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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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a cura di Federico Adamoli

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   L' IDEA DELLA VITA PRIVATA NELLA STORIOGRAFIA. 271
   corrispondenti, mecenati od ammiratori, troviamo poi ana Nicola Trotti ferrarese, che cominciai a scrivergli per dirgli tutta la sua ammirazione, nell'ottobre del 1528, e seguita fino ai luglio del 1535, lamentandosi con lui dei capricci e del libertinaggio del marito; e a lui, all'Aretino! si raccomanda perchè glielo svi dalle bal-dracchc e lo riduca a miglior vita.
   Più ricca ancora e anche più curiosa è la galleria delle persone che ci fanno conoscere le lettere dell'Aretino stesso. Chi superi, mfatti, la noja delle perpetue sollecitazioni di doni, delle adulazioni smaccate, delle abili insinuazioni, dei ringraziamenti, ecc., pi trova qua e là delle importanti rivelazioni e sulla natura dell'Aretino stesso e su quella dei suci conoscent ed amici.
   Troviamo,per esempio, che codesto sensuahaLirno Aretino è capace anche d'amori presso che platonici, come quello ch'egli ebbe per una Serena (1), da lui chiamata Sirena, e cantata nelle Stanze (1537), e fatta cantare dai suoi amiui, c perfino da V. Gambara, in parecchi sonetti. La sapeva moglie infelice; ed egli scrisse le lodi di lei al marito scapestrato e, pare, sodomita, eccitandolo a ricordarsi dei propri doveri e della propria fama (2),
   Egli ci si mostra capace anche d'una vera e propria tenerezza nei suoi rapporti con la Perina, giovanetta delicata ch'egh preso ad amare e a largamente beneficare a Venezia. Un' orribile e schifosa malattia la coglie; ed egli amantissimo de'suoi comodi, nel crudo inverno, lascia il tepore della propria casa per andare ad assisterla. Nella narrazione ch'egli fa a don Lope di Soria delle pone sofferte per la Perina, v'è di certo molta vanità, ma non manca neppnre una vena d i affetto sincero, u Quante volte mi conveniva coi prieghi e coi doni isforzare la miseria » dei barcaruoli, i quali impauriti da le furie del verno non si arrischiavano a » traghettarmele a casa? e quante fiate per non trovarne alcuno mi trasferii a lei j; non men disperato che solo? Io per benché il mondo mai non provasse il più » fiero dicembre, il più aspio gennaio ed il più crudo febbraio, non altrimenti sen» tiva molestarmi da le pioggie che mi cadevano in capo, da le nevi cne mi fioc-n cavano adosso e dai venti che mi soffiavano intorno, che se le gocciole de le acque, n le falde de le nevi e gli impeti dei venti fossero stille di rugiada, nembi di n fiori e fiati di zephiri. Intanto io malconcio da la perversità de la stagione com» paritole al letto non curando quel morbo che tanto più affligge le carni quanto » la persona ch'egli attosca è di più età, le basciava il monstruoso de gli occhi, » l'horrido de lo guance e lo schifoso de la bocca, come suoi occhi, le sue guance » e la sua bocca havcsscro il solito splendore, l'usato colore e la natia vaghezza ; » perocché il venirle manco de la beltà che doveva scemami, l'ingordigia de la » affettione, ine l'accrebbe sì forte che le viscere dei più cari padri non si rieiu-» piono de la doglia nè de la pietà chc per conto di cotal sua calamitadc s rieui-» pieiono le mie (3) ».
   La Perina, guarita per le cure e le larghezze dell'Areti.io, fugge po con un giovinotto infranciosato e sodomita, che la sposa e poi l'abbandona ; e Perina ritorna, dall'Aretino che di nuovo l'accoglie e con affetto paterno la cura e la fa curare in una lenta tisi della quale moriva nel settembre del 1545.
   Per un'altra donna, Caterina, dalla quale aveva avuto A.dria; e che egli diede poi a moglie a un gentiluomo Sandello, egli ha pure una incredibile tenerezza non disgiunta da stima. Spera che s convorrà coi marito, anche per « l'honcstà » ch'-'o ho con teco usata da che fosti sua moglie »; le discorre lungamente della loro figliuola, e le promette che a questa terrà sempre viva l'imagine della madre (4).
   Per le due sue figliuolette poi, Adria ed Austria (cosi chiamate eon evidente adulazione a Venezia e ai regnanti austro ispani), egl è pieno di affetto e di cure,
   (1) il, 115.
   (2) I, 97. Cfr. Mazzuchelli, Vita di P. Aretino.
   <3) II, 115,,
   (4) III, 314.