La satira della famiglia nella poesia drammatica. 23T
Ì'Aretino e de' suoi pari, cioè di quell'avanzo quas della generazione antica, so-pravv ssuto ai pentimenti del trenta con gran parte delle antiche abitudini di vita e di pensiero.
Più ragionevole è cercare il concetto Idi messer Pietro, e ncicme la satira di certe nuove condi oni della vita, nel Filosofo, stampato nel 1549, la cu azione si svolge a Venezia.
L intreccio del Filosofo è una cosa di nulla: ciò che v spicca sono i caratteri tratteggiati con molta sicurezza, sebbene qua e là eccessi-amente caricati. Il primo posto è tenuto da Plataristobile, il filosofo, che vive tutto immerso nelle sue speculazioni e intanto lascia andare come non devono le cose della famiglia. iene poi Polidoro, l'amante di donna Tessa, moglio di Plataristotile, che sospira dapprima come un petrarchesco e opera poi come un boccaccesco. Terza è madonna Tessa, tipo di donna e di mog .e come tante altre. Daccanto a quesi , che sono i principali stanno altri personaggi che danno il chiaroscuro al quadro: notevolissima Tullia, cortigiana, che riproduce qui in piccolo la Talanta. — Le favole sono due: nella secondaria, che s'intreccia fra Tullia e un mercante Boccaccio, si vede un'altra volta un buon uomo lasciarsi spennare da una accorta meretrice: mentre nella favola principale, che si svolge tra Plataristotile, madonna Tessa e Polidoro, s impara come un marito, il quale abbia la uisgrar ìa di essere filosofo, e lo sia tanto da scordarsi perfino di u ^donzellare » la moglie, necessariamente si esponga al pericolo di vedersi surrogato da un amante meno astratto. Plataristotile, quando s'accorge d'essere tradito, va dapprima su tutte le furie e manda a chiamare i parenti della donna per averne giustizia; ma la moglie, com'è ben naturale, gli fa una burla solenne che lo mette dal lato del torto e lo costringe a domandar scusa. Egli del resto non s'è tanto guasto il cervello colla filosofia da non capire il proprio torto; e sulla fine della commedia noi lo vediamo disposto a ricordarsi un po' più spesso il dover di marito.
Evidentemente in Platai stotile si ripresenta il tipo del dottor Nicia, ma i lineamenl della figura e il modo della conclusione sono mutati. L'Aretino vive di fronte a condizjotv' sociali diverse da quelle che hanno ispirato Mauhiavelli ; egli ha dinanzi una società che si rifà cristiana, anzi devota (e i devoti o piuttosto i fals devoti egli avea già resi ridicoli nellj^ocrito), e corre ora a mettersi in regola colla legge, quanto pi una ne era stata ab'oorrentc. Tutti, anche i non chiamati, vogliono adesso famiglia leg ti ma; e da questa nuova foga, nuovi in-conven'enti. Il filosofo piglia moglie anchesso; e poiché non è fatto per quel genere di vita, diventa ridicolo.
Anche il Cecchi, che pur di solito è tanto castigato e moralizzatore, non rifuggì dal darci nell'_4ssiwoZo (1) una liberissima pittura d'una famiglia male costituita, ricalcando le orme del suo compaesano Machiavelli. Ma quanta differenza d'ingegno ne due drammaturghi! Il Machiavelli ci ha dato una fina commedia satirica; il Cecchi una farsa sboccata, d'intreccio e di caratteri grossolanamente disegnati,
Messer Ambrogio, dottor di leg^i e invecchiato nei piati di tribunale, ha tre disgrazie addosso: è avaro; ha moglie giovine; e per giuuta è innamorato d'una sua vicman a quanto pare, anzianotta. Il ridicolo, come si vede, è troppo carica,to su di lui; la finezza è mancata al putore; nè fa di mestieri agli spettatori. La scena è a Pisa; e due giovani studenti s'innamorano della moglie di messer Ambrogio, la quale come madonna Lucrezia ha piuttosto idee oneste, ma, iJ quelle sue cont zioni, dovrà smetterle ben presto. Per sorprendere il marito, chc va ad un presunto ritrovo colla vicina, la moglie entra nella casa di lei, e vi si trova tra la braccia d'un amante vigoroso, al quale rilutta sulle prime, per lasciars:
(1) Teatro com. fiorent. : voi. II.