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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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a cura di Federico Adamoli

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   CAPITOLO IX.
   la mancanza di leggi rispettate, e la mancanza di colonie, tutte derivano dal contegno de' partiti, che invcee di mandare in colonie la popolazione esuberante c crearsene una forza, la cacciano, e si creano un nemico; invece di frenare i nobili e avere in essi i duci naturali nelle .niprese guerresche, li cacciano, e si creano un nemieo ; invece di far leggi eque che a tutti coneedano libera vita, vogliono la licenza per se, la servitù per gli altri, che aspettano l'occasione por reagire o vanno in esilio e diventano un nemico.
   Per tutte queste ragioni, che il Machiavelli mostra in atto nella storia di Firenze, la eittà dell'Arno non ha potuto rinnovare i prodigi della città del Tevere; e il Machiavelli resta con il suo problema fondamentale insoluto : chi, dunque, rinnoverà Roma nell'Italia moderna ? Chi correggerà eotesta anomalia nella storia d'Italia ? Egli percepisce infatti chiarissimo il sentimeiito d'unità che anima tutte le provincie della penisola, i cui destini sono talmente eonnessi che 1' autore, se vuol chiarire la storia di Firenze, è costretto a narrare anche quella d'Italia, non solo nell'introduzione, ma anche nel successivo svolgimento. E se questa unità morale esiste, perchè dunque non si è attuata e non si attua anehc la unità materiale?
   Quest idea dell'unità d'Italia, l'innovatrice dei tempi di Roma, era pel Machiavelli una verità quasi metafisica, era l'idea filosofica, suprema a cui egli fosse arrivato studiando la nostra storia ; ed ingenuamente egli la espone nel proemio al libro quinto delle Istorie, vaie a diro sul bel mezzo del suo lavoro: come quella alla quale tutte l'altre s'incardinano.
   a Sogliono le provincie il più delle volte, nel variare ch'elle fanno, dall'ordine >1 venire al disordine e di nuovo dipoi dal disordino all'ordine trapassare; perchè 55 non essendo dalla natura conceduto alle mondane cose il fermarsi, come, elle 5) arrivano alla loro ultima perfezione, non avendo più da salire, conviene che ii scendino, e similmente, scese che le sono, e por gli disordini all'ultima bassezza 55 pervenute, di necessità non potendo più scendere, conviene che salghino ; e n cosi sempre dal bene si scende al male, e dal male si sale al bene. Perchè 5? la virtù partorisce quiete, la quiete ozio, l'ozio disordine, il disordine rovina; 5; e finalmente dalla rovina nasce 1' ordine, dall' ordine virtù, da questa gloria e 55 buona fortuna. . . . Vengono pertanto le provincie per questi mezzi alla rovina, 55 dove pervenute, e gli uomini per le battiture diventati savi, ritornano, eom'e 55 detto, all' ordine, se già eia, una forza straordinaria non rimangono soffocati. n Queste cagioni fecero, prima mediante gli antichi Toscani, dipoi i Romani, ora felice, ora misera l'Italia; ed avvenga che dipoi sopra le romane rovine non 5) non si sia edificato cosa che l'abbia in modo da quelle ricomperata, ehe sotto 5? un virtuoso principato abbia potuto gloriosamente operare, nondimeno surse 5) tanta virtù in alcuna delle nuove città e dei nuovi imperì, i quali intra le ro-n vine naequero, che sebbene uno non dominasse gli altri, erano nondimeno a n modo insieme concordi ed ordinati, che dai Barbari la liberarono e la difesero. 55 Intra i quali imperì, i Fiorentini, se egli erano di minor dominio, non erano di 11 autorità, ne di potenza minori; anzi per esser posti in mezzo all'Italia, ricchi 55 e presti alle offese, o eglino felicemente una guerra loro mossa sostenevano, o 55 e'davano la vittoria a quello con il quale e'si accostavano. Dalla virtù adunque 5) di questi nuovi principati se non nacquero tempi che russerò per lunga pace 55 quieti, non furono anche per l'asprezza della guerra pericolosi. . . . Tanto che n quella virtù, ehe per. una lunga pace si soleva nelle altre provincie spegnere, 55 fu dalla viltà di quelle (guerre) in Italia spenta, come chiaramente si potrà » conoscere per quello che da noi sarà dal mille quattrocento trentaquattro al no->i vantaquattro descritto, dove si vedrà come alla fine si aperse di nuovo la via j; ai Barbari, e riposesi Italia nella servitù di quelli >;.
   Secondo il ragionamento del Machiavelli, che parte dall'ipotesi tutt'altro che solidamente provata del perpetuo eircolo del e cose (se però da una forza straordinaria non rimangono soffocate), dopo l'Italia degli Etruschi e dopo quella dei