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Storia della Letteratura Italiana
Il Seicento
Bernardo Morsolin
Francesco Vallecchi Milano, 1880, pagine 170

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a cura di Federico Adamoli

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   C M'ITOLO TKUZO.
   non d'1111' Italia vera e reale, ma d'un' Italia immaginaria e fuori della coscienza del poeta. 11 Filicaia non ha dato molto come poeta nazionale: ha dato però quel tanto chc comportava il suo secolo, c che altri, in condizioni men tristi di lui, non ebbero neppure il cuore d'osare: ha tentato di ridestare, non foss'altro, il nome dell'Italia, sconfessato, o per lo meno dimenticato da' più.
   Fu detto chc dall'universale naufragio a cui soggiacque nel seicento l'arte italiana, si salvassero, unici fra tutti, i poeti e i prosatori toscani. Vero forse nel generale, non pare che questo giudizio si possa accogliere cosi su due piedi no' particolari. Dal comune è forza eccettuare, per lo meno, il Filicaia. Nelle poesie così politiche come d'argomento religioso, o vario, si rivelano, secondoclic fu saggiamente avvertito, due maniere, o due scuole. La prima sente, per così dire, della tumidità del seicento, e s'incontra con poca difficoltà in que' componimenti chc gli era forza dettare in certe occasioni di feste accademiche, o in lode d'uomini, il cui carattere e le cui azioni non potevano trovare un eco nell'anima sua. Pare chc il poeta cercasse di supplire al difetto d'inspirazione eon quel non so chc di prezioso, d' affettato e di gonfio, eh' era la caratteristici dell'arte all' infuor di Toscana. Quale concetto, se non povero o nullo, poteva avere il Filicaia, probo ed onesto, di Leopoldo 1, il vigliacco c imbecille imperatore chc, tormentato dall'invidia, accoglieva freddamente il Sobicscky, trionfatore de' Turchi presso Vienna ? E di questa povertà o nullità di concetto fa testimonianza non dul>ia la canzone a quel coronato
   Del Cristian mondo fortunato Atlante, Che il sacro imperio sulle spalle altere
   porta: eome fra quelle di soggetto sacro non vuoisi pretermettere l'ode a San %a-nobi, dedicata agli Accademici della Crusca. Nulla tu senti in esse, che sgorghi dall'affetto. Quelle che vi tengono il campo, sono le iperboli tronfie, è l'enfasi sonora, ma vuota, alla quale parve sacrificare talvolta il poeta più per accomodarsi al gusto del secolo, che per intima persuasione, derivatagli dalla serietà degli studi. La seconda maniera, che ritrac del fare più temperato e corretto della scuola toscana, si manifesta invece negli argomenti gravi, che aveano potenza d'infiammarlo veramente e di commuoverlo. Ne' componimenti di questa natura il Fdieaia non e più il faeitor di versi chc si briga di supplire alla povertà de' pensieri con le smancerie della scuola predominante da un capo all'altro della penisola: e invece il poeta che, preso di vivo entusiasmo, sa trasfondere nel soggetto tutta l anima del padre di famiglia, del cittadino c del credente.
   Le canzoni del Filicaia, specialmente sulla liberazione di Vienna, eome i sonetti all'Italia, si attrassero per qualche tempo l'ammirazione, che fece guardare ad essi siccome a un modello perfetto di poetare. E veramente, chi, più che in loro stesse, le considera in relazione a' tempi in cui furono scritte; ehi le raffronta cioè eo' componimenti de' contemporanei, slombati per lo più di pensiero e di forma, non può non lodarsi di un uomo che pose l'opera e l'ingegno a rianobi-lire le Muse, fatte vili mancipie dell'ipocrisia e dell'adulazione. Del resto il Fili-caia non è il poeta dalla vena facile e copiosa. Nell'accento profetico ch'egli assume, e nel sacro furore, da cui vuol farsi credere invaso, si rileva qualche cosa di contorto, di stentato, di non naturale e spontaneo. In lui e difetto principale l'abuso delle ripetizioni, delle interrogazioni, di quell'enfasi, insomma, che sembra rompere talvolta in urli e strida. Caldo d'immaginazione e armonico nella distribuzione, se vuoisi, delle rime e de' numeri, ha comune col secolo in cui visse, l'artifizio rettorieo.
   Più giovane del Filicaia è Alessandro Guidi, nato in Pavia nel 1650. Protetto da' Farnesi di Parma, ove si trasferiva poco più che trilustre a proseguirvi gli studi incominciati in patria, si fece ammirare, alunno ancora delle scuole,