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capitolo xii.
gerc ii lungo; benissimo ordinata per i tempi di guerra, era male preparata alla pace. E le contrappone l'ideale di Sparta. Rispetto alle imprese esterne di Roma, il Paruta crede che la virtù vi abbia avuto ben poca parte, moltissima la fortuna. Così, ad esempio, se Alessandro Magno, invece che all'oriente si fosse diretto all'occidente, Roma certo non gli avrebbe potuto resistere.
Nel secondo libro l'autore lascia l'antichità per i tempi moderni, la storia di Roma per quella di Venezia, d'Italia e d'Europa nei tempi più vicini Scusa Venezia di non essere riuscita una seconda Roma coli'ingenua ragione, addotta già nella Storia Veneziana e qui attribuì ,a al doge Fosca -;ni, u del non averci pensato » prima del rinnovamento dell'impero germanico c del consolidamento dei principati italiani (1). Contrappone alla potenza e ai domini di Roma la stabilità e la pace e la ricchezza di Venezia, u Roma fu signora del mondo; ma ne per » molto tempo, nò con quiete de' suoi cittadini potè ben godere di quella sua » tanta grandezza e prosperità. Ma Venezia, benché con stato assai minore, si » c però per tanta età e con unico esempio conservata nella sua libertà, sicura » da ogni travaglio domestico, c con meravigliosa urlone e concordia de' suoi » cittadini (2) ». Difende poi la sua patria dall'accusa lanciatale ancora dal Machiavelli (Disc., Ili, 31) d' aver mostrato mancanza di u vera virtù », cioè di vera forza politica dopo la rotta di Grhiaradadda; c dall'altra d'essersi indebitamente immischiata nelle faccende di Pisa m danno de'Fiorcntini; e attribuisce alla neutral'tà di Venezia nelle cose d'Italia la pace chc vi e è goduta quasi senza interruzione dal 1529 in poi. Secondo il Paruta, Venezia u è stata cag. ine che » le armi imperiali e francesi, dandosi da sè stesse contrappeso, non hanno potuto » aprirsi la strada al mandare ad effetto alcun loro disegno per il quale avesse » potuto essere pregiudicato alla libertà e alla quiete d'Italia (3) ».
Egli poi, che pure rimpiange l'Italia anteriore alla calata di Carlo VIII, è contentissimo quasi anche dell'Italia de'suoi tempi; e la sua opposizione ideale cons ste nel desiderare che non avvengano altre invasioi straniere ed altre guerre; loda, infatti, Venezia specialmente perchè, sia pure con pens.eri u manco alti », non approfitta di nessuna opportunità di nuovi acquisti e sta neutrale per non turbare il bilancio delle forze italiane. 11 patriotico Paruta scambia l'Italia con Ve-nez.a; Venezia, egli dice, è libera e quieta; e che importa ai Veneziani di scomo-dar£ per gl'Italiani? Essi non hanno già le ambizioni romane; nè il Paruta, diciamo noi, ha 1 pensiero, o il sentimento del Machiavelli.
Così il secolo si chiudeva senza che i nuov ordinamenti d'Italia trovassero caldi e gravi oppos tori; i quali, preparando l'avvenire, cioè il riacquisto d'una parte dell'ind. tendenza perduta, sorgeranno nel secolo XVII, c i chiameranno Boccalini e Tassoni.
(1) Opere, IL 2il
(2) Opere, II, 232.
(3) Opere II, 316.