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CAPITOLO XII.
Il suo libro di teoria politica generale sono i Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, composti tra il 1515 e il 1520, e stampati nel 1530. E un libro ch'egb non ha dettato per passatempo, o per sfoggiare dottrina, avverando meglio
i fatti narrati da Livio col raffronto degli altri storici delle cose romane. Accettando la tradizione storica quale glie data da Livio, suo autore prediletto, da Plutarco e da pochi altri, egli vuol trarne il succo vitale, egli tenta ricavarne insegnamenti per il presente: per lui la storia ò davvero maestra della vita. Parte egli dal supposto (erroneo certamente, se preso in via assoluta) u chc gli uomini nacquero, vissero e morirono sempre con un medesnno ordine (1) n ¦ e chc quindi l'esperienza degli antichi possa servire ai moderni e chc ciò eli' è stato debba avvenire di nuovo. E poiché, egli dice, i tempi moderni sono apertamente nferion agli antichi c bisogna esser diventati oltremontani in Italia o Turchi in Grecia per non biasimare i tempi moderni e lodar gli antich., u sarò animoso in dire uianifesta-n mente quello che intenderò di quelli o di questi tempi, acciocché gli animi de'
ii giovani che questi miei scritti leggeranno, possano fuggire questi e prepararsi n ad imitar quelli qualunque volta la fortuna ne desse loro occasione. Perchè gli n è uflicio d'uomo buono, quel bene che per la malignità de' tempi e della for-ii tuna tu non hai potuto operare, insegnarlo ad altri, acciocché sendonc molti fatti n capaci, alcuno di quel! più amati dal cielo possa operarlo (2) n.
Abbiamo dunque dinanzi a noi un uomo nato all' azione, che non potendo operare, pensa e scrive: ascoltiamolo.
Dei tre libri de' suoi Discorsi, il più importante è senza dubbio . primo in cui parla della costituzione romana, mostrando come in essa stessero le ragioi.: ultime della grandezza e potenza di questa repubblica. Con un procedimento ch'è proprio dei grandi idealisti, egli, dopo aver toccato nel capitolo primo delle origini di Roma, vien subito nel secondo a determinare, sulle trace : di Polib > (3), che sei sono le possibili forme di governo, le quali costantemente si succedono a cerchio, qualora gli stati non ro^mino per forza esteriore: principato e tirannide; aristocrazia e oligarchia; democrazia e oclocrazia; che tre di queste, il principato, l'aristocrazia e la democrazia sono buone, ma rischiano di continuo di mutarsi nelle tre corri&pondenti cattive, che sono la tirannide, 1' oligarchia e l'oclocrazia; c ehe quindi ottima forma d: governo sarà quella la quale riunisca in sè i vantaggi delle tre buone. Stabilita per tal modo quasi a priori e per via di ragionamento l'ottima forma di governo, egli passa a dimostrare che la repubblica di Iloma ha appunto effettuato questa idea-modello, avendo avuto nei consoli una specie di principato, nei senatori l'aristocrazia e ne tribuni del popolo la democrazia. La cost ruzione di Roma fu ottima perchè un po' per volta conccssc a tutte le classi do' cittadini un' equa parte del governo, ed ad ogni elasse seppe assegnare gli uffici più opportuni, come sarebbe a dire, le armi al popolo, la legislazione specialmente al Senato, ecc.
Quasi a ìiprova del suo asserto viene l'autore nel capo sesto a paragonare con Roma le due altre repubbliche che la lunga e glorosa durata esaltava: Sparta e 'inezia; e mostra come queste due repubbliche, specialmente col dare le arni; ai nobili e non al popolo, fossero ben ordinate per lungamente conservarsi, ma non già per ampliare il loro dominio. Appena infatti tentaron questa via, all'improvviso si videro precipitare. E poiché l'acquisto dì nuovi domini è imposto talvolta ag] stat dal bisogno stesso d conservazione, ne risulta chc Sparta e Venezia atte solo a conservai sieno meno lodevoli di Roma.
Nel capitolo undecimo tocca i l Machiavelli un altro argomento vitale, quello della religione; e mostra come in Roma la forza del sentimento religioso cospi-
(1) Lib. I, cap. 11 ; e cfr. il cap. 89 e la prefazione.
(2) Proemio al lib. II.
(3) Triantafillis, Nic. Machiavelli e gli scrittori greci; Venezia, 1875; e Nuovi Studi su N.M.; Venezia, 1878. — Vedi anche la Eassegna settimanale, voi. Ili, p. 445.