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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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   CAPITOLO IX.
   i principali. La vita di Pietro Bembo fu scritta in latino da Giovanni Della Gasa, autore anche d'una vita del cardinale Gasparo Contarmi, e dal Beccadclli, autore altresì d'una vita del Petrarca (1); la vita del Varchi fu scritta da Silvano Razzi; quella di Vittoria Gambara da Rinaldo Corso; quella ben più famosa di Pietro Aretino fu esposta in forma di dialogo, secondo alcuni dal Franco, secondo altri dal Mauro; e quella dell'Ariosto frammentariamente dal figlio Virginio, poi dal Pigna e dal Garofalo. E non ci soffermiamo a ricordare i numerosi elogi funebri, nei quali pur si trovano, insieme alle lodi letterarie, molte notizie biografiche. Rammentiamo poi che negli Opuscoli di Se. Ammirato stanno parecchi Ritratti d'illustri personaggi del secolo.
   Le vite degli artisti furono scritte con una certa ingenua saccenteria e con molto amore, anzi predilezione, della patria toscana da Giorgio Vasari, pittore e architetto mediocre: importantissime per la storia dell' arte, non importano meno per la storia del costume che in queste narrazioni monotone apparisce raen brutto di quanto ci saremmo aspettato.
   Un artista delle proporzioni di Michelangelo non dovea contentarsi di andar in folla cogli altri; e di lui ci diede una vita a parte il Condivi.
   Firenze tanto ricca di storiografi politici, patria di elezione del Vasari autore della più copiosa c interessante raccolta di biografie, ci ha dato anco ì due più bei saggi di autobiografia nello opere del Guicciardini e del Collini, schietti rappresentanti di due tendenze oppostissime della vita fiorentina c italiana, tendenze proprio, in Firenze, a due classi storicamente diverse di cittadini.
   Noi sappiamo già chi fosse Francesco Guicciardini, la cui singolare figura abbiamo procurato di ricreare coli'ajuto appunto de'suoi Ricordi autobiografici e delle sue lettere (2). Tutto immerso nella vita poliuca, tutto invaso dall'ambizione del potere, egli passa sopra coraggiosamente (e noi moderni diremmo talvolta cinicamente) a tutti gli affetti di famiglia. Già vedemmo come nel suo matrimonio egli s'inspirasse unicamente all'ambizione politica; e, a complemento, soggiungeremo qui la risposta data nel 1525 a Clemente VII che lo sollecitava d'andar a llonia a pigliarvi la direzione della futura lega italiana. Egli, con apparente tenerezza maritale, scrive dapprima che gli dava pensiero la sua Maria stata a lungo inalata, e u ora che non è bene guarita, se io torna® a disperarla, la ammazzerei senza » dubbio, con troppo carico mio appresso a'suoi ; e per questa cagione riducendomi » costì (a Roma) sarei forzato a condurcevela. Questo rispetto potrà parere ridicolo, » e io a altro tempo mi sarei fatto beffe di ogni altro chc nelle cose onorevoli » l'avess. avuto; ora sono in questi tcrmin e ancora cho mi dispiaccia, bisogna » ch'io tenga conto in me di quello che già avrei sprezzato ili altri (3) ». Scuse vane e senz'ombra di sincerità, per farsi più desiderare o perchè le condizioni fattegli non fossero molto favorevoli. Infatti il 4 novembre successivo, egli scrivo al papa d' essere prontissimo ad andare a Roma, ed altrove, e che alle sue donno provvederebbe in un modo pur chc fosse: lo Stato va innanzi tutto (4).
   E non solo la famiglia è per il Guicciardini cosa affatto secondaria; per lui, più ancora che per il Machiavelli, pare che in Firenze, in Roma, in Italia tutta non ci sieno nè pitton, nè scultori, nè architetti, nè poeti, nè tanti altri vanti del paese: egL non vede chc la polìtica; i suoi antenati sono stati, al governo di Firenze, anch'egli ci deve essere: egli anz* pi propone di tutt superarli, dopo averli quasi esaminati nei Ricordi di famiglia.
   Ed ecco, di fronte all' uomo grave e decorosamente togato, ceco sorgere il
   (1) Edita questa nel primo volume delle Pànie di F. Petrarca (Verona 1799) per cura di Jae. Morelli.
   (2) Cap. Ili, §2—1 ricordi autobiografici, clie stanno nel volume nono delle Opere inedite, tengono sino al 1515.
   (3) Op. in., Vili, 345 (Lettera del 24 novembre).
   (4) Op. in., ib.