Stai consultando: 'Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI ', U.A. Canello

   

Pagina (289/343)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (289/343)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Progetto OCR]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   I POLITICI UNITAftlI.
   281
   dì papa Leon X, nel 1520, quando, essendo mancato il duca Lorenzo, parvero i Medici voler restituire alla repubblica le anti jhe 1 jcrtà (1).
   Prende eg' dappnma in esame tutte le passate costituzioni di Firenze dal 1393 in poi, e tutte le trova difettose perchè u le riforme di quegli (Mhso degli n Albizi e (Jos no de'Medici, ecc.) sono state fatte non a satisfazione del bene n comune, ma a corroborazione e sicurtà della parte »; nsomma non erano governi interi, come il romano. Faccia dunque il papa uno stato di tale qualità, sia esso pi meipato o sia esso repubblica, purché abb i carattere deciso. Senon-chè non parendo le condizioni del popolo fiorentino adatte ad accettare un principe, il Machiavelli consiglia una repubblica, la quale si fondi equamente sui » prini , mezzan ed ultimi ». E crede che sr otterrebbe questo scopo lasciando il comando delle re iizie a due comm ssari nominai dal papa (i due consoli), affidando le delibera: ioni più importanti a un u Consiglio degli scelti » che durassero a i ita (il senato), e riaprendo la sala del gran Condiguo in cu. tutto il popolo potesse espi'mere legalmente il suo volere (tribunato e comizi popolari). Egli mira, insomma, nientemeno che a istaurare nella sua Firenze una nuova repubblica romana. Sogno d'idealista; vegliava Leon X; e della proposta del Machiavelli non si tenne conto veruno.
   Ed ora concludendo e riassumendo, diciamo che Fasp. razione poudca generale del Machiavelli era verso uno stato di principe o di repubblica che fosse uno materialmente e moralmente; che la sua aspirazione r spetto all'Italia, era un principato nuovo, il quale la unisse e rendesse ndipendente; e che la sua aspirazione rispetto a F cenze, aspirazione subordinata alle altre due, era una repubblica democratica, che turta\ia, come la romana, facesse luogo a una rappresentanza deg1 ottimati e del principato.
   Il suo s stema politico è netto e compassato: le contraddizioni che i credette di scorgere tra il repubblicano fiorentino e , monarchico italiano, non sono che apparenti. Egli ^tendeva indicare il sommo bene politico in generale, e il sommo bene politico per l'Italia; e, dato che tutto questo non si potesse fare, egli si alitava a bene ordinare la sua repubblica fiorentina.
   Di fronte a questo colosso svaniscono quasi le piccole figure de'suol continuatori, che ne ricordiamo, più che altro, per debito d storie'.
   Contemporaneo al Machiavelli pensava e scriveva di poli ica il filosofo Nifo da Sessa ^2), che dettò un De his qure ab optimis principibus agenda sunt, magra enumerazione dello buone qualità d:un principe, quali la modestia, la mansuetudine, la clemenza, l'orrore dell'adulazione, ecc. (3); e in due alt_3 lavori: De regnando peritia e De rege et tyranno (4) espone le qualità del prìncipe e del buon re, dice quali pe^ coli incombano ad entrambi, come se ne devano guardare, come si devano comportare nelle torre di nuovo acquistate, chc spec ie di soldat devano procurarsi, e molte simili idee che già vedemmo svolte dal Machiavelli nel Principe e nei Discorsi, e che l'uno e l'altro pare abbiano in parte desunto da Isocrate e da Aristotile (5). Notevole è che il 1 fo, il quale pur dedicava il suo De re-gnandi peritia a Carlo V, si mostri contrario all'idea, da molti sostenuta, d'una monarchia universale; e ciò per la buona ragione che un re, per quanto ottimo, non potrebbe ben governare provincie troppo distanti fra loro. Notevole è pure
   (1) Cfr. C. G'ioda, Machiavelli e le sue opere; p. 159 e segg.
   (2) Nato nel 1473 e morto nel 1538.
   (3) Vedi P. Cavalli, op. cit, I, lòO.
   (4) Vedi Cavalli, op. cit , I, 151 153.
   (5) Vedi C. Triantafillis, Nuovi studi su N. Machiavelli ; Venezia, 1878. — Secondo il Settembrini (II, 170) il De r. per fu pubblicato a Napoli nel 1523, quando il Principe, benché inedito, correva per le mani di molti. E le convenienze tra i due libri son troppe, di fronte al poco che hanno attinto certamente in comune dngli antichi, perchè non si debba accusare il Nifo di plagio.
   Canello. 36