L' IDEA DELLA VITA PUBBLICA NELLA STORIOGRAFI A.
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Romani, si aspetterebbe logicamente una terza Italia, alla quale non Lanno saputo dare unità i Papi per le ragioni discorse nel primo libro, e non hanno saputo dargliela se non mal sicura nemmeno i Fiorentini, come si vede negli altri sette libri Ed ecco sopravvenire l'invasione francese e poi la spagnuola e poi gli Svizzeri, e precipitare ciò che ancora non era ben sorto: ecco la simmetria della teorica del Machiavelli disturbata dai capricci della realtà. E poiché la storia è storia, e il Machiavelli può volere spiegarla, ma non può nè vuole rifarla, egli narra i fatti, pur conservando in fondo all'anima il suo malcontento di pensatore, malcontento a cui dovrà per buona parte anche 1 ispirazione del Principe,, il quale venga a fare l'unità indipendente d'Italia, e a raggiustare il filo delle idee filosofiche nella mente del Machiavelli.
Tale a noi sembra il valore di queste Storie sulle quali tanti e tanto di-vers tiudilì furono pronunciati (1): il Machiavelli studia la storia da filosofo politico, coll'occhio intento alle cause remote, a ness. sostanziali, nel tempo e nello spazio; e se, preoccupato da queste sue tendenze filosofiche egli assai spesso erra od e male informato ne' particolari, riesce per contro a dominare quasi del tutto una materia cosi ribelle come la storia d'Italia, e a presentirne quindi il necessario sviluppo avvenire.
Ma ò naturale, che se sotto il rispetto della profonda penetrazione filosofica egli di gran lunga supera tutti, appunto perchè sa più speculare che osservare, perchè sa più ragionare sui fatti che appurare i fatti stessi, altri lo superino nell'abbondanza e nella sicurezza delle informazioni, e anche nell'intelligenza dei ness e delle ragioni prossime delle cose. Sotto questo rispetto, lo storico che va sopra tutti gli altri è Francesco Guicciardini colla sua Storia di Firenze c colla Storia d'Italia.
La Storia di Firenze (2) va dal 1378 (tumulto de' Ciompi) al 1509 (battaglia d' Agnadello) ; e con efficace chiarezza ci narra tanto le guerre e le paci de' Fiorentini, quanto lo svolgimento interno dei loro partiti. Utile è in ispecie questa storia per capire 1' azi ine di quel terzo partito, al quale 1' autore restò fedele per tutta la sua vita. Nel Machiavelli non campeggiano che i democratici, coll'appoggio de'quali i Mediei acquistano il primato nella città, e gli aristocratici costituenti la grassa borghesia, che dai Medici è vinta. Ma quando Cosimo fu restituito in patria, una parte degli antichi aristocratici gli si strinse dattorno , procurando di conservare o di riavere nelle proprie mani la direzione delle cose e di governare i Medici colla sua alta tutela. A questi parte spettavano gli antenati del Guicciardini; e per essa sono tutte le sue simpatie e i suoi rilievi nella Storia fiorentina (3). Notevoli vi sono poi i capitoli dedicati a Lorenzo il Magnifico, e in specie il nono, ove ne dà un giudizio riassuntivo, paragonando Lorenzo a Cosimo padre della patria. Qui non solo eg': si mostra più indipendente del Machiavelli che abbonda di elogi, mentre il Guicciardini sa equamente contemperarvi le ben fondate accuse; ma rivela anche una singolare attitudine a scolpire i caratteri che al Machiavelli manca e che mancò, panni, più tardi al Guicciardin stesso. Cosi il Machiavelli, incapace di darci viva e parlante la figura di Lorenzo, se la cava col dire: u si vedeva in lui essere due persone diverse n quasi con impossibile congiunzione congiunte (4) »; mentre il Guicciardini ce lo darà intero, dicendolo u un uomo più d'ingegno che di giudizio (5) ». Notevole è del pari 1' esposizione dei fatti riguardanti il Savonarola, che egli inclina ad accusare di superbia , di simulazione, pur sospendendo ogni giudizio definitivo su di lui (G).
(1) Giuda, Op. cit., p. 422.
(2) Opere inedite, III. Fu scritta tra il 1508-9, come appare dal cap. XXIII.
(o) Ci'r. Benoist, Guichardin, ecc., p. 201-5.
(4) Libro sei timo, In fine.
(5) Cap. nono.
(6) Cap. decimosesto.