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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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a cura di Federico Adamoli

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   capitolo xiii.
   Così ecclesiastici e laici si davano la mano per difendere il papa e Roma, ultimi rappresentanti del primato italiano.
   Dalla teologia passando alla filosofia noi vediamo presentarsi sott'altra forma la stessa lotta tra chi erede e sostiene essere la virtù opera e merito dell'individuo c chi crede e sostiene che l'uomo non la possa acquistare, ma l'abbia per grazia divina: il litigio, infatti, della grazia santificante e delle opere meritorie, tradotto dal linguaggio della fede in quello della ragione, si converte nel litigio se la virtù sia dono di natura, o se sia acquistabile per opera di consuetudine.
   Ma prima di accingere1 a chiarire questa lotta stessa nei nostri filosofi del cinquecento, ci conviene fare alcune considerazioni generali sui caratteri del pensiero e della forma filosofica in tutto il periodo del rinascmento.
   La filosofia del rinascimento sorge in opposizione alla scolastica, il cui obbietta era trascendente: chè trascendente è il Dio personale, creatore del mondo e vivente fuori del mondo; e trascendente è l'anima umana stessa, venuta dai di fuori a vivificare la nostra creta c destinata a rivivere di vita vera nel mondo di là. Il problema quindi della filosofia del rinascimento consiste precipuamente nel determinare se l'intelletto, divino ed umano, sia fuoi i del mondo e dell'uomo o se sia connaturato al mondo e all'uomo (1); problema ch'essa inclinava a risolvere .n piena opposizione alla scolastica, professando il nudo naturalismo.
   Ma poiché le abitudini della mente non >i svestono all'improvviso, e La filosofia, avvezza da tanti secoli a fare da ancella alla teologia, non potea tutto a un tratto arrogarsi libertà c anzi padronanza assoluta; e poiché, d'altra parte, accanto alla mente che indaga e ragiona e considera sotto nuo\i aspetti sé stessa e l'universo, c'è il sentimento, figlio appunto dell'educazione, delle idee tradizio-nal.' ormai arretrate; avviene nei. filosofi del nostro rinascimento il curioso fenomeno d'una scissione interiore, tra la fede e la filosofia, tra le idee e i senà-tnnenti tradizionali, e la idea nuova razionale: scissione che s rileva un po' più un po' meno apertamente in tutti quanti; e non è frutto soltanto di cautela di fronte alla Chiesa o alla fede delle masse, ma propriamente un frutto del tempo. Tant'è vero che a nessuno di loro accade di vergognarsi di questa irresolutezza, o di questa doppia e contraria corrente d'idee; e in molti la sci (sione non sia nemmeno avvertita, essendo essa affatto consentanea alla natura delle cose.
   Di qui nasce, a chi guarda la lettera e non già lo spirito di que'nostri filosofi, un cumulo di contraddizioni che di continuo s'mcontrano e pur s schivano nei loro Lbri; di qui nasce necessariamente assai spesso una disperante oscurità nella loro esposiz.one; e di qui infine proviene uno de'caratteri spiccat della filosofìa di questo tempo, eh'è il dubbio, lo scetticismo: la qual forma di pensiero importa la forma del dialogo nella rappresentazione, la quale agevoli l'esposizione parallela di tutte le opinioni e permetta allo scrittore di non risolversi e di lasciar a cJd legge la facoltà di scegliere tra le varie soluzioni del problema, u II dub-» bio (dice egregiamente il Fiorentino) fini ra colla rottura. La fede schietta, in» genua, infantile era medio evo: il dubbio coi suoi giri, con le sue lserve, n con le sue altalene tra il mondo di là, che non lo appaga, e il mondo d. qua » che lo tira, è il iinascimer.to (2) n.
   Seguendo le tracce dello Spaventa e specialmente quelle del Fiorentino, noi procureremo di raccogliere, attraverso queste oscurità e questi dubbi, la dottrina dei nostri filosofi del cinquecento, toccando p. ima di quelli che con a capo il Pomponazzi si affaticano intorno alla questione dell' uomo, e poi degli altri chc con a capo il Teleb o ricercano le leggi della natura, negli uni e negli altri procurando di mettere specialmente in evidenza la dottrina del vivere.
   (1) Cf. F. Fiorentino, Pomponazzi, pag. 404-5.
   (2) Op. cit., pagr. 147.