l'idea della vita pubblica nella storiografia.
265
lazioni de'suoi oratori, parte delle quali già edite (1) e parte giacenti ancora negli archivi. Tra queste meritano un cenno speciale la corrispondenza politica e le relazioni del Machiavelli, quelle del Guicciardini, le lettere del Busini , e quelle del Guidiccioni, che ci riportano col pensiero a Roma, de'cui storici speciali abbiamo ancora a discorrere.
La storia politica di Roma e dello stato romano non ha avuto nessun lavoro speciale che meriti d' essere ricordato, oltre le già citate vite di Leone X e di Adriano VI del Giovio, le storie uur citate della guerra tra Paolo IV e gli Spagnuoli, e le vite di Pio V scritte da G. Catena e da Giannanconio Gabuzio.
La storia di Roma antica e più della Roma medioevale, imperante ai re e agl'imperatori, e la storia della chiesa romana e delle sue successive conquiste nel mondo materiale e spirituale trovarono nella seconda metà di questo secolo notevoli cultori, perciò che allora il papato, r sorto insieme coli mpero di Carlo V e tutto intento a sottentrargli e a rinnovare i tempi di Gregono VII, di Innocenzo III e di Bonifacio Vili, per quella via spingesse gii spiriti degli scrittori ecclesiastici, e insieme quelli dei patrioti, che dalla grandezza del papa romano vedevano bilanciata la grandezza prima dell 'mperatorc e poi dei re di Spagna spadroneggianti in Italia.
Onofrio Panvinio veronese sgombrò pruno la via e apparecchiò preziosi materiali per la conoscenza delle antichità romane e della storia dri papi, senza tuttavia riuscire a darci un lavoro compiuto al quale il suo nome vada necessariamente congiunto. Scrisse, tra l'altro, un Epitome della storia de'papi.
Per quella strada si mise poi Carlo Sigonio da Modena (2), che oltre aver illustrato i Fasti romani, sbozzò prima una storia dell'impero occidentale da Diocleziano alla caduta, in venti libri; ed. ebbe poi il ben fondato ardimento di tentare una Storia d'Italia dall' invasione longobarda al 1286, ehe tutta s'appoggia su studi originali di cronache e di document1. per grandissima parte ancora inediti e inesplorati, e che il Muratori chiamava u insigne profeeto opus et monumentorum ?? copia, et splendore sermonis, et ordine narrationis, ex quo incredibilis lux facta » est eruditioni barbarorum temporum, in illum usque diem apud Italos tenebris » innumevis circumfusae (3) ».
Ultimo per tempo, ma primo forse per merito viene Cesare Baronio (4), cardinale di Santa Chiesa, della quale egl scrisse con molta dottrina e discernimento gli Annales dalle origini al 1198 in dodici volumi, il primo de'quali uscì nel 1588 e l'ultimo nel 1607 : opera continuata, con materiali in gran parte da lui raccolti, dal lucchese Rinaldi.
Anche la storia dello scisma d'Inghilterra, che in fin de'conti si risolveva in una guerra d'interessi e d'indipendenza contro la Roma de'papi, trovò nell'Italia del cinquecento i suoi storici. Bernardo Davanzati, il breve ma non conciso traduttore di Tacito (5), abbreviò senza certamente accrescerle chiarezza la storia che di ques i fat ti avea scritto in latino l'inglese Sandero (Saunder), e Girolamo Pollini ne fece un suo proprio diffuso racconto, limi e due, già s'intende, favorevoli alle pretese papali.
La condizione speciale d'Italia, che in questo secolo fu il centro della politica europea, e la sua coltura superiore a quella di tutte le alti e nazioni, e l'abitudine de'nostri di viaggiare curiosi per conto proprio o di accorrere agli inviti di potenti
(1) Desjardìns, Rèlations diplomatiques de la Toscane et de la France.
(2) Nato nel 1524 e morto nel 1584.
(3) Vita Sigont, p. 9; citato dal Tiraboschi, VII, 1120.
(4) Nato a Sora nel 1538 e morto nel 1607.
(5) Sulla lingua e sullo stile del Davanzati veggansi le acute osservazioni di R. Bonghi nella undecima dello sue Lettere critiche, Perchè la letteratura ital, eccB Milano, 1873.
CANEI.LO. 34