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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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a cura di Federico Adamoli

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   CAPITOLO IX
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   L'IDEALE DELLA VITA PRIVATA NELLA POESIA DRAMMATICA (1).
   11 prosante capitolo andrà diviso in quattro paragrafi. Tratteremo nel primo di alunni saggi di dramma ascetico, in cui s riflette prima il decadere e poi il ravvivarsi e reagire della coscienza relig, jsa contro la coscienza filosofica che l'età laboriosamente avea tentato, ma invano, di sostituirvi; e nel secondo paragrafo toccheremo appunto de'pochi drammi in cui la nuova coscienza filosofica e il nuovo concetto complessivo della v a privata fanno la loro apparizione. Verremo poi a studiare nel teatro le contÌLz'oni della \ita di famiglia; e nel paragrafo terzo diremo della satiia della vita famigliare nel dramma, mentre nel quarto ed ultimo si esamineranno le composizioni drammatiche in cui si mostra avviata la sana ricostituzione della famiglia.
   § 1. — Saggi di dramma religioso.
   Tra il finire del secolo decimoquinto e il cominciare del decimosesto s'era impegnata la lotta decisiva della già antica guerra tra l'idea cristiana e le rinascenti idee pagane, tra la fede e la ragione, tra il soprannaturale e la natura; e proprio nella stessa età s'impegnava la lotta decis. sra della guerra, anch'essa già veccl a, tra le forme pagane ed amiche c le forme mcdioevalv e nuove dell'arte dramma' ca. La guerra delle forme dovea di necessità accompagnare e ajutare la guerra delle idee.
   Al concetto, infatti, che della vita s'era avuto nel medio evo, al concetto cristiano d'una provvida Intelligenza onnipotente che di continuo sorveglia e dirige i passi dell'uomo, e agguaglia in una vita avvenire le iniquità della presente, ben si conveniva la libera forma drammatica della sacra rappresentazione, la forma ciclica o biografica, che abbracciava o divers momenti capital della vita del genere umano affermandone i destini trascendent' o le singole fasi di tutta una vita, della quale s. poteva mostrare una certa un,tà solo indicando il luogo d'onde l'uomo è venuto e quello ove, a compimento de'suoi destini, deve tornare. In un dramma il cui vero attore sfugge ad ogr1 limite di tempo e di luogo, e può nascondere allo sguardo umano non solo la ragione dei singoli fatti ma anche la loro ragione complessiva, è ben naturale che mancassero le ur tà di tempo e di luogo; e tollerabile era pure che mancasse di frequente anche ogni unità di az Dne. Solo allorquando si comincia a concepir l'uomo in balìa di sè stesso, in lotta colle forze contraile che gU si agitano dentro e con quelle sociali e cosmiche che gli si agi-
   (1) Vedi l'avvertenza al capitolo ottavo; e Ginguené, Hist. litt. d Italie, voi VI.