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capitolo xii.
può, anzi si deve, desiderare che presto o tardi auchc lo stato debba governarsi con quelle più rigorose leggi inorali che legano 1' uomo onesto, ma non si deve nè si può pretendere che d'un tratto, o senza badare agli effetti, esso vi si uniformi. — E i critici nostri vorrebbero che il Machiavelli e il Guicciardini e i maggiori^ politici di quel tempo avessero applicato la moralità individuale privata agli stati d'allora, sorgenti improws ed eslegi, o vagheggiati in un prossimo fu-tnro? Davvero qui Si eccede in delicatezza, anzi si è ingiusti con loro.
Si badi, del resto, che (restringendo, come dobbiamo, il nostro discorso al Machiavelli), quando egli consiglia al principe, cioè allo stato, qualche infrazione della legge morale privata c' lo fa sempre in vista di necessità superiori, per evitare mali più grandi o la ruina dello stato stesso, u Bene usate (egli » dice) si possono chiamar quelle crudeltà (se del male e lecito dir bene) che si » fanno una sol volta per necessità dell' assicurarsi c di poi non vi s'insisto » dentro, ma s. convertiscono in più utilità de'sudditi che si può. Le male usato » sono quelle, le quali, ancora che da principio sien poche, crcscono piuttosto » col tempo, che si spenghino (1) ». Si ha torto adunque di scandolczzarsi per lo crudeltà del duca Valentino, nuovo signore di Romagna; a quelle momentaneo crudeltà si deve se quella provincia liberata da pochi prepotenti, restò poi in pace e mostrò grandissima fedeltà al duca; u il che, se si considera bene, si vede, » quello essere stato molto più pietoso che l popolo fiorentino, il quale, per fug-» gire nome di crudele, lasciò distruggere Pistoia (2) ».
Altrove egli parla del tenere o infrangere la data fede, e afferma che talvolta si può ed è necessario infrangerla. E ben vero (egli dice) che « se gli uo-» mini fossero tutti buoni, questo precetto non saria buono, ma perchè son tri» sti, e non l'osserverebbero a te, tu ancora non l'hai da osservare a loro ». Questo caso deve presentarsi più d una volta al principe nuovo, u essendo spesso » necessitato, per mantenere lo stato, operare contro la fede, contro alla carità, » contro alla umanità, contro alla religione ». Il princ pe deve adunque u non » partii s. dal bene potendo; ma sapere entrare nel male necessitato (3) ». E nei Discorsi: u Dove si delibera al tutto della salute della patria, non vi debbe ca-» dere alcuna considerazione di giusto nè d'ingiusto (4) ».
Per mantenere lo stato, per più utilità de'sv.dditi, per la, salute della patria il principe può e deve adunque offendere la legge inorale privata e quella che si desidererebbe fosse anche la legge morale politica: la grandezza dello scopo rende equo 1' uso di mezzi che di per sè sieno iniqui. E la grandezza di questo scopo non consiste nel confermare il principe a capo del suo stato, ma nel conservare o nel! ingrandire lo stato stesso di questo principe nuovo, necessai io all' Italia, necessario a ridarle 1 indipendenza e a salvarla dai mali ben più gravi che i barbar' dominatori spartendola e predandola le possono infliggere. —- L'orrore e l'antipatia, che molti critici hanno provato per il Machia veli: son derivati dal pensare cho tutti suoi crudi iusegnament fossero solo a vantaggio del Principe o d'un dato principe cui cgl volesse carezzare; nel qual caso invero egli riuscirebbe abbiettissimo; ma già dai luoghi più sopra citati, e dal concetto fondamentale che vedemmo animare il suo libro, chiaro apparisce che il princ pe per lui non è che uno strumento, che lo stato è il fine, e che scopo d questo stato grande, bene armato e sicuro è l'unificazione e quindi l'indipendenza cWtalial
Poco ci resta a dire delle idee del Machiavelli sulle question politiche della sua patria speciale fiorentina. Egli ne ha detto il suo parere in parecchi discorsi, ma specialmente in quello Sopra % riformar lo stato di Fireìtze fatto ad istanza
(1) Bel Principe, cap. 8.
(2) Op. cit., cap. 17.
(3) Op. cit., cap. 18.
(4) Lib. Ili, cap 41