Stai consultando: 'Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI ', U.A. Canello

   

Pagina (246/343)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (246/343)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Progetto OCR]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   288
   CAPITOLO sesto.
   poi facilmente persuadere ad accogliere non lui solo, ma anche un amico, il quale nel frattempo era entrato in casa di messer Ambrogio, e s'era consolato dell'assenza di madonna Oretta tra le braccia d'una sorella di lei, già da tempo innamorata del giovine studente. E messer Ambrogio nel frattempo che fa? Il pover uomo grida: chiù! chiù! (il grido dell'assiuolo, onde il titolo della commedia) per chiamare in soccorso un paurosissimo servitore, che l'ha Lisciato nelle peste, al freddo, nel cortile della casi, nella quale intanto lo si fa cavaliere di Cornovaglia. Nò ciò basta: che per una serie non ben chiarita d'imbrogli egli è condotto a doversi raccomandare ad uno degli amanti della moglie perchè gli faccia fu,r pace con lei: dopo di che, nella casa già chiusa per tutti, liberamente si entra c s tripudia, e: u Brigata (dice sulla fine Giorgetto), fate intendere da parte nostra ai vecchi ìi che vogliono tor moglie giovane, che se ne consiglino col nostro Ambrogio; e n che se fanno il primo errore a torla, che non faccino il secondo a esser gelos. » che e' ne sarà quel medesimo, e i poveracci avran l'un male e l'altro ».
   L'ultima commedia del secolo, in cui si ripete la satira della famiglia male costituita, è il Candclajo di Giordano Bruno, edito a Parigi nel 1582.
   Il Candelajo è un quadro animato della vita napoletana, quale il Bruno ha potuto studiarla poco dopo la metà del secolo. La commedia non ha azione unica; ma come quelle dell'Aretino, alle quali non pochi particolari essa deve, arieggia alla commedia d'arte, e mira piuttosto a dipingere caratteri che a intrecciare una favola. I personaggi principali sono tre, e tre sono le favole o gli embiior di fa' vola che vi s svolgono, quasi parallelamente.
   Bonifacio, il Candelajo, che ha fatto da giovine una certa vita indicata dal suo nomignolo, ha sposato ne'suoi tardi anni una donna giovine. E avaro, e insieme capriccioso; cosicché non contento della donna sua dà la caccia a una furba cortigiana, e per averne l'amore si mette nelle mani d'un negromante, il quale d'accordo con lei lo spenna a meraviglia. E intanto, com'è ben naturale, Carabina sua moglie s> vendica dell'abbandono dandosi ad altri.
   Manfurio, maestro di grammatica, che ricorda il Pedante nel Marescalco di P. Aretino, non ha nè moglie nè amanti: vive co'suoi pueruli, e specialmente con Pollula, il cui nome femminile di personaggio maschile dice abbastanza ; e finisce col dover soffrire dai fìnti birri le punizioni ch'egli soleva infliggere ai pueruli.
   Un Bartolaineo, infine, naturalista, che s'è htto in testa di trovar la maniera di far l'oro artificiale, si lascia beccare quello naturale che possiede da un alclr mista; e intanto per soprammercato la moglie lasciata sola in casa si drrerte con un furbo Barra.
   Finamente osserva il Graf: « La furfanteria trionfa nella commedia. Il ne» groinante e l'alchimista godono indisturbati delle lor frodi, i ladri passeggiano » per la sccna e vi attendono a lor faccende come se intorno ad essi nessuna » giustizia vegliasse, anzi, per maggiore scherno di quel mondo in cui vivono, » da ministri della giustizia si travestono. E qui fors'anche s'appalesa un'inten-n zione recondita dell'autore, giacché, veramente, a considerare il fatto loro sotto » un certo aspetto, essi mentre burlano, offendono, vilipendono coloro che perso-v nificano il disordine, la incongruità e la falsità degli intendimenti, dell'opere, » e di tutta quanta la vita, s fanno, in certo qual modo, ministri della giust'zia n superna delle idee, ed esecutori delle loro vendette. Quel trionfo potrà parere im» morale a chi non è in grado d'intendere altr'etica che quella spicciola dei cate-» chismi ad una mente filosofica usa a contemplar più dall'alto le cose, potrà pa-» rere il contrario (1) ».
   Così è veramente; senza che tuttala occorra o importi ritrovare, col Graf, nella commedia del Bruno un riflesso del suo sistema filosofico, basato sul pante-
   (l) A. Graf. Op. cit., p. 202-3.