I POLITICI UNITAftlI. 279
» di questi, clie tengono oggi stati 111 Italia, primo entrerà per questa via (del fare » armi proprie), fia, prima che alcuno altro, signoro di questa provincia ».
Il Machiavelli, adunque, desidera per l'Italia un principe armato, chc per amore o per forza, la componga in unità di regno, salvando a eosì dal dominio straniero : effetto necessari» della disunione.
Ma se questo è ben chiaro, e se di questo tutti, o quasi, sono d'accordo nel lodare il Machiavelli, evvi pure nel P, :ncipe qualche cosa che molto ha oscurato la sua fama, e dai contemporanei e dai posteri l'ha fatto : itenere come maestro di politica immoral à. E bene fondata cotesta accusa? Noi non possiamo esimerei dal brevemente discorrerne, affinchès vegga se realmente il nostro autore sempre riveli quella robusta fibra morale di cui l'abbiamo lodato per il suo concetto della fortuna.
Sostiene il Machiavelli che ci s cno in politica delle crudeltà lodevoli, e che lodevole uà la fraudo, e lodevole il romper la fede quando il mantenerla rovii. lo stato: e tra gì esemplati di principi nuovi ch'egli propone al suo redentore d'Italia, c ta di continuo Cesare Borgia e Agatocle tiranno di Siracusa, vale a dire due principi perfidi e sanguinari, lodati solo dal loro parziale o defin „ ro successo. Ora, non è scosso da quest insegnamenti e da quest esempì ogni piinc'jiio di morale? 11 Machiavelli (dice P. Villari) ama e apprezza la virtù; e ci ; ciò nega lo calunnia atrocemente, u Ma la morale era per lu i come pel secolo in generale, » un affare del tutto individuale e personale ; 1' arte di governare, di comandare, » d don. nare non era in oppoi. ^one, ma indipendente affatto da essa. L'idea » d'una coscienza e d'una moralità pubblica, intelligibile solo quando s'abbia già » il concetto della ur ;à e personalità sociale, che ci fanno comprendere chiara» mente come non solo per gì' indi\ idui, ma anche per le naz 'ni l vero governo » sia il governo di sè stessi e come esso port nevlabilmente seco una propria » responsabilità, questa idea mancava affatto al secolo XV, e non fu mai chiara » neppur dinanz alla mente del Machiavelli (1) ».
Alla difesa s'è provato con molta finezza il ìlanalli, scrivendo: u Non è fa» cile, se pure non è impossibile, persuadere l'universale che la scionza po ca, » non essendo cosa affatto astratta, ma sì un esercìzio d pratica, non può essere » sempre o in tutto ragguagliata colle norme della morale comuni. ; e molto meno » con quel che i y ù generosi desiderano; ma e forza pigi irla quasi uno studio n di cercare nel possibile il meglio; usando modi, chc tanto valgano ad ottenerlo » quanto ehe sieno rispondenti alla natura dei tempi c ai costumi in mezzo ai » quali si opera (2) ». Il chc vien a dire esservi due mora* , s mili bensì ma non identiche, una per l'individuo e l'altra per lo stato, il quale è persona complessa chc può trovarsi in condizioni i» cui l'individuo cittadino non si trova, ed ha come rappresentante di tutti i cittadini, una responsabilità con spondente, la qualo lo auto. ;zzza, anzi moralmente lo obbliga ad usa,re di mezs che al privato non sono permess Noi abbiamo già spiegato 1 nostro concetto della moral à, riponendola tutta nel a conveniente » : 1 quale, pur avendo una certa costanza nei tempi e nei luoghi diversi, muta anche in certa parte a seconda dei tempi, dei luoghi e delle persone; poiché nessuna persona di buon senso vorrà pretendere di assoggettare l'uomo ancora semi-ferino alle leg^i morali dell' uomo colto, o il fanc.ullo a quelle dell'uomo maturo. Ora 1 individuo di trova appunto rispetto allo stato nelle eondiz mi dell'uomo colto e dell'uomo maturo di fronte al fanciullo c all'uomo sera selvaggio; lo stato è :stituz .onc molto recente in confronto dell' ind. duo, e non può quinci esser giunto a quella matur tà d com-plcss.one a cui l'ind riduo è arrivato. Di qui la necessaria conseguenza chc si
(1) Nic. Machiavelli e i suoi tempi, I, 519.
(2) Studio storico-politico sulla Vita e sulle opere di Francesco Guicciardini; nell'^l/'e/i. stor, ital., 1862, p. 3.