EPOPEA. fi l1
recati da'pastori d'Ida sul rogo; e commosso da'pianti e dalle preghiere d'An-chise, ridona all'uno e all'altro ìa vita. Taccone, infiammati i suoi, sta già per avventarsi contro gli Dei, quando gli si fa innanzi Barbone e lo persuade a scioglier prima Prometeo, incatenato alla rupe del Caucaso, e muover poi col costui aiuto a più eerta vittoria. La difficile impresa è affidata a Croeo, un valente arciere del Parnaso, che, venuto sul dorso di Calcabrina alla famosa rupe, fensee l'avvoltoio c seioglie l'ineatenato. Prometeo, libero d'ogni tema, muove col suo salvatore al campo di Taccone, ove si dccidc di dar la battaglia il mattino successivo.
Lo a Scherno degli Dei », o si consideri nel generale, 0 si tolga a esaminare no' suoi particolari, non è una gran eosa. Difetta anzi tutto di quella, non so se
10 mi dica meglio 0 armonia, 0 corrispondenza delle parti col tutto, che costituisce
11 pregio principale del poema. Si vorrebbe quasi dubitare che il Bracciolini mettesse mai o al lavoro prima d'averne ben meditata e disposta la materia. E questo 1111 giudizio che si potrebbe anche dedurre dalla natura stessa del poeta, quanto fi fionda, altrettanto volubile e impaziente d'affrettare la fine di un lavoro per rivolersi a un altro. E raffermerebbe in questa sentenza un fatto tutto particolare del^poema. La prima edizione dello a Seherno degli Dei », fu condotta all'insaputa del Bracciolini e non comprendeva che i quattordici primi canti. Dicono 1 biografi chc l'autore, indignato di siffatta indiserezione, smettesse di proseguire 1 opera, che s' era proposto di condurre alla fine. A ritornarlo a più miti consigli fu necessario allettarne l'animo, gretto per natura c spilorcio, con la promessa del denaro. Il poema, intero, quale useì dopo la prima edizione, si compone non di ventisei, eomc da alcuno si vorrebbe, ma di soli venti canti. Della venalità del poeta, simile sotto qualehe rispetto a quella dell'Aretino, v'hanno testimonianze in ciascun de' sei canti, aggiunti a' quattordici primi. E una nota, ripetuta così spesso, che finisce con lo stancare, per non dire, nauseare l'animo del lettore. Dal contesto risulta chiaramente che l'insieme della favola non esce a uno scioglimento chc soddisfaccia. Il Bracciolini, chiudendo il canto deeimoquarto, dichiara di dar fine con esso alla prima parte del poema. Si riserba per altro di cantare nell altra e eon più vivo furore le
Battaglie orribilissime di Marte.
Ma questa non è che una promessa. Al poema, quale è uscito nella edizione seconda, manea del tutto l'esito finale, che avrebbe dovuto risultare dalle sorti decisive del combattimento, accennato ma non descritto, fra gli Dei c gli uomini, guidati da Taccone e sovvenuti da Prometeo. Lo « Scherno ?degli Dei » non si vuol quindi giudicare come un lavoro completo, ma come un' opera monca c imperfetta. E considerato anche così non è di tale natura da far lamentare gran fatto la mancanza dello seioglimento finale. La figura di Taccone, l'unica che avrebbe potuto destar forse qualche interesse, c cosi scomposta c sbiadita nell insieme da passare anch'essa inavvertita.
Lo « Scherno degli Dei » usciva in luce un lustro avanti 1 Adone. Questo fatto non basta peraltro a far pensare chc il Bracciolini fosse all' oseuro del poema a cui attendeva da parecchi a'nni il Marini. La fama dell' Adone era già corsa da un eapo all'altro d'Italia non solo, ma di tutta l'Europa, quando lo « Seherno degli Dei » non s'era forse aneora ideato. Nessun poema era uscito prima d' libra, di cui il soggetto fosse esclusivamente mitologico. Ho detto nessun poema, giacche la « Gigantea » dell'Amelonghi, la « Nanea » del Serafini e la « Guerra de' Mostri » del Grazzmi, pubblicate quasi un mezzo secolo prima, non aveano suscitato rumore alcuno, nè si poteano considerare, per la loro brevità, siecome vere epopee. A chi non ignora lo seopo del Marini parrebbe di primo tratto ehe il Bracciolini si proponesse di combattere l'abuso della mitologia nelle opere d'arte eomp-ndiate nell'Adone. Tanto, oltre il titolo c il personaggio prin-