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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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   capitolo Siii.
   gli argomenti. Molti e di molte specie furono gli oppositori : il più focoso fu un Fiandino napoletano; il più mite ed acuto Gaspare Contarmi già scolaro del Pomponazzi ; il più pomposo Agostino Nifo da Sessa, che pur nel suo libro De intellectu (Yen. 14(.)5) avea dichiarato essere razionalmente insolubile il problema dell'anima (lv, e che sorse ora a combattere la sua antica sentenza col libro De immortalitate animae.
   Al Contarmi rispose il Pomponazzi con molta deferenza e con molte lodi nella Apologia (1518), pur rincalzando gli argomenti addotti nel primo libro ; mentre con qualche agrezza si difese contro il Nifo nel Defensorium (1519).
   Determinata pertanto la natura dell' anima e della virtù, due altri problemi doveano tormentare lo spirito del Pomponazzi , quello della libertà interiore che strettamente si lega con 1' altro della virtù ossia della moralità, e quello della religione che si connette con l'altro dell'anima immortale.
   Trattò egli il primo nei cinque libri De fato, libero arbitrio et proedestinatione (1520\ nei quali espone sulla questione i pensamenti dei peripatetici, quelli degli stoici, e la dottrina di S. Tommaso, che vivamente combatte, pur dichiarandosi ossequente agli insegnamenti della Chiesa ; e 3Ì mostra inchinevole più che altro all' opimone degli stoici, i quali ammettevano una volontà inflessibile superiore ali uomo, ma al tempo stesso nell' uomo una piena libertà interiore. Se non che straziato da' suoi dubbi egli è costretto a conchiudere : u Promethsus est » philosophus, qui dum vult scire Dei arcana, perpetuis curìs et cogitationibus » roditur, non sìtit, non famescit, non dormit, non expuit, ab omnibus irridetur, » et tamquam stultus et sacrilegus habetur, ab inqui sitoribus proseqiutur, fit specta-» culum vulgi. Haec igitur sunt lucra philosophorum, haec est eoruin raerces (2) ».
   Più coraggioso e risoluto si mostrò egli nell' affrontare il problema delle religioni nel libretto De naturalium ejfeetuum admirandorvm causis, sive de 'ricanta-tiuw'hus (1520), ossia de'veri e degli apparenti miraco II miracolo e la profezia esistono non solo nella religione cristiana, ma in tutte le altre. Dio (egli dice, seguendo Aristotile) non opera direttamente sul mondo e sull' uomo, ma bensì col mezzo delle stelle c delle intelligenze chc le governano. La loro influenza determina il prodigio, che avviene per opera di uomini ben influenzati Tali sono stat gli eroi del paganesimo e pò- i santi cristiani. Siccome poi le cstellazioni hanno i loro periodi, così le loro influenze e quindi le religioni fondate sul prodigio. E la rarità de'miracoli nel cristianc-s.mo ne mostra, secondo il Pomponazzi, non lontana la fine.
   Per la via aperta dal mantovano si misero parecchi altri pensatori originali ed espositori di Aristotile; e Simone Porzio (padre dello storico Camillo) nel libro De huraana mente dispvtatìo (Fior. 1551), degno, secondo il Gcsner, u porco non homine » non esitò di pareggiare l'annua umana a quella del leone, ecc.; e Giulio Castellani da Faenza, con profonda cognizione del greco, novellamente espose il pensiero d' Aristotile, come lo aveva inteso il Pomponazzi, pur professando per conto proprio la più perfetta ortodossia. E così Giacomo Zabarolla padovano, pur protestandosi credente, tocca il problema se Dio possa essere senza il mondo ed ammette 1 immanenza e lo s-s luppo dell'anima, quantunaue poi non ne negli l'immortalità. E il Cremonino, che nel 1590 gli succedeva nell'insegnamento di filosofìa a Padova, nel suo Tractatus de facilitate appetitioa, ispirato a un temperante naturalismo, ripete la sentenza del Pomponazzi che la i rtù sia premio a sè stessa: u Ut enim in operatione sccundum virtutem est felicitas, Ita in operationc secunduin » vitium est infelicitas, et ita vitium sib poena (3) ». E al naturalismo morale e a vedere nella virtù il fine stesso della vita, aveano inclinato pur i due Piccolomim, Alessandro e Francesco (sul primo dei quali torneremo più innanzi), autore l'uno
   (1) Lib. I, tract. 1, cap. 6.
   (2) Lib. Ili, cap 7 ; citato dal Fiorentino, p. 65,
   (3) Presso Lnbanca, Op. cit., p, 21.