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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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a cura di Federico Adamoli

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   CAPITOLO X
   L'IDEA DELLA VITA PUBBLICA NELLA STORIOGRAFIA (1).
   In giusta rispondenza alla straordinaria abbondanza di poesia epica, il cinquecento ci offre anche un grossissimo numero di opere storiche (2), alcune delle quali conservano tutt'og^i la fama acquistata al loro primo apparire, mentre altre oggi solo acquistano qnolla che giustamente loro spettava.
   E la causa della doppia abbondanza, come è facile intendere, è unica: la straordinaria abbondanza di fatti della vita pubblica, quel multiforme concorrere e complicarsi di attività diverse e contrarie in un'opera sola, che e viene inconsciamente effettuando: e ne è prova il fatto che la produzione storiografica maravigliosamente risponde nelle singole regioni italiane alla quota di forze politiche che ogni regione, in questo giro di tempo, ha saputo esplicare.
   Ma poiehò le file del gran dramma italiano sono troppo disperse ed hanno i loro capi in luoghi troppo distanti per tempo e per spazio; c poiché gli storici della prima metà del seeolo non potevano comprendere dove tutti quei loro moti dovessero finire, e quelli della seeonda metà più non riuscivano a rappresentarsene il punto di partenza; ne gli uni ne gli altri seppero bene ouzzontar^! e scoprire l'armonia segreta delle vibrazioni d'una vita politica, i cui centri erano fuo i del loro tempo e per giunta fuori del loro paese ; nessuno è veramente riuscito a darci un modello di storia vera e compiuta, e uno solo, il Machiavelli, ha potuto farcene pregustare un'idea.
   Anche la storiografia ha nel suo sviluppo i tre stadi che le altre scienze fisiche e morali percorrono. Essa comincia dalla registrazione dei pur e semplici fatti; passa poi alla classiìioazìone dei fatti stessi, distribuendoli in modo che dall'uno si vegga derivare l'altro, e se ne scorgano i rapporti di continuità; finalmente più tardi essa giunge a fare una sintesi delle singole classazioni, che tutte le raecolga e le spieghi alla luce d'un'unica idea, colla cui guida sia dato più sicuramente scemerò quale tra le classi di fatti abbia maggiore o minore importanza, e quali tra gli stessi fatti d'una serie sicno quelli che meglio ne determinano il valore.
   Nel cinquecento l'età della nula cronaca è ormai oltrepassata, o sopravvive, al solito, in pochi esemplari che continuano nel presente, per forza d'inerzia, gli abiti dei passato. Gli annali ormai si arricchiscono con fatti d'ordine più vario; più non s, contentano delle guerre e delle paci della vita de' sovrani e de' prin-
   (1) Tiraboschi, Storia della Ictt. ital,, tomo VII, parte IV. — Giua;uené-Salfi, Hiat. litt. d'Italie, voi. VII!, cap. XXXIII. — Settembrini, Lezioni di Iettar, italiana; le/.. 4:.>a e 23-4.a
   (2) « Quae turba ita in immensum crevit, ut major fere sit scribenlium, quam res ger entinm lu-tnerus » U. Foglietta, Pref ai Frammenti storici, il Graevii Thes., I, 881.