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Storia della Letteratura Italiana
Il Seicento
Bernardo Morsolin
Francesco Vallecchi Milano, 1880, pagine 170

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a cura di Federico Adamoli

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   EL'Ol'ISA.
   31)
   donc il disegno, e foggiandolo all' indole e alle proporzioni di un vero poema. F il modello eli' egli prese a contraffare, fa la Gerusalemme Liberata. Lontano da ogni scopo che almen si conosea, di ferire i manifattori di epopee, de' quali formicolava l'Italia, intese a darne, secondo il Hildinucci, u il rovescio della medaglia ». E una bella parodia della rassegna de' crociati, dell' intervento degli angeli, dell'arti di Armida, e del concilio de' demoni, quattro de' luoghi più insigni della Gerusalemme Liberata, sono la mossa dell'annata di Baldone, l'intrusione di Marte e di Bellona, la parte della strega Martinazza e il consesso de' diavoli, che per la forza comica vuoisi considerare il più pregevole degli episodi del jjolma. S' aggiunga che « a' concetti più sollevati e alle parole più nobili », usate dal Tasso , °volle°contrapporre u le più basse similitudini, i più volgari proverbi e idiotismi fiorentini », de' quali avea fatta raccolta con particolare intendimento di far conoscere la facilità e pienezza del parlar fiorentino.
   I personaggi del Malmantile sono per la massima parte uomini d' ingegno c di faina, amici° e contemporanei al poeta, che usò nominarli anagraminaticamcntc. Spiccano tra' più notevoli Carlo Dati, Antonio Malatesti, Filippo Baldinucci, Lorenzo Magliotti, Salvatore Rosa e Paolo Minueci. Questo fatto fece pensare a taluni che il poeta mirasse, più chc altro, a farsi beffe di ciaseuno di loro; mentre vuoisi credere col Baldinucci, ch'egli lo facesse « per mera piacevolezza, con non ordinario gusto di tutti, i quali, con non poca avidità ascoltando dall'organo di lui le proprie rime, oltreinodo godevano di sentirsi leggiadramente percuotere da' graziosi colpi dell' ingegno suo ».
   Quando il Lippi dettava il Malmantile, non erano caduti aneora in disuso gli anagrammi, i bisticci, i riboboli, i concetti falsi, le lingue maccheronica c ionadattica, delle quali s'erano dilettati anteriormente, siccome d' una sorgente di^ ridicolo , lo menti volgari. Tutto lo studio, messo da lui nel dar bando alle più matte scimunitaggini, non valsero a renderlo immune da certe maniere artifiziose e convenzionali, che, accolte anche da taluni e per qualche tratto^ di tempo, non riescono a diventar patrimonio perpetuo della lingua nazionale. V'hanno qua e là voci di lingua ionadattica, furbesca, o zerga, cadute totalmente in disuso, e frasi e maniere °di dire, esclusivamente toscane, o fiorentine, inintelligibili affatto in altre terre d'Italia. A questi, che a taluno parvero pregi e ch'io non mi perito di qualificare difetti, fanno però compenso la fluidità del verso , la semplicità dell' ottava , le introduzioni di quasi tutti i canti, degne di paragonarsi^ sotto qualche rispetto a quelle dell'Ariosto, e un non so chc di particolare nel riso, il quale risulta non da'contrapposti, come nel Tassoni, ma procede sempre naturale e continuo senza ingenerare noia, o stanchezza. Ma più che per sì fatti pregi, il Malmantile fu lodato per l'uso quasi esclusivo delle voci, degli idiotismi e de' proverbi volgari, chiamati da un gran barbassoro u i sali attici dell'Italia;» perla cui piena intelligenza è forza sottostare alla lettura di quattro grossi volumi di commenti, quanti cioè, a tacere delle note diehiarativc del Salvini e del Biscioni, n'ebbe a dettare fin da principio il Minueci. È questa una lode che non ha per me alcuna attrattiva. Mi ripugna troppo quel bello artistico, che non si può gustare senza la pazienza d' un anacoreta e la pedanteria d'un grammatico.
   La maggiore o minor nominanza a cui salirono le epopee giocose del Tassoni, del Braceiofini, del Lippi, e diciamo anche del Lalli, fu, si può dire, la scintilla che destò l'incendio in parecehi altri poeti eroicomici, prima dimenticati che conosciuti. Chi pose l'animo , che almeno si sappia, alla u Presa di Samminiato » del Neri, al « Catorcio d'Anghiari » del Narni, al u Lambertaccio » del Bocchini, e all' « Esopo » di vari, ne'quali appare più o meno evidente l'imitazione del Malmantile? Dove, tranne che nella Venezia, si conosee nemmeno per il titolo 1' « Asino » di Carlo de' Dottori, il quale si ride piacevoleggiando di^ certi fatti d'armi compiutisi in pieno medio evo tra'Padovani e i Vicentini? Più degno di nota è « Il Torraechione Desolato » di Bartolomeo Corsini, che prese a cantare