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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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a cura di Federico Adamoli

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   IL MOVIMENTO TEOLOGICO E FILOSOFICO.
   291.
   Quando il Pomponazz (1) esordì nel suo insegnamento .filosofico a Padova, per poi continuarlo a Bologna, i fautori di Platone erano pochi ormai, e di poco valore : il platonismo, ch'è tutt'uno col trascenden' .smo, era sfiorito col decadere dell' Accademia fiorentina e colla morte del suo capo, il Ficino. E già da molto nelle scuole di quassù Aristot le teneva quasi indisputato il campo.
   Ma gli aristotelici stess., già da tempo, s'erano c?i'isi in due schiere, seguace 1'una del commento greco di Alessandro d'Afrodisia (ni Caria) e devota l'altra al commento arabo d'Ibn-Eosch, più noto sotto 1 nome di Averroes.
   La dottrina aristotelica dell'anima oscilla tra il materialismo e lo spirituab'smo, avendo lo Stagi] ita concepito il nostro intelletto parte come sviluppo dell' organismo come negli altri animali, e parte come venuto di fuori e assoluto e identico con Dio. Da questa oscillanza del maestro poto muovere il doppio ndirizzo dei commentato:'! : e Alessandro d' Afrodisia, infatti, svolse il sistema aristotelico nel senso materialista e in aperta opposizione a Platone, affermando essere lo spii to semplice sviluppo dell'organismo, ed estraneo al D;o assoluto che pure ammetteva; mentre Averroes, svolgendo la tendenza spiritualistica e quasi mislica del sis tema, amii se oltre quella di Dio 1' esistenza d'un intelletto universale, col quale l'intelletto personale tende a confondersi e a immedos marsi
   Il Pomponazz non solo è aristotelico, ma tra gli aristotei^i è alessandr ta, e come tale ebbe ad avversario l'AcMllini avort ista.
   Il libro fondamentale del Pomponazz , in cui egli per la prima volta , pur dandos le apparenze d commentare Aiistotile , s. mostra pensatore originale e inizia la filosofia del rinascimento, è quello De immortalitate arr'mae, stampato a Bologna noi 1516.
   La dottrina che l'autore vi espone s può brevemente ri assumere così: u L'anima nostra non potendo pensare altrimenti che mossa da fantasmi, e perciò » annodata coll'organismo corporeo, dist olta che ne sarà, verrà meno senz'altro. » Questo insegna la ragione ; questo Aristotile ; ma la Chiesa, no : io dunque » come filosofo nego l'immortalità, come cristiano ci credo (2) ». Che se in questo primo libro egli partecipando alle osculazioni della dottrina aristotelica, mentre da un lato nega che l'annua possa pensare, < oè vivere separata dal corpo, ammetteva 1' esistenza, post morte-m, dell'intelletto che vive iu no in concomitanza eoli'anima, nella Apologia e meglio ancora nell' operetta De nutrii'one, egli va più innanzi e afferma consentanea alla ragione e al s.àterna di Aristotile u non pure la materialità dell'anima, ma altresì quella dell'intelletto (3) ».
   Negata così la vita futura dell'anima umana, si presentava al Pomponazzi il quesito: in che consiste adunque la sanzione morale? qual è j fine dell' opera buona ? Alla qual domanda egli risponde con altezza di pensiero, che solo tre secoii dopo fu di nuovo raggiunta : u Praemium essentiale v'rtutis est psamet » virtus, quae hominem feiicem facL . . . Pocna vitios' est ipsum vii cim .... » Studiose operans et non exspectans praemium aliud a virtute, longe virtuosius » et mag;s ingenue videtur operai , quam ille qi i, ultra virtutem, praemium » aliquod exspectat (4) ».
   La dottrina del Pomponazzi, benché non nuova del tutto specialmente nella scuola bolognese e padovana (5), forse perchè esposta con tanto eonvi ìcimento e con aperta confessione dell'interno strazio tra la fede e la ragione e più perchè primo il Pomponazzi distruggeva 1' argomento potissimo dell' immortalità, quello che si desumeva dal bisogno che la virtù e il vii-io fossero i ì altra vita compensati e puniti, mise a rumore tutto il campo de'filosofi che si provarono di confutarne
   (1) Nato a Mantova nel 1462 e morto nel 1525.
   (2) F, Fiorentino, P. Pomponazzi. ecc., p. 32.
   (3) F. Fiorentino, Op. cit, p. 174.
   (l) De immortalitate animae, cap. 11; citato dal Fiorentino, Op. cit., p. 34 185,
   (5) Fiorentino, Op. cit., p. 816 segg.