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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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   capitolo Siii.
   sul tentativo di Filippo Strozzi contro Cosimo nel 1537, e finisce la sua storia cui suicidio dell' ultimo quasi tra gli eroi dell' indipendenza italiana. Soggiunge a modo di appendice alcuno notizie sugi esordì della guerra di Siena nel 1552.
   Venezia, che aveva dato ricovero allo storico repubblicano di Firenze, diede a Firenze anche uno storico ispirato alle idee repubblicane e guelfe, in G. M. Bruto, il quale consigliato specialmente dagli esuli fiorentini da lui conosciuti a Lione, scrisse con liberi spiriti Historiae fiorentina^ libri VITI priores, editi a Lione nel 1562: opera che il Tiraboschi giudica u uno de' più bei monumenti del secolo (1) ». Il seguito, ch'era destinato spccialmcntc a confutare la storia del Giovio, non fu mai pubblicato.
   Più numerosa e, diciamolo pure, più importante è 1' altra serie degli storici che accettano o lodano il nuovo ordinamento di Firenze e d'Italia.
   Vien primo, rispetto ai tempi, Francesco Vettori col suo Sommario della Sto ria d' Italia, pubblicato la prima volta da A. Reumont nel 1818 (2): steso a modo di annali, va dal 1511 alla metà del 1527, dove arrivato, l'autore si scusa di non narrare i casi tutti di qucll' anno, per aver dovuto assentarsi da Firenze a causa della peste.
   Paolo Giovio (3), stato lungo tempo consigliere e medico di Clemente VII c morto alla corte di Cosimo I, vuol essere collocato in questo luogo, anche per la gran parte che nella Storia de' suoi tempi egli fa a Firenze. In quarantacinque libri (4) di sonoro e verboso latino egli narra i fatti d'Italia e d'Europa, anzi, del mondo tutto, dal 1494 al 1547, dalla venuta dei Francesi con Carlo VIII, alla vittoria definitiva di Carlo V, che in quell'anno vedea morire il rivale e vinceva i collegati di Smalcalda. Benevolo per natura e fatto apposta per accettare le cose come il cielo le manda, non mostra nè intelligenza, nè amore, nè fiele politico. In una pagina deplora la perduta libertà d'Italia; e nell'altra canta le lodi del nuovo signore universale Carlo V, e dei signorotti italiani che come Cosimo I ne accettavano la tutela. Accusato di vender la penna, si difese rispondendo che tra i privilegi dello storico c' è anche quello, non già di mostrar vero il falso o viceversa, ma di abbellire il bello e annerare il brutto secondo le proprie inclinazioni. Non ha netta coscienza del dovere e de:' diritti d' uno storico e asp 'a principalmente alla gloria di parere ed essere ben informato, di scrivere con ole-ganza e di piacere ai signori che lo regalano e festeggiano.
   Ma poiché, se non c'è nella sua mente, un ideale politico c'è nell'aria ch'egli spira alla corte di Cosimo, così d Giovio se ne imbeve e vi s'informa; e se egli non sa o non vuole apertamente professarlo, lo libererà da questo pensiero il buon Varchi, con una lunga epistola poetica edita in fondo al primo volume, nella quale dopo molte lodi del Giovio e del suo modo di scrivere le storie, s rimpiangono i bei tempi di Lorenzo d Magnifico, la cui morte avea aperta l'Italia ai Barbari, avea reso possibile il sacco di Roma e tante altre sventure d'Itaiia:
   Sed si non aliam venturo numina Cosmo Invenere viam} lieeat periisse tot urbes, ecc.
   Cosimo lia in sè tanto valore, e così saggio e onorato è il suo modo dì governo, così felice c sotto di lui Firenze e la Toscana, che nulla di meglio possono
   (1) Op. cit., VII, 1241.
   (2) Archivio storico italiano, VT, app. n 22.
   (3) Nato a Como nel 1483, morto a Firenze 1552
   (4) 1 libri V-X (dalla morte di Carlo VIII a quella di Giulio II) e X1X-XXIV inclus. (dalla morte di 1,eolie X al sacco di Roma) sono dati solamente in sunto, affermando il Giovio d'averli perduti ne) sac^o romano del 1527. Vi suppliscono le Vitcc di Lnone X, Adriano VI, del marchese di l'escara o del card. Pompeo Colonna. Tre dei libri perduti sarebbero, secondo il Tirabosclii, VII, 1212, stati trovati nel secolo scorso dal con G 15. Giovio. Furono mai stampati? Del Giovio ricordiamo qu anche gli Elogia viorum bellica virtute illustrium, in sette libri editi a Firenze nel 1561 r che souo brevi illustrazioni a medaglie dei più celebri guerrieri dal mondo.