I POLITICI FEDERALISTI.
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partecipare allo stato, lo fa sempre con una restrizione mentale, sempre mantenendo viva in sè la propria idea, vivendo ribelle solitario.
Le sue idee destano poi echi diversi : da un lato abbiamo la scuola chc il Ferrari chiama appunto dei solitari, e sj continua con Gerolamo Cardano e meglio con Scipione Ammirato, dottissimo contradditore del Machiavelli e della sua teoria unitaria, mentre pur plaude ai già stabili principati italiani, in ispecie al mediceo ; e dall' altra abb amo la scuola dei repubblicani che, esaltando specialmente la costituzione ar tocratica di Venezia o 1' antica democratica di Firenze, fanno tacita oppo&x. one ai nuovi principati e alla dominazione spagnola. Cusì Donato Giannotti, che prima avea dato uno schema di repubblica democratica, cui sperava di veder attuato da Clemente VII a Firenze, ritrasse poi con amore gì' stituti della repubblica veneziana , lodandone la soda compagine, che sperava di veder riattivata a Firenze : prefazione, fu detto, al colpo di pugnale che uccideva . nuovo tiranno Alessandro. E cosi Uberto Foglietta esponendo i danni che alla repubblica di Genova venivano dai nobi'i sempre di'cord ed ambiziosi, e mostrando la necessità che le sorti del popolo fossero al popolo affidate, veniva indirettamente a combattere il governo di Andrea Doria, dogante sotto la protezione di Spagna. Che se qui troviamo alla oppos ' ione un democratico, mentre l'aristocratico Bon-faù .0 (1) difende il governo del Dona e il patronato spagnuolo, questo fatto isolato non afirmerà ciò che abbiamo detto sulla distribuzione delle idee tra i politici del secolo, e sarà piuttosto da tribuire al caso, che faceva del Doria, già fautore di Francia, un inatteso sostegno di Spagna.
E che gl aristocratici repubblicani sieno davvero i più forti oppositori di Spagna si vede a Venezia, dove ne abbiamo una ricchissima serie. Essa comincia coi semplici laudatori dei patri istituti ; ma già nel trattato De magistratibus et republica Venetorum (Parigi 1543) di Gaspare Contarin u ogni lode data alla » patria sua s traduce silenziosamente in una critica contro la Spagna che » pesa sulla pero sola (2) ». Lo stesso s può dire del Garimberto nel suo libro De'reggimenti delle città (1544), e dell'Erizzo nel Discorso de'governi civili (1552); e dei molti traduttori e illustratori della Politica d'Aristotile (B. Cavalcanti, Q. Strozzi, ecc.) che pareva rivivere nella repubblica delle lagune.
Ma il più solenne espo itore di ques ordine d'idee fu Paolo Paruta, che già abbiamo ricordato tra gli stor'.ci veneziani.
Ancora in gioventù eg] scisse dei dialoghi sulla Perfezione della vita politica (3), che hanno qualcosa di retorico e scolastico, e nei quali il concetto più notevole par quello espresso dal Soriano nel libro primo : che, u la vera felicità » umana da noi consegui* si possa, non nelle solitudini vivendo, ne dando opera » alle speculazioni; ma ben usando nelle città e in esse 'Virtuosamente operando », menando cioè la così detta vita politica (4). Con ine ava, infatti, ormai a farsi sentire il bisogno d'una tale dimostrazione o eccitamento alla vita politica, come prova anche il dialogo di Gerolamo Vicft} De optrno statu civitatis (1556), in cui è introdotto il Flaminio a far l'elogio della vita secondo natura, lontana dai consorzi civili; e più i drammi pastorali allora e poco dopo fiorenti.
Ma ben più importanti sono i Discorsi politici (5) del Paruta, opera della sua pensosa vinlità, divisi in due liBr , nel primo dei quali si prendono in esame la costituzione e le imprese degli stati anl.jhi, l specie di Roma, coll'aperta intenzione di confutare le troppe lodi che il Machiavelli ne avea fatte: così egli trova che la repubblica di Roma ebbe costituzione troppo democratica, per potersi ri
A.
(1) Disputatio de civilis administratignis opiima forma; Patavii, 1611,
(2) Ferrari, Op. cit., 272.
(3) Vedi le: Opere politiche di P, Paruta; Firenze, in due volumi.
(4) I, 30.
(5) Opere polìtiche, yoluuie secondo.