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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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a cura di Federico Adamoli

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   i ljolitipr federalisti.
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   di provvedersi non solo di soldati, ma anclie di denari; nell'ottavo, che provveda all'aumento della popolazione ed abbia qu' id cura del buon assetto della vita privata; nel nono, d'accordo ancora col Machiavelli vuole che il principe addest?' alle arnv i propii sudditi; e nel decimo indica qlali siano le doti d: un buon capitano, additando come modello Alessandro Farnese, duca di Parma.
   Come si vede, il Boterò adotta per buona parte gl'msegnament del Mach1 avelli, sebbene s' atteggi a suo grande oppositore in jpecie in argomento alla moralità pobtica. Ma pur su questo punto stesso egl fa copertamente più d' una concessione all' avversario là dove tocca del modo di rovinare i nemici della religione, che vuole non carezzare o spegnere, ma carezzare e far che si spengano. 11 Boterò poi ha buono e facile gioco nel resto contro il suo avversario; c non s' accorge, o almeno non mostra d'accorgerà', che al suo tempo uno dei grandi desideri del Machiavelli era già realtà: l'unificazione degl'interessi rcligios con quelli dello stato, e il ravvivamento del senso religioso ; e che 1' altra dea , quella d' un grande e forte stato 'raliano, si veniva parzialmente attuando nelle singole regioni italiane, e particolarmente in Piemonte, mentre era stata anche sorpassata dai regnanti spagnuoli E poiché gli scopi erano stati raggiunti, inutn. sj rivelavano ormai i mezzi violenti suggeriti dal Machiavel1' ; e il segretario fiorentino chc aveva avuto pur ragione, si trovava orma, dal lato del torto, e figurava, egli mitissimo e buono, come consigliere delle crudeltà e delle frodi capricciose commesse ora dai principi per intenti loro personali, e non già per ragioni di stato.
   § 2. — I POLITICI FEDERALISTI.
   Alla schiera dei politici che proclamano la necessità dei granai stati, della che unità o delle sempre maggiori unità italiane, e del potere assoluto del pr icipe tuteli l'impotente democrazia, sta di fronte 1 altra schiera che vagheggia a federatone '*aliana e il predon inio della aristocrazia nei singoli stati, comunque costituì, i, a principato o a repubblica.
   Lia nell'una e nell'altra schiera stanno uomini di merito ben diverso. Come nella prima abbiamo da un lato gl'iniziatori dell'avvenire, i l'bel agli ordinamenti politi ;i del pr nci^-o del secolo, e dall'altro, dopo il 1530, i piaggiatori dei poteri costituiti; così nella seconda abbiamo prima i semplici piaggiatori dei governi costituii in repubbliche aristocrat;ene, mentre più tardi vi stanno gli animosi, che ai nuovi ordinamenti spesso tirani. ci e violenV' d' Italia contrappongono la loro idea d'un'Italia ndipendente nell'antica federazione nazionale tramontata colla morte di Lorenzo il magnifico , 1' idea di molti stati italian governati da saggie aristocrazie.
   Fra quel] chc nell' opposizione a Spagna e alla sua egemonia sull'Ita'-a s, fanno for prin^ palmente dell'idea federale, sta Francesco Guicciardini, che intorno a questo punto s'è specialmente spiegato nelle Consid.eraz'oni sui L scorsi del Macìv ivelli intorno alla p^'ima Deca di T. Lii 'o e nei Ricord\ politici.
   Il Guicciardini, che ha mente più prat -;a del Machiavelli, è assai felice nell' indicare g] errori log.ci del suo amico ed avversario ; c formula un' accusa veramente fondata quando scrive: u Non o debbe laudare tanto l'antiquità che » l'uomo biasimi tutti gl oin.in modem che non erano a uso appresso a Romani n perchè 1' esperienza ha scoperte molte cose che non furono considerate dag' n autieh ; e, per essere inoltre e fondamenti diversi, convengono o sono neces-n saric a una (età) delle cose ehe non convenivano o non erano necessar j alle >i altre (1) n.
   E più duramente altrove, dove non si riferisce apertamente al Machiavelli : « Quanto s'ingannano coloro che a ogf. parola allegano i Romani' Bisognerebbe
   (1) Opere inedite, I, 70.