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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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a cura di Federico Adamoli

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   CAPITOLO IX.
   clievole, ora troppo particolareggiata e minuta, ma fot-iuta pur sempre d'un certo interesse. Fa professione l'autore di seguire gli ammaestramenti di Tacito, secondo il u quale l'uffizio d'uno storico è, senza rispetto alcuno di persona veruna, preporre la » verità a tutte le cose, eziandio elle seguire ne li dovesse o danno o vergogna (1) n.
   In un simil ordine d'idee si muove Jacopo Pitti, autore d'una Storia fiorentina, rimasta inedita fino al 1842 (2). Se ne hanno compiuti due soli libri, che vanno dal principio della libertà fiorentina nell' «decimo secolo al 1530, e pochi frammenti del libro terzo e quarto.
   In questa Storia, come pure nell 'Apologia de'Cappucci, egli, criticando in ispecie il Guicciardini, piglia a difendere con molto ingegno e con molta dottrina la democrazia di Firenze, mentre pur largheggia di lodi col duca Cosimo, che, contro le pretese de'Palleschi aristocratici, aveva risollevato il popolo. Acrimonioso e spesso esagerato, spiccherebbe più nobilmente se avesse scritto in un tempo in cui il partito aristocratico fosse ancor stato terribile. Per noi esso acquista speciale importanza come quello che dimostra 1' unità della causa dei democratici antichi sul tipo del Machiavelli e degli adoratori della nuova dominazione medicea.
   E mediceo convinto si mostra pure G. B. Adriani (3), figlio di Marcello Virgilio già cancelliere della repubblica soderiniana, che dettò una buona Storia de'suoi tempi (4) la quale, quasi continuando il Varchi e il Guicciardini, abbraccia tutta l'età del governo di Cosimo (1536-1574). Egli era come lo storico e l'oratore officiale di casa Medici; e di lui ci restano gli elogi funebri di Carlo V, di Eleonora di Toledo moglie di Cosimo, d'Isabella di Spagna, di Cosimo I, e di Giovanna d'Austria moglie del duca Francesco. Per la sua storia egli potò servirsi non solo degli archivi di stato, ma, fu detto, anche delle memorie segrete di Cosimo, per commissione del quale egli scriveva. Bene informato quindi, e con chiara coscienza delle condizioni d'Italia e d' Europa, egli ci ha dato un pregevolissimo corpo di storie, in cui nette si riflettono le condizioni di quell' età, nella quale all'ombra dell'intelligente assolutismo rifiorivano le libertà popolari, non solo d'uria città signora, ma di tutte le provincie dello stato.
   Una classe a parte costituiscono il Giambullari, il Borghini e Scipione Ammirato, preoccupati più di chiarire i tempi antichi che non di dare l'intonazione politica al presente.
   La Storia d'Europa del Giambullari (edita nel 1566), che va dall'800 al 913, è lavoro che ha molto minor merito di quanto pretende; nè bastano a redimerla nel gindizio de' critici serii le molte lodi ad essa prodigate da: Cruscajoli.
   Ricchi di notizie e lodevoli per metodo critico sono invece i Discorsi di Monsignor D. Vincenzio Borghini (Fir. 1584), nei quali si tratta delle origini di Firenze, della Storia di Fiesole, se Firenze sia stata spianata da Attila e riedificata da Carlomagno, se abbia ricomperata la libertà da Rodolfo d'Asburgo, ecc., ogni discussione corredando di nuovi documenti.
   Scipione Ammirato (5) poi, autore di dotte illustrazioni alle famiglie noi ili fiorentine e napoletane, lasciava incompiute nel 1601 le sue Istorie fiorentine, cui dava l'ultima mano e facea parecchie giunte Ammirato il giuniore. Nei trentacinque libri, onde constano, si tratta con dottrina straordinaria, attinta agi archivi e alle fonti più pure, la storia di Firenze, anzi di tutta Toscana, dai tempi più remoti sino al 1574, correggendo via via un grosso numero d'errori in cui era caduto specialmente il Machiavelli, e dilucidando infiniti punti speciali della vita pubblica e della vita privata dei Fiorentini.
   E prima di lasciare Firenze e i suoi storici, ricorderemo anche le tante re-
   (1) Libro sedicesimo, in fine
   (2) Edita EirArchivio Storico italiano, voi. I, per cura del Polidori.
   (3) Nato nel 1512 e morto nel 1579.
   (4) Edita la prima volta a Firenze nel 1582, con una dedica del figlio al duca Francesco.
   (5) Nato a Lecce nel 1531 e morto a Firenze nel 1601.