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CAPITOLO IX.
» i più riposti segreti ni' principi, penetra nelle loro camere e fin dentro i loro » cuori, giudica senza passione alcuna e degli uomini e delle cose. Di ciaseuna >? nazione è descritto il sito, l'indole, il governo, gli studi, i prodotti, le entrate, le » spese, le armi, i disegni, i commerci, i particolari più minuti della statistica; >? cosicché molte cose si sapevano meglio in Venezia che nel paese proprio dove n erano, e dove soltanto il freddo ed acuto Veneziano sapeva discernerle e ghidi-n carie. Quel gran viluppo di questioni politiche e religiose del secolo XVI, e ri in mezzo a quel viluppo le grandi figure di Carlo V, di Francesco I, di Caterina ¦i de'Medici, di Filippo lì, di Arrigo Vili, di Maria, d'Elisabetta; e intorno a quest1 i loro ministri, le loro corti con intrighi tenebrosi, e le smisurate ambizioni de' •t papi, e le malizie dei principi italiani, tutto ha veduto chiaramente l'ambascia-•) tore veneziano; e in senato, a porte chiuse, senza ira nò favore, e nel solo in» teresse di Venezia, per istruire la mente de' Senatori suoi compagni, egli ri-ìi ferisce quanto ha veduto, ha udito, ha osservato. Sono il più gran tesoro della n sapienza politica degli Italiani, e nessuna nazione al mondo ne ha uno simile; n sono come la Cronaca universale di tutte le nazioni d'Europa e d'Asia per tre » secoli (1) ».
All'averci serbato, insieme con molti decreti del senato, molte relazioni e di spacci degli ambasciatori, è dovuto il pregio massimo delle compilazioni storiche del senatore Mann Sanudo (autore anche d'un libro sulle origini di Venezia colla storia di tutti i dogi, che viene fino al 1493, pubblicato con gravi mutilazioni dal Muratori (2) ), del quale si pubblicano ora la Discesa di Carlo Vili, che giunge sino a tutto il dicembre 1495, e i Diari che vanno dal principio del 149(3 al settembre 1533 (3). — La vivacità della narrazione e l'abbondanza de' particolari danno poi pregio e interesse alle Lettere storiche (4) del vicentino Luigi da Porto, nelle quali si narrano i fatti della guerra di Cambray dal 1509 al 1512: guerra che fu anche narrata in latino da Andrea Mocenigo.
Che se il proprio interesse consigliava il senato veneto ad imporre ai suo ambaseiatori esatta relazione sugli stati in cui erano mandati, un alto sentimento della propria dignità e grandezza lo consigliava a nominare un proprio storiografo. -Esso aveva già solennemente approvato la frettolosa compilazione del Sabellico, edita nel 1487; ed avea poi, nel R)l% affidato l'officio di continuarla ad Andrea Navagero, elegante latinista, morto nel 1529 a Blois, senza aver potuto adempiere l'obbligo assunto. Gli sottentrava in quell'anno stesso, benché reluttante, il Bembo, che già allora godea fama di primo prosatore latino e volgare, e per la lunga pratica delle corti italiane pareva adattissimo a narrare gli ultimi eventi fortunosi di Venezia. E il Bembo faticosamente adornò in dodici libri la storia veneta dal 1487, ove terminava il Sabellico, fino al 1513, cioè alla elezione di papa Leon X e al principio della prupria sua gloria; nè contento che l'opera sua fosse ammirata in latino, volle egli stesso darne una versione italiana (5).
Ma questa storia pareva « midiuscula » perfino al benevolo Giovanni Della Casa, il quale trovava la spiegazione del difetto e ..isieme la scusa nell'avere il Bembo voluto seguire unicamente Giu.'o Cesare (6); mentre a noi pare che nulla vi sia della concisa nervosità dei Commentari in quel profluvio di parole col quale invano l'autore ha pretoso seguir l'orme di Livio. Nè più giovano alla causa del Bembo quelli che lo scusano con un preteso rifiuto del senato veneto
(1) Lezioni, II, 16-7.
(2) Scriptores, XXII.
(3) Quella nell'Archivio storico veneto, e questi per cura della Società, slorica veneta. Dei Diari diede un buon ragguaglio Rawdon Brown fin dal 1837 (Ragguagli sulla vita e sulle opere di M. &a-nutu ecc. Venezia).
(¦l) Venezia, 1872. Ven'è un'edizione aumentata; Firenze, Lemonnier, 1857.
(5) Rerum venetarum historim libri XII ; Ven. 1551. La versione, elle il Bembo sulle prime voleva affidare ad altri, uscì l'anno appresso.
(6) Io. Caste, Latina monimenta. Fior. 1567 ; p, 75.