t' capitolo skcoxdo.
lo vicende di nn intico castello, in riva alla Lora , famoso por lo tradizioni di vecchi fatti d' armi. Vero plagio anch' esso del Malmantile per 1' indole del soggetto e per una certa copia di proverbi fiorentini, che ne diffìcultano la intelligenza, vuoisi ricordare, non foss'altro, per la naturalezza delle descrizioni topografiche del Mugello, per la eleganza dello stile, per la rapidit i delle imma-ini e per la vivacità degli episodi, non immuni però talvolta di frizzi e di sconcezze ripugnanti al corretto costume. '
La sorte legl'imitatori del Tassoni, del Bracciolini c del Lippi non fu diversa da quella de' plagiari dell'Ariosto e del Tasso. I loro poemi, senza misura e senza scopo, finirono col cadere nel più alto discredito. Chi seppe svincolarsi dalle pastoie comuni, fu Alessandro .Marchetti, nato in Pontormo nel 1632. Una certa inclinazione a canticchiare fin da giovinetto di Erminia e d' Armida , tramutatasi successivamente in un bisogno di tirar giù ottave c sonetti all' improvviso, gli fecero smettere da prima la professione di mercante e poi gli studi della giurisprudenza c della filosofia. Stimolato dal Borcfli, chc aveva avu-ta occasione di ammirarne l'ingegno facile e sveglio, non tardò a innamorarsi della scienza. Professore nello Studio di Pisa, poco oltre i venticinque anni, lesse da prima filosofia, quindi logica, e successivamente u filosofia ordinaria, come la chiamavano, e straordinaria, finche nel 1677 successe nella cattedra di matematiche al Porcili, alle cui lezioni anche aveva negli antecedenti anni supplito. >? Mori dopo un lungo e costante 'insegnamento in Pontormo nel 1714. Scrittore fecondo, il Marchetti, ch'ebbe a disputare non poco col Viviani c col Grandi, lasciò molte opere di matematica, per buona parte in latino. Solito ad assalire dalla cattedra la scuola contraria al Galileo, ebbe accuse di novatore, che non attecchirono, nò gli tolsero d'insegnare benvoluto e onorato sino alla morte. Professore fu, secondo il Carducci, u quel eli' oggi direbbesi un volgarizzatore della scienza », lodato soprattutto per la lucidità della esposizione; u ma sceso della cattedra e considerato come scrittore, le opere matematiche di lui au nulla contengono, scrive il Fabroni, clic dopo i trovati del Galileo, del Torricelli, dell'Ugenio e°del Viviani abbia pur d'un punto ampliato la scienza. »»
Lo studio della scienza non tolse al Marchetti di proseguire nel culto della poesia. I suoi versi d'argomento erotico, laudatorio, storico, burlesco e morale non si scostano, per la purità della forma, da' migliori del secolo. E pregevoli del pari sono le versioni da Virgilio, da Anaereonte e dal Poliziano. Ma° più chc a questi componimenti e all'opere eli scienza, il nome del Marchetti va raccomandato alla traduzione del poema di Lucrezio Caro intorno alla natura delle cose. Pochi lavori incontrarono, come questo, da una parte le lodi, dall'altra i biasimi de' critici. E buone ragioni militerebbero a favore degli uni c degli altri, ove non avesse fatto velo ai giudizi ora l'amore soverchio ed ora la soverchia avversione delle dottrine d'Epicuro, alle quali s'informa in generale il poema. Anche tenendo conto della natura del testo sul quale può aver condotta la versione , è forza convenire ehe il Marchetti dà talvolta interpretazioni, ehe inai s'accorciano alle norme della filosofia e della filologia. Nò mostrerebbe troppo rigore chi v'appuntasse alcuni luoghi d'infedeltà, e di vanità inoltre e di languidezza il mirabile episodio di Ifigenia. Questi difetti sono però compensati da pregi di non piccolo conto. Nessuno de' molti critici ha negato al Marchetti una rajra felicità nel vestire con proprietà ed eleganza tutta toscana le materie più difficili e astruse. Dove si errò fu nel voler pareggiare la versione del poema lucrcziano a quella dell'Eneide. Gli sciolti della prima, se non sono così difettosi come li vorrebbe il Baretti, mancano al ogni modo di quella varietà nella struttura del v verso, che rende incomparabile, per non dir unica, la seconda. Ben si può affermare chc il lavoro del Marchetti tiene fra le traduzioni del seicento il luogo stesso ehe si dà per comune consentimento a quella del Caro tra le versioni del cinquecento.