donna ehe gli fu moglie e compagna ne' facili e ambiti trionfi. Povero d'ispirazione, tolse gli argomenti dalle occasioni che gli si presentarono, di monacazioni, di battesimi, di nozze. Il Baretti lo disse per ciò u il poeta favorito di tutte le nobili damigelle, che si fanno spose, che tutte lo leggono un mese prima e un mese dopo, ehe si fanno spose. » Alla sterilità della vena supplì per lo più con lo studio ; e u i suoi smaseolinati sonettini, pargoletti, piccinini, mollemente femminini, tutti pioni d amorini, » compendiano in sè stessi freddure, le arguzie, le lambiccature e le grazie più ricercate dell'Arcadia. Fu vaticinato dal Baretti, ehe il nome del Zappi u lezioso, galante inzuecheratissimo » avrebbe galleggiato un gran tempo sul fiume Lete, » e non si sarebbe affondato fintanto ehe non fosse cessato u in Italia il gusto della poesia eunuca. » E d vaticinio non lasciò d'avverarsi. Parecchi