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Storia della Letteratura Italiana
Il Seicento
Bernardo Morsolin
Francesco Vallecchi Milano, 1880, pagine 170

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a cura di Federico Adamoli

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   LIRICA.
   5:)
   e molte lodi do' contemporanei, e segnatamente del Gravina chc levò a ciclo , ìomento e propose a modello 1' a Endimione » una favola pastorale, dettata a istanza li Cristina di Svezia, che ne fu, se così si può dire, l'ispiratrice e v'inserì persino le' vers' Il fare pindarico, nel quale si lusingava di lasciare un'orma assai vasta, ion è tale, chc gli conceda di tenere il campo al di sopra del Chiabrera. Le stesse noditicazioni, introdotte nella sua prima maniera di pnetarc dopo la dimora in Roma, non bastarono a purgarlo interamente da' difetti che costituiscono la ca-atteristica dell'arte nel seicento. Anche ne' versi della seconda maniera non mancano di tratto in tratto le forme esagerate e preziose. E l'esempio di Pindaro non fu così valido da preservarlo d'altra parte da quel non so che di leggiero, di monotono e di slombato , che è tutto degli Arcadi. Il Guidi, a considerato nei suoi tempi, è uomo, come bene avvertiva l'Emiliani, che con una mano si attiene illa scuola de' Marinisti, con l'altra a quella degli Arcadi; è un poeta anfibio, ;he si trova comodo in ambidue le sette, che pretendevano d' essere agli antipode » Morto improvvisamente a Frascati nel 1712, il Guidi fu trasportato e deposto in Sant' Onofrio di Roma. Il Leopardi in una visita a quella chiesa non sapeva rattenere le lagrime alla vista della tomba del Tasso. Quello che lo lasciò freddo, fu il monumento del Guidi. Era forse un eco della sensazione prorata in altri momenti alla lettura delle odi di lui. u Fui a visitare, scriveva a ' irlo suo fratello, il sepolcro del Tasso e ci piansi. Questo è il primo c l'u-qìco piacere, che ho provato in Roma. » « Vicino al sepolcro del Tasso , proseguiva, è quello del poeta Guidi, che volle giacere prope magnos Torquati cineres, ime dice l'iscrizione. Fece molto male. Non mi restò per lui nemmeno un sospiro. A.ppena soffrii di guardare il suo monumento, temendo di soffocare le sensazioni she avevo provate alla tomba del Tasso. »
   La storia letteraria annovera tra' primi e più autorevoli che dettero il proprio nome all'Arcadia, il Filieaia e il Guidi. Questo fatto non valse per altro a far confondere i due celebri lirici con quella turba di Tirsi, di Menalchi e di Me-ibei/ ch'empirono de' loro belati pastorali i luoghi tutti d'Italia. Il Filieaia e il Guidi, in onta alla loro tenerezza per le adunanze degli Orti Farnesiani, vogliono considerarsi piuttosto continuatori della scuola del Chiabrera e del Testi, che campioni d'Arcadia. E dal Guidi e dal Filieaia non devesi disgiungere Carlo Maria Maggi, nato e morto a Milano il 1699 in età di sessantanove anni. Segretario del Senato, alternò le cure dello stato con gli esercizi letterari. Il suo nome va raccomandato particolarmente a una serie di satire e commedie in dialetto milanese, ove spiccano, creazioni di lui u i tipi del Meneghino, buon pastricciano, servitor curioso e credenzone, c di Donna Quinzia, vecchia dama, orgogliosa del suo blasone. » De' componimenti in volgare non vogliono dimenticarsi i molti epigrammi tradotti dal greco e tassellati di arguzie moderne , e i drammi dettat' per l'arrivo de' nuovi governatori, non immuni di frizzi salaci e scurrili. Il Muratori, chc fu ammiratore e amico del Maggi, lodò soprattutto i sonetti, belli Qon tanto per l'elettezza della forma, quanto per la nobiltà de'pensieri. Meritano particolare menzione i pochi, ma vigorosi, indirizzati all'Italia; dove il poeta si duole che anche i rari conoscitori del male comune si curassero del proprio e non dell'altrui salvamento.
   Arcade nel senso genuino della parola è Francesco Lemene di Lodi, morto nel 1704. Seguace in giovinezza della scuola del Marini, uscì in componimenti, ampollosi di forma e sdolcinati di sentimento. Accortosi dell'errore, lasciò gl'imitatori di Pindaro per cooperare con gli Arcadi al ristoramento dell' arte. Pochi accolsero e attuarono al pari di lui il principio che u la poesia e arte di verseggiare per fine di diletto. » I suoi componimenti sono per lo più sonetti, madrigali e canzonette, i metri prediletti a' pastori d'Arcadia. Può dirsi che in essi l'artifizio sia tutto, nulla la materia e il sentimento. Frivolo ne' soggetti, d'argo-acnto per lo più pastorale, riesce manierato, concettoso, sbiadito e talvolta pcr-
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